LUCCA. Si intitola “Ora d’aria” per identificarne visivamente il contesto, ma il percorso formativo sperimentale di fotografia che alcuni detenuti del carcere di Lucca si apprestano a cominciare rappresenta qualcosa in più di una breve pausa fuori dalle pareti delle loro celle in “S. Giorgio”.

Sì, perché il corso che un gruppo di carcerati (una ventina) ha deciso di intraprendere li impegnerà per tre mesi sia sotto il profilo teorico, sia sotto quello pratico anche se, per ovvie ragioni, il “panorama” e gli “orizzonti” dei set fotografici saranno particolarmente ridotti visto che ai partecipanti-allievi è interdetta l’uscita dalla casa circondariale.

L’iniziativa è stata presentata oggi a Palazzo Ducale nel corso di una conferenza stampa a cui sono intervenuti l’assessore provinciale alle politiche sociali Federica Manieri con il dirigente del settore politiche sociali della Provincia, Rossana Sebastiani, il direttore del carcere Francesco Ruello, il responsabile della comunicazione della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, Marcello Petrozziello, il fotografo versiliese Nicola Gnesi e Adriano Paoli in rappresentanza del comitato S. Francesco.

La Provincia di Lucca e la Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, infatti, sostengono il progetto, avallato dalla Direzione della casa circondariale “S. Giorgio”, che vede l’aiuto anche di alcune associazioni di volontariato locali (in particolare il comitato S. Francesco) che si sono attivate dallo scorso dicembre per recuperare alcune macchine fotografiche da usare durante le lezioni.

Docente del corso sarà Nicola Gnesi il quale, con lezioni settimanali programmate fino a giugno, avrà il compito di educare i detenuti all’uso delle macchine fotografiche e sensibilizzarli alle azioni di socializzazione, fine ultimo del processo di rieducazione della pena detentiva. Dal prossimo 12 aprile sono previste lezioni di teoria ed esercitazioni pratiche: una prima parte del progetto verterà sull’apprendimento delle tecniche fotografiche e molta importanza verrà data anche allo stimolo creativo attraverso la visione di scatti d’autore. La seconda fase sarà incentrata sulla creazione del progetto personale del fotografo, il quale farà lavorare “sul campo” i detenuti, dando loro la possibilità di scattare immagini all’interno della struttura. I temi trattati riguarderanno le attività di socialità che scandiscono la vita del recluso (progetti teatrali, di scrittura, e le ore d’aria giornaliere appunto). Per quanto riguarda le apparecchiature, saranno usate macchine digitali e con pellicola, ma anche Polaroid, mentre lo spazio per le lezioni sarà la parte del carcere adibita alla socializzazione e all’ora d’aria.

“L’iniziativa – ha spiegato l’assessore provinciale alle politiche sociali e giovanili Federica Maineri – l’abbiamo annunciata qualche mese fa con lo scopo di raccogliere le macchine fotografiche da destinare ai detenuti. E il nostro appello non è caduto nel vuoto, visto che siamo riusciti ad ottenere un numero sufficiente di apparecchi adatti alle lezioni, grazie anche al Comitato S. Francesco che ha già collaborato con il carcere per la raccolta dei libri da destinare alla biblioteca. Oltre all’evidente finalità di carattere sociale – aggiunge Manieri – l’intento è anche quello di insegnare i segreti e le tecniche di base per quella che potrebbe rivelarsi, una volta ridiventati uomini liberi, un hobby creativo o, perché no, addirittura una professione”.

Il direttore del carcere “S. Giorgio”, Francesco Ruello, ha sottolineato “che il corso di fotografia per i detenuti, che tra l’altro è una delle poche iniziative del genere in Italia, sarà un modo originale per valorizzare anche le altre attività già svolte all’interno della struttura: i corsi di cucina, il cineforum e i corsi di scrittura creativa o di teatro. Tutti momenti di grande socializzazione che hanno incontrato il favore dei detenuti sin dall’inizio”.

Il fotografo Gnesi considera ambizioso l’obiettivo prefisso: “sul nostro territorio – ha detto -, credo si tratti di un’esperienza senza precedenti: intendiamo far affiorare la realtà carceraria vista da dentro, dagli occhi del recluso, dimostrando che una pena efficace non può che basarsi sulla socializzazione. D’altronde è abbastanza comune vedere fotografie di ambienti carcerari, ma non è affatto comune che queste immagini siano scattate da coloro che dal carcere non possono uscire. Alla fine quello che rimarrà sarà una visione autentica e schietta di questa particolare e non facile realtà di cui poco conosciamo”.

I migliori scatti realizzati nel corso delle lezioni pratiche costituiranno una sorta di reportage per una mostra che sarà allestita in un luogo ancora da definire, per dare modo al pubblico di visionare i lavori dei detenuti del S. Giorgio che si sono cimentati in questo percorso formativo sperimentale. L’idea dell’esposizione fotografica ha già riscosso, tra l’altro, l’interesse di alcuni addetti ai lavori, tra editor e photo-editor, come confermato dallo stesso Gnesi.

Il responsabile della casa circondariale, infine, ha annunciato che il progetto “Ora d’Aria” sarà affiancato dai corsi di scrittura creativa tenuti in parallelo, così da valorizzare il lavoro con altre discipline creative.

 

 

 

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