VIAREGGIO. I suoi libri: “Il pranzo dei Burlanti” e “Il pezzente di Denari” sono appena usciti nella nuova veste digitale, ebook (scaricabili dal sito http://www.stefanocarlovecoli.it/ a 2.99 euro). L’architetto e professore di disegno al liceo scientifico “Barsanti e Matteucci” Stefano Carlo Vecoli è un artista poliedrico, oltre alla scrittura, con cui ha vinto numerosi premi (premio letterario Città di Cattolica, Premio letterario internazionale “Trofeo Penna d’Autore” e “Firenze, Capitale d’Europa”), ultimamente si è avvicinato alla pittura con un buon successo. La sua prima personale “Presenze immaginarie” ha riscosso un buon successo di pubblico e critica in tutta la Versilia.

Architetto, scrittore, pittore, professore al liceo, come concilia tutte queste attività?

“Nasco e sono architetto poi, come spesso accade, la vita prende altri sbocchi, ma le passioni non sopite riaffiorano e hanno modo di esprimersi. In diverse età e in diversi anni ho potuto misurarmi in tutte queste arti con diversificate intensità. Ah dimenticavo, ho fatto pure il garzone in una galleria di aste d’arte, l’ufficiale di complemento nell’esercito e anche il fruttivendolo”.

Partiamo dalla scrittura, cosa ha voluto raccontare in questi due romanzi?

“La molla per scrivere scattò in un periodo in cui, ad alcune cene con vecchi amici, rivoluzionari negli anni settanta e adesso con incarichi politici di rilievo o presi tutto il giorno, sette giorni su sette dalle loro professioni, non sentivo altro che parlare di modelli di auto da cambiare, telefonini da comperare, tasse da “scansare”, segretarie da scopare. E guardandoli e ascoltandoli, con molta semplicità e senza preconcetti, mi chiesi: “Volevamo cambiare il mondo! Cosa siamo, davvero, diventati?”. Con il primo romanzo, “Il pranzo dei Burlanti”, cercai di rispondermi. Credo di esserci riuscito. E pensa che il nome “Burlanti”, inventato per definire questa categoria di ex rivoluzionari oramai introdotti a pieno nel sistema che si voleva abbattere, nasce alcuni anni prima del libro “La Casta”. In qualche modo mi sento un precursore della denuncia di questo sistema di potere. Poi naturalmente e per fortuna, non esistono solo la politica, i soldi o le vanità, ma anche gli amori, le passioni, le amicizie disinteressate, le emozioni per la propria terra e per l’arte, insomma esiste anche un’umanità per cui è bello vivere e che ha il suo importante spazio in ogni mio romanzo”.

Entrambi i libri percorrono la Storia recente del nostro Paese, una Storia che nei suoi lati peggiori, sembra non cambiare mai. Quanto c’è di autobiografico nei due romanzi?

“I romanzi li ho scritti in prima persona per immedesimarmi meglio, visto che raccontano cosa accadeva in Italia mentre scorreva la mia vita. La storia, in ognuno dei tre romanzi, è inventata pur prendendo spunti dalle esperienze dirette o indirette di vita e di persone, poi mi son divertito a costruirle, plasmarle, creare intrecci e trame, magari mescolando nello stesso personaggio più conoscenze pubbliche e private. Direi che ho cercato di far emergere le “categorie” che si possono incontrare nell’Italia degli ultimi decenni. Credo che qualcuno ci si sia riconosciuto, o alcuni c’abbiano visto qualcun altro, non tanto perché era davvero lui ma in quanto hanno il medesimo modus vivendi et operandi. Sicuramente autobiografiche sono le emozioni, i sogni o i desideri, che cerco di descrivere e di far vivere ad alcuni protagonisti”.

Come ha affrontato la stesura dei tuoi libri, come ti viene fuori la scrittura e in quale stato d’animo la vivi?

“La scrittura scaturisce con ponderazione, né di getto né faticosamente, direi che lievita pian piano e poi va modellata e plasmata. Il primo libro è stato un gioco serio, scaturito da riflessioni anche amare, giorno dopo giorno si riempivano i fogli, riflessioni e a quel punto mi sentii pronto per trasformare quei fogli sparsi in una storia, in un romanzo compiuto. Il secondo è nato mentre stavo finendo il primo, rileggevo e limavo e nella mente andava costruendosi un’altra storia, altre emozioni da raccontare ed è stato un lavoro a cui ho lavorato con più divertimento”.

Perché hai scelto la nuova veste degli ebook?

