(foto Andrea Chiantelli)
(foto Andrea Chiantelli)

LUCCA. Il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi e il presidente della Provincia di Lucca Stefano Baccelli hanno firmato questa mattina a Palazzo Ducale un protocollo d’intesa da 5,3 milioni di euro. Si tratta del finanziamento degli interventi urgenti e imprescindibili per riparare i danni provocati dall’alluvione dello scorso 11 novembre. In particolare gli interventi sono quelli destinati alla messa in sicurezza del fiume Serchio con l’adeguamento e il consolidamento degli argini e il ripristino delle scogliere a protezione delle sponde del fiume.

“A meno di due settimane dall’evento – ha spiegato il presidente Rossi – siamo intervenuti con un piano immediato ed efficace, che ci permetterà entro la fine dell’anno di aprire i cantieri per gli altri interventi urgenti. La prossima tappa sarà quella di chiedere al Governo lo stato di emergenza così da ottenere ulteriori finanziamenti oltre a quelli promessi e che attendiamo in seguito all’approvazione della legge di stabilità”.

Domani a Firenze l’assessore regionale all’ambiente Bramerini concluderà l’iter istituzionale con i comuni della provincia danneggiati dall’alluvione per determinare il finanziamento di altri interventi. Un altro milione e mezzo dovrebbe inoltre giungere dal Dipartimento nazionale della Protezione Civile per la copertura delle somme urgenze già effettuate e per un ulteriore intervento da 75mila euro per il Comune di Stazzema.

“Il nostro impegno prioritario – precisa il presidente Rossi – dopo gli interventi urgenti è quello per la messa in sicurezza del territorio. E’ nostro dovere cercare di rendere queste zone sempre più sicure. La Regione Toscana sta intervenendo per attivare entro fine anno cantieri per 100 milioni di interventi in sette delle sue dieci province, ma attendiamo altre risorse dal Governo, a cui abbiamo chiesto un impegno triennale. La forza di questa proposta deriva da due leggi che abbiamo approvato: la legge 21 del 2012 con cui abbiamo vietato le edificazioni nelle aree ad alto rischio idraulico e la riforma dei consorzi di bonifica, che riduce gli enti da 26 a 6″.

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