VIAREGGIO. Alessandro Bonuccelli la tradizione, Luca Bonuccelli la continuità: un padre e un figlio che amano soprattutto il Carnevale, tant’è che sono sempre stati impegnati nel teatro in vernacolo – la “Canzonetta” del Carnevale – con la Compagnia Burlamacco ’81.

Quest’anno, però, non saranno nel cast della compagnia che per sole cinque serate, dal 12 al 16 febbraio, si esibirà al teatro Politeama. Alessandro sarà dietro le quinte, stando a quanto dichiarato qualche tempo fa, Luca invece no. È vero che, come recita un noto proverbio, “tutti sono utili, nessuno è indispensabile”, però queste defezioni possono essere interpretate dal pubblico in vario modo.

Da una parte c’era la tradizione di Alessandro, anche se troppo fossilizzato – per quanto bravo – nel solito e, a volte, troppo ripetitivo ruolo del “lucchese”, come del resto poco innovativi sono anche gli altri componenti della Compagnia. Dall’altra il nuovo, il moderno come Luca che forse non è riuscito a trasmettere allo “zoccolo duro” della Burlamacco ’81 – Claudio Morganti, Massimo Mazzolini, Lora Santini – quello che in questi anni, da quando è entrato a far parte del cast , principalmente ha scritto e fatto, tra cui anche la scenetta cantata. E così si è giunti a queste rinunce che giocoforza hanno portato all’ingresso di due nuovi componenti.

Questi ricambi generazionali nel cast sono comunque inevitabili, soprattutto anche per l’età “matura” della maggior parte degli interpreti, ma anche per evitare il rischio di ripetersi ogni anno, di riproporre sketches simili a quelli degli anni precedenti. E poi c’è anche poco materiale su cui lavorare, visti i pochi personaggi della politica locale che possono essere presi di mira, come avveniva in passato.

Se poi ci aggiungiamo la crisi economica generale, con pochi soldi da spendere e la poca voglia di pensare al divertimento quando ci sono problemi più grossi, ecco spiegate le difficoltà nel continuare ad allestire spettacoli come quelli della Canzonetta. Ed è per questo che ci vogliono idee nuove, altrimenti alla lunga, di anno in anno, il pubblico diminuirà sempre più, ed allora sarà troppo tardi per recuperare il terreno perduto. “Ad intenditor poche parole”, dice un proverbio antico.

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