Foto Mauro Pucci

VIAREGGIO. Sarebbero potuti andare a Roma, epicentro di qualsiasi corteo o sciopero nazionale, sobbarcandosi ore di autobus o di treno per poter protestare davanti alla sede di chi, nel bene e nel male, sta decidendo il loro futuro. Invece, studenti e docenti delle scuole superiori di Viareggio hanno deciso di rimanere nella loro città per manifestare la loro opposizione ai provvedimenti che interesserebbero l’istruzione pubblica. E lo hanno fatto in maniera pacifica, concentrandosi questa mattina sul lato Passeggiata di piazza Mazzini, in modo da poter mettere in atto le loro forme di protesta senza intralciare il traffico dei viali a mare.

Per chi è stato uno studente delle superiori negli ultimi 10-20 anni, gli scioperi degli insegnanti, specie quando cadevano di sabato e accompagnati da un sole scintillante, erano delle occasioni propizie per far festa e andare a bighellonare. Almeno oggi, invece, i liceali si sono uniti ai loro docenti, nonostante l’insolito teporino di fine novembre potesse invitarli a dedicarsi a ben altro tipo di attività. E si sono radunati in una delle piazze simbolo di Viareggio, sul Belvedere delle Maschere, per correggere i compiti, preparare le lezioni e, soprattutto, parlare dei futuri scenari della scuola pubblica.

Foto Mauro Pucci

Il simbolo di questa protesta è una lettera scritta da Chiara Sacchetti, insegnante di lettere al liceo scientifico “Barsanti e Matteucci” di Viareggio. Lei lo definisce “uno sfogo personale”. Eppure non sembra solo suo, come dimostrano i nomi di circa 150 colleghi delle scuole del comprensorio versiliese che hanno sottoscritto il documento. “Tutto è partito dai docenti del nostro liceo, ma poi hanno aderito anche alcune scuole medie”, racconta Sacchetti. “Si parlava, ovviamente, di andare a Roma, dal momento che oggi è sciopero in tutta Italia. Ma noi volevamo organizzare qualcosa a Viareggio, per ottenere maggior visibilità, enza dar noia a qualcuno.”

Il coinvolgimento dei cittadini è la chiave di lettura di questa iniziativa: “Il messaggio che deve passare è che non può essere il solo personale delle scuole a difendere l’istruzione pubblica. Questo è un bene di tutti, e tutti devono difenderlo. Accettare i tagli significa accettare di avere figli meno istruiti.”

Il bersaglio, manco a dirlo, sono i provvedimenti che prevederebbero un minor numero di docenti e minori risorse per corsi di recupero, progetti formativi e gite. Ma di mezzo c’è anche la sicurezza, con edifici scolastici con ascensori rotti e cornicioni pericolanti. “Inutile prevedere di introdurre l’uso dei tablet a scuola se poi ci sono meno insegnanti”, aggiunge Sacchetti.

Foto Simone Pierotti

La protesta, vuoi per la partecipazione di studenti, genitori e docenti, vuoi per i numerosi striscioni utilizzati, sembra aver centrato l’obiettivo di attirare l’attenzione di alcuni passanti. “La manifestazione è riuscita, grazie anche al bel tempo”, osserva Marco Martini, anche lui insegnante al liceo scientifico.

“Sono arrivate adesioni da scuole medie e superiori di altri Comuni della Versilia. Si sono fermati a firmare il nostro appello anche genitori e insegnanti delle scuole elementari. E poi c’erano anche tanti studenti che, evidentemente, non hanno approfittato del bel tempo per dedicarsi a altro.” Volendo guardare il bicchiere mezzo pieno, è proprio questa unità d’intenti il punto da cui partire.

@GorskiPark

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