VIAREGGIO. Lo ammettiamo: il polverone lo abbiamo alzato, nel nostro piccolo, anche noi di Versiliatoday con un articolo pubblicato qualche giorno fa. E ora, con la lettura dei verdetti dei carri di prima categoria del Carnevale, il problema diventa ancor più di stretta attualità: le coreografie a terra stanno rivestendo un ruolo sempre più importante nella valutazione delle costruzioni.

La graduatoria dei carri di prima categoria parla chiaro: tra i primi quattro classificati ben tre carristi – il vincitore Alessandro Avanzini, i fratelli Luigi e Uberto Bonetti e la coppia Gilbert Lebigre-Corinne Roger – hanno fatto ampio ricorso ad una coreografia teatrale, appositamente studiata e costata mesi di preparazione. Penalizzati, invece, tutti quei costruttori che hanno preferito proseguire nel segno della tradizione.

In particolare, i veri sconfitti di questo Carnevale sono i fratelli Stefano e Umberto Cinquini. Una sorta di nomen omen, il loro: per cinque volte consecutive hanno trionfato in seconda categoria, cinque è il numero del loro posizionamento nella graduatoria dei carri grandi. Un piazzamento che sa di beffa, dopo essersi visti accostare dalla stampa, ma anche da molti addetti ai lavori, addirittura al primo posto. Stefano, intervistato dopo la proclamazione dei vincitori, ha provato a darsi una spiegazione: “Avevamo fatto un carro di Carnevale per il Carnevale, ma evidentemente non è stato capito.”

fratelli cinquini 2013 carnevale terzo corso 1Uno dei valori aggiunti della loro costruzione era, ben appunto, la coreografia. Che, però, era carica di spontaneità, di allegria, di coinvolgimento e d’interazione con il pubblico. Nulla a che vedere, dunque, con quelle più solenni dai colleghi che li hanno preceduti.

E qui si rende necessario aprire il dibattito: come giudicare le coreografie? Renzo Pieraccini, ex vicepresidente della Fondazione Carnevale, ha proposto di istituzionalizzarle anche attraverso un articolo del bando di concorso. Potrebbe essere un’idea ragionevole quella di istituire un riconoscimento ad hoc tra i premi speciali, anche come sorta di ricompensa per chi, effettivamente, vi lavora alacremente da mesi.

Diverso, e forse pericoloso, sarebbe invece l’inserimento della coreografia tra le voci contemplate per il giudizio della singola costruzione: ogni carrista dovrebbe sentirsi libero di scegliere se e come realizzarla. Qualsiasi forma di imposizione suonerebbe come un tentativo di snaturare l’essenza stessa del Carnevale. Che può e deve strizzare l’occhio ad altre forme d’arte, come la danza e il teatro. Ma non può, e non deve, dimenticare che la sua peculiarità sta proprio nel gigantismo delle costruzioni.

(foto Marco Pomella)
(foto Marco Pomella)

Un altro aspetto destinato a suscitare polemica è il secondo posto assegnato al carro dei fratelli Bonetti, che aveva sfilato incompleto al primo corso – le code di due arpie erano state ultimate con della stoffa, sostituita sette giorni dopo dalla cartapesta – e limitato nei movimenti. Non solo: rispetto al bozzetto originario mancavano, tra gli artigli delle arpie, le marionette con i volti dei politici. Eppure, nonostante le varie lacune, “Potere in maschera” è arrivato addirittura a un passo dal trionfo.

Intendiamoci: Luigi e Uberto Bonetti sono due talenti della Cittadella e sanno regalare costruzioni spettacolari, vedi l’alieno e l’araba fenice. I loro carri, però, sono rimasti impressi nella mente dei viareggini anche per gli innumerevoli problemi tecnici che li hanno accompagnati. Massimo Breschi, terzo classificato, tra il serio e il faceto la sua proposta l’ha avanzata: “Ci vorrebbero cinque giurie, una per ogni corso mascherato. Solo in questo modo verrebbe effettivamente premiato chi dal primo corso sfila completo e senza intoppi”. La discussione è aperta.

@GorskiPark

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