VIAREGGIO. Nei primi mesi del 2013 si è conclusa la fase formativa nelle scuole coinvolte nel progetto “Ultimora”, promosso da Ce.I.S. Gruppo “Giovani e Comunità” Lucca, Ce.S.Do.P., Azienda USL 2 Lucca, Azienda USL12 Viareggio, Comune di Lucca, Comune di Capannoni, Provincia di Lucca, CNV, DiTestaMia, ANLAIDS e NPS Toscana. Il progetto si avvale della collaborazione, come mediapartner, di alcuni organi d’informazione: “Il Tirreno”, “La Nazione”, “Noi TV”, “FareTV”, “Lo Schermo” e “Rete Versilia”.

Gli studenti delle scuole di Lucca (IPIA “Giorgi” e ISA “Passaglia”) e Castelnuovo Garfagnana (Liceo Scientifico “Galilei”) hanno potuto avvalersi del contributo di alcuni esperti lucchesi: Michele De Gennaro, medico di Malattie Infettive dell’Azienda USL 2 Lucca per la prevenzione; Sergio Ardis, coordinatore del Comitato Etico sempre dell’Azienda sanitaria lucchese, sui temi della discriminazione delle persone sieropositive e Gabriella Mauri del Ce.I.S. per la cooperazione internazionale.

Gli studenti dell’ITIS-Liceo “Galilei” di Viareggio hanno completato la formazione a cura di Anlaids Versilia e con il coordinamento dell’Azienda USL 12 di Viareggio. In questo caso hanno incontrato gli studenti il medico infettivologo Antonella Vincenti per la prevenzione, Cristina Tognetti per la discriminazione delle persone sieropositive, Aldo Mencarini del Ce.I.S. per l’aspetto della cooperazione internazionale.

Tutti questi giovani hanno potuto così avere informazioni specifiche sulla complessa realtà dell’Aids ed essere aggiornati sulla diffusione della malattia, un tema purtroppo ancora di stretta attualità. Scopo del progetto è infatti quello di stimolare gli studenti a documentarsi in modo attivo, producendo articoli giornalistici e spot per la fase del concorso.

“A livello mondiale – evidenzia il dottor De Gennaro – continuano ad essere preoccupanti i dati sulla diffusione della malattia: 34 milioni di soggetti sono colpiti dall’infezione, di cui 23 milioni nell’area sub-sahariana. Un’epidemia costantemente alimentata da oltre 2,5 milioni di nuove infezioni l’anno, quasi 7.000 ogni giorno che provoca ancora oltre 1,5 milioni di morti l’anno. Neppure a livello nazionale i numeri sono consolanti: si stimano circa 150.000 pazienti infetti, di cui oltre il 25% non sa di esserlo contribuendo quindi al diffondersi della malattia, ma anche e soprattutto al ritardo nell’inizio delle cure. Oltre l’80 % di queste infezioni avviene per via sessuale (etero/omosessuale) non protetta”.

“ Nonostante siano trascorsi 30 anni dall’inizio dell’epidemia da HIV e si siano fatti tanti progressi scientifici sulla biologia del virus fino ad ottenere risultati un tempo impensabili nella cura della malattia –  sottolinea il dottor Ardis – le persone HIV positive continuano a subire discriminazione in ogni paese del mondo. L’incontro con i ragazzi delle scuole ha permesso di esaminare le varie forme di discriminazione che le persone sieropositive subiscono e di discutere sull’importanza della lotta ad ogni forma di discriminazione. I giovani hanno per prima cosa lavorato per costruire loro stessi la definizione di discriminazione e per evidenziare le parole chiave che potranno essere utili per costruire i prodotti con cui parteciperanno al concorso”.

Gabriella Mauri e Aldo Mencarini hanno parlato agli studenti di cooperazione internazionale a partire dalla loro esperienza in Rwanda col progetto ‘Crescere la Speranza’.  “Questo progetto – dicono – ha permesso di realizzare un percorso formativo per personale socio-sanitario e promuovere azioni di informazione e prevenzione fra la popolazione locale. Attraverso le loro testimonianze, gli studenti hanno potuto avere un quadro sulla diffusione della malattia in Africa. Il numero di contagi e decessi è superiore nei paesi del Sud del mondo, in particolare nell’area sub-sahariana. Varie sono le cause: cattiva informazione o ignoranza sulle modalità di trasmissione e difficoltà a diffondere l’utilizzo del condom, aspetti che dimostrano quanto sia ancora necessario investire nella prevenzione. L’accesso ai farmaci non è un diritto acquisito per la maggior parte delle popolazioni dei paesi in via di sviluppo. A volte anche quando il farmaco è presente nel paese, mancano i mezzi per raggiungere il presidio sanitario o le distanze sono tali da rappresentare un vero e proprio ostacolo alla cura. Inoltre la trasmissione madre-figlio è ancora una delle vie maggiori di contagio nei paesi del Sud del mondo”.

L’intervento di Maria Cristina Tognetti, coordinatrice di Anlaids Versilia  – la prima e la più grande associazione nata in Italia per fermare la diffusione dell’infezione di HIV – si è legato a quello della dottoressa Vincenti. “La nostra azione – spiega la coordinatrice Anlaids – consisteva nel porre delle domande sulle notizie più importanti agli studenti, che potevano rispondere attraverso un cartellino rosso-verde, come fosse un semaforo, corrispondente al vero o il falso delle affermazioni. Le domande riguardavano le differenti informazioni sulla tematica AIDS e portavano lo studente a interagire, divertendosi, con noi. E’ previsto un altro incontro con gli stessi giovani, in maniera da completare gli interventi. Chiuderemo così il cerchio, con il consolidamento per quanto riguarda la discriminazione della persona sieropositiva. Parleremo di una storia che attraverso le parole diventerà la persona, dando spazio agli aspetti emozionali”.

“Nell’incontro che si è tenuto a Viareggio – aggiunge la dottoressa Vincenti –  siamo andati a vedere l’impatto che questa malattia ha avuto nella vita di milioni di persone. Si è parlato del virus, della modalità di trasmissione e come nel corso degli anni l’epidemiologia di questa malattia sia cambiata, cercando di stimolare i ragazzi a capire che si tratta di una malattia che può colpire chiunque e a pensare ai diversi modi di prevenzione. E’ stata sottolineata l’importanza di fare il test per aumentare il controllo della salute della popolazione favorendo l’accesso alle strutture sanitarie. E’ stato dato anche un messaggio di speranza, su quanto possano sopravvivere le persone sieropositive: se assumono i farmaci correttamente decine di anni dalla diagnosi. Si è parlato della possibilità per le donne sieropositive di sottoporsi alla fecondazione assistita e di adottare dei bambini al pari delle donne sieronegative. Inoltre i pazienti sieropositivi finalmente possono accedere al trapianto di organo. Tutto questo perchè esistono i farmaci, ma il fatto che ci si possa curare non deve essere motivo per ‘abbassare la guardia” perchè i farmaci costano e non tutte le persone possono essere curate gratuitamente in alcuni paesi del mondo. L’assunzione dei farmaci comporta poi delle tossicità a medio e lungo termine, con anomalie del metabolismo (diabete, aumento dei livelli di colesterolo e trigliceridi), aumento della frequenza delle malattie cardiovascolari oltre che alterazioni del corpo (lipoatrofia, lipodistrofia). Siamo infine arrivati ad introdurre il concetto della discriminazione, sottolineando che  la discriminazione verso le persone sieropositive o presunte tali costituisce la principale causa del fallimento delle campagne di prevenzione”.

 

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ultimo aggiornamento: 30-03-2013


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