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VIAREGGIO. Si professa un “cattolico praticante” e ci tiene subito a passare ai chiarimenti: quel Coriandolo d’Oro assegnato al dimissionario papa Benedetto XVI non è assolutamente una burla, bensì “un omaggio e un gesto di devozione e vicinanza al sommo pontefice in questo momento drammatico per la Chiesa cattolica”. Alessandro Santini, presidente della Fondazione Carnevale, replica così alla serie di polemiche piovutegli addosso.

“Il Coriandolo d’Oro non è come il Burlamacco d’Oro: parliamo di un oggetto più delicato. Non è il ritratto di una maschera, è un vero e proprio gioiello. E, come istituzione, abbiamo ritenuto opportuno assegnarlo al papa. Non c’è nessun intento di sbeffeggiarlo, anzi. Non vedo dove sia il problema.”

Per qualcuno – leggasi Paolo Chiocchetti del cda della Fondazione Carnevale – sta nel modo in cui è stato assegnato. E cioè senza sentire il parere del consiglio d’amministrazione. “Il Coriandolo d’Oro è stato istituito un anno fa e la scelta del vincitore non rientra tra i compiti del consiglio d’amministrazione e del consiglio d’indirizzo della Fondazione: lo decido io assieme a un rappresentante della Oro Più, l’azienda che sponsorizza l’iniziativa, e, in questo caso, il vicepresidente Jacopo Bonuccelli.”

Santini, poi, aggiunge: “Ieri venerdì 22 febbraio si è riunito, informalmente, il cda: ho detto a chi era presente che la mattina successiva avrei annunciato la notizia dell’assegnazione del Coriandolo d’Oro. E sia Chiocchetti che Vaglio erano assenti. Tengo, inoltre, a precisare che ci siamo messi subito in contatto con la Santa Sede e che abbiamo inviato a più di un prelato la lettera in cui motiviamo l’onorificenza a Benedetto XVI: diplomaticamente ci siamo mossi come dovevamo fare.”

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