“La scelta degli ebook è una scelta di libertà. Già quando li ho pubblicati per la prima volta in cartaceo, ho pubblicato con due case editrici piccole che mi lasciavano i diritti d’autore e piena libertà di impostazione grafica ed editoriale. Inoltre avevo il pieno possesso di tutti i libri stampati, che mi sono andato a vendere da solo nelle presentazioni e in alcune librerie, caffè letterari o case del Popolo. Certo questi piccoli editori non mi garantivano neppure pubblicità e distribuzione, ma questi essenziali aspetti dell’editoria, non li garantiscono minimamente neppure la miriade di cosiddette case editrici a pagamento”.

A dicembre ha esposto la sua prima personale di pittura, ha vinto numerosi premi per i suoi racconti. Riesce a esprimere la sua arte in varie forme, cosa le dà la pittura e cosa la scrittura?

“La pittura è sempre stata dentro di me, fin da bambino, poi gli studi, dal liceo scientifico alla facoltà di architettura ed alla professione, mi hanno settorializzato verso il disegno tecnico-geometrico e ornato, una forma grafica che mi affascina ancora. Non ho mai però abbandonato l’idea, prima o poi, di mettermi a dipingere e, quando ne ho sentito incalzante la voglia, ho cercato un “maestro” che mi insegnasse non solo l’abc della pittura, ma anche i suoi segreti professionali. L’ho trovato in Giorgio Michetti, pittore insigne e amico sincero. La scrittura, invece l’avevo come messa in un cantuccio, avevo scritto alcuni racconti intorno ai miei venticinque anni, e poi li avevo lasciati riposare in cantina. Li ho ripresi dopo che avevo pubblicato il mio primo romanzo, e mi hanno dato la soddisfazione di vincere diversi premi in giro per l’Italia. È stata una bella sorpresa scoprire che, dopo più di vent’anni dalla loro stesura, i miei racconti suscitassero plauso e consensi”.

Quanto conta Viareggio e la Versilia nelle sue opere?

“Viareggio e la Versilia contano per il mare, per il profumo di salmastro. Per i colori del cielo, mescolati al mare e alle Apuane. Conta molto la Toscana con la sua storia millenaria che senti in ogni sasso o mattone costruito, in ogni intonaco dipinto, in ogni arco, terrazza, finestra, cornicione, porta o portone, che definiscono la bellezza dei nostri paesi e città. Conta il frastuono armonico dei colori del Carnevale di Viareggio. Conta per la gente del mercato, che mi vide bambino appartenere alla “Teppa del Piazzone” di diverse generazione più giovane di quella di Tobino. Conta per la gente del porto, marinai e pescatori, e operai dei cantieri, che ho conosciuto fin da ragazzino, per le loro rughe, le loro mani forti e callose, per l’umanità, dignità e orgoglio con cui portano i segni delle fatiche del loro lavoro. È tutto questo ciò che io ritrovo, di Viareggio e della Versilia, nelle mie opere sia quando scrivo che quando dipingo, mescolato, amalgamato con tutto quello che ho letto, studiato e visto, dalla letteratura alla pittura, dalla scultura all’architettura, dalla fotografia al cinema, del resto del mondo”.

Cosa ha in programma?

“Per la pittura parteciperò nelle prossime settimane ad alcune collettive in Toscana, una intitolata “Pinocchio and friends”, patrocinata dalla Concommercio di Pistoia, che vedrà la partecipazione di numerosi artisti nazionali, e che farà poi un tour in giro per l’Italia, e poi, entro l’anno, delle personali a Lucca e Ponsacco. Per quanto riguarda invece la scrittura ho terminato da tempo la stesura del terzo romanzo, e a breve lo pubblicherò in ebook. Uscirà a breve ed è ambientato negli anni ’70, è stato frutto di una scrittura più sofferta, potrei anche dire dolorosa, perché rivedevo quanti sogni ci inebriavano allora, e verficavo, una volta di più, quanto invece fossero illusioni e ubriacature ideologiche. Quanta cinica tremenda violenza ci fosse, tremendamente cinica: e penso alla bomba di piazza Fontana del 12 Dicembre 1969 e alle altre di quel periodo. Quanto odio fu seminato e quanto sangue, giovane e ingenuo, è stato versato: e penso agli agguati e alle aggressioni tra gruppi opposti e al terrorismo, rosso e nero. Ma penso anche a quanti, in quella stagione di ideali senza macchia e di passioni senza paura, già pensavano principalmente, con scaltrezza e furbizia, a costruirsi carriere politiche, professionali e accademiche. Senza curarsi del destino dei molti giovani manovrati ai loro fini, usando il loro sincero ardore ideologico per manovrarli e adoperarli, da una parte o dall’altra, incuranti se poi per questa passione pagavano un prezzo molto alto, fino alla vita”.

 

(Visitato 235 volte, 1 visite oggi)
TAG:
Arte Cultura letteratura stefano carlo vecoli viareggio

ultimo aggiornamento: 08-05-2013


INAUGURATO IL SENTIERO DELLA SAUDADE

LA FOTO DEL GIORNO