SERAVEZZA. Nei giorni scorsi il Comune di Seravezza ha avviato le procedure per l’assoggettamento a Valutazione Ambientale Strategica del piano di recupero del Parco archeo-urbano della Rupe di Corvaia. L’atto, propedeutico all’adozione dello strumento attuativo vero e proprio, è stato inviato agli enti competenti in materia ambientale per i contributi di legge.

Con il documento vengono poste le basi per la definizione di uno dei piani attuativi di iniziativa pubblica a più alto valore strategico previsti dal Regolamento Urbanistico. Un piano che ha la sua forza nel riutilizzo e nell’ampliamento di tre fabbricati esistenti, attualmente allo stato di rudere, nella riorganizzazione funzionale, agricola e ambientale, dell’intera area e nell’acquisizione da parte dell’Amministrazione dell’area archeologica che si estende per ben cinque ettari.

La rocca è oggi, infatti, interamente di proprietà privata, nonostante recentissimi studi la inseriscano, a pieno titolo, tra i principali siti archeologici della Toscana Nord occidentale. Gli archeologi ipotizzano che il sito sia stato un antico luogo di culto etrusco e che la retrostante area di Ceragiola possa essere considerata primo sito estrattivo dell’area apuo-versiliese, ben prima dell’apertura delle cave carraresi da parte dei Romani. Ma è in epoca medievale che l’area raggiunge il massimo splendore con la costruzione del castello, abbarbicato sulle rocce a difesa e controllo della sottostante Via Francigena.

Le vicende feudali dei Cattani di Versilia, Signori di Corvaia, compaiono ripetutamente nei documenti e nelle cronache dei primi due secoli dopo il Mille. Dopo un periodo d’abbandono la fortificazione venne recuperata nella seconda metà del Quattrocento e definitivamente abbandonata nel 1485, dopo la guerra combattuta tra Firenze e Genova. Certamente, i suoi resti erano ancora imponenti e ben visibili quando Michelangelo Buonarroti, su ordine di Leone X, tracciò ai piedi della rupe la Via dei marmi.

Per la sua posizione di cerniera tra i sistemi territoriali della pianura e della montagna e il ruolo di vera e propria culla della civiltà in Versilia, la restituzione dell’area alla cittadinanza seravezzina e la creazione del parco archeo-urbano, sono destinate a diventare un modello di recupero e gestione dei beni culturali in Toscana. In un momento di grande sfiducia nel ruolo delle istituzioni, traboccante di discussioni sulla necessità della dismissione generalizzata dei beni collettivi, l’acquisizione della rocca di Corvaia, non solo va nel senso opposto ma dimostra che sono ancora possibili strategie amministrative e politiche attente alla valorizzazione del patrimonio storico e culturale e che, anzi, in queste individuano il perno nella costruzione dell’identità civile e nel rafforzamento dei valori sociali.

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ultimo aggiornamento: 05-10-2012


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