VIAREGGIO. “Fu semplicemente una mia idea personale, una proposta: tagliare i compensi per i carri del 10% e restituire i soldi ai costruttori a fine Carnevale con i proventi degli incassi dalle biglietterie. Se i carristi l’avessero accettata, forse avrebbero fatto un bel gesto.” È ormai fuori dal mondo del Carnevale da oltre due anni, Giovanni Maglione, presidente della Fondazione Carnevale da agosto 2008 a giugno 2010. Eppure il suo nome è tornato alla ribalta nel duro intervento di Antonio Vendettelli, ex consigliere d’amministrazione della Fondazione stessa.

Nella nota in cui prende le difese dell’attuale presidente Alessandro Santini e attacca i carristi, Vendettelli si rivolge così a Fabrizio Galli, presidente dell’Assocostruttori: “Caro Galli, cosa avete già dato? Forse parli del 10% che ti propose Nanni Maglione per la strage di via Ponchielli, che vi siete ben guardati di mettere in atto?”

L’ex numero uno di Palazzo delle Muse fa una precisazione. “In realtà la mia non fu una proposta per la strage di via Ponchielli, ma fa riferimento all’edizione del Carnevale successiva al disastro ferroviario del 29 giugno, e cioè quella del 2010.

“In un’ottica di risparmio per la Fondazione Carnevale proposi ai carristi di decurtare del 10% i compensi per la realizzazione di carri e mascherate. Quei soldi mancanti, però, sarebbero poi stati restituiti a fine Carnevale nel caso in cui gli incassi dei corsi mascherati fossero stati particolarmente buoni.

“I costruttori si riunirono e rifiutarono la proposta. Non vollero rischiare.” Perché? “Non ci fu una vera e propria ragione. Evidentemente erano convinti che gli incassi non sarebbero andati bene. Ma questa è solamente una mia supposizione.”

Il nome di Maglione, poi, torna ad essere pronunciato anche su un caso che nel mondo del Carnevale ha sempre fatto discutere, quella dei costumi dei figuranti che salgono a bordo dei carri. “Guardi, ai tempi in cui ero presidente io la Fondazione non è mai entrata nel merito della questione che, invece, riguarda solamente il carrista e le maschere del suo carro.”

Il tema fu già sollevato un anno fa dal quotidiano Il Tirreno. E Vendettelli è tornato a parlarne. “Cosa direbbe il commissario se venisse a sapere che fino al 2011 i costumi delle maschere, già pagati dal bando di concorso, voi ve li siete fatti ripagare dai figuranti che animano il carro?”, scrive l’ex consigliere della Fondazione. “Averli fatti pagare a coloro che animano il carro, facendo enormi sacrifici, specialmente ai nuclei familiari presenti, è semplicemente scandaloso.”

Per capire un po’ meglio la questione è necessario fare un salto indietro di tre anni. Nella primavera 2009, al termine dei corsi mascherati, il Libero Comitato Cittadino organizzò un incontro pubblico sul Carnevale alla Croce Verde: tra i vari temi fu sollevato anche quello dell’articolo 11 del bando di concorso. Che allora recitava: “Il corrispettivo è comprensivo di tutte le spese occorrenti all’esecuzione dell’opera ed alla partecipazione ai corsi”, quali movimentisti, illuminazione e “maschere e loro costumi”.

Secondo questa clausola, i costumi dei figuranti erano a carico dei carristi, ma in realtà erano i figuranti stessi a pagare di tasca propria. Quando poi si arrivò alla discussione del bando triennale di concorso, quello conclusosi lo scorso marzo, si decise di togliere la voce “maschere e loro costumi” dall’articolo 11 del bando di concorso.

La stessa voce, tuttavia, non fu rimossa dal contratto di appalto che la Fondazione Carnevale stipula con il singolo costruttore, almeno fino all’edizione 2011. Si trattò di una svista, comunque, giacché si parlava di maschere e costumi anche in riferimento a una categoria, quella delle mascherate di gruppo, dove non ci sono figuranti. E, difatti, la voce non compare più neppure nel contratto d’appalto a partire dallo scorso anno.

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