LUCCA. Il Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Lucca ha dato esecuzione a una serie di sequestri in applicazione della normativa antimafia di numerosi immobili – tra cui un agriturismo, terreni, appartamenti ed un capannone industriale – ubicati a Camporgiano, Viareggio e Lucca. A Venezia, inoltre, sono stati posti sotto sequestro altri due appartamenti di pregio situati in Sestiere di San Polo nei pressi del Canal Grande. Analoghi provvedimenti di sequestro hanno riguardato anche quote di partecipazione in una società immobiliare con sede a Roma.

L’operazione costituisce l’epilogo di un’attività antimafia svolta dal Nucleo di Polizia Tributaria di Lucca – con la collaborazione della Sezione Aerea di Pisa nella fase di ricognizione degli immobili – nei confronti di sette persone finite nel registro degli indagati della Procura di Lucca per trasferimento fraudolento di beni ed aggiramento delle verifiche antimafia.

Il principale indagato è un imprenditore lucchese di 65 anni, abitante a Camporgiano, già condannato dal Tribunale di Bari nel gennaio 2008 con sentenza definitiva per associazione per delinquere di stampo mafioso, contrabbando di Tle e riciclaggio, in quanto ricopriva un ruolo di primo piano nelle organizzazioni dei traffici di sigarette di contrabbando dal Montenegro verso le coste pugliesi procurando gli scafi superveloci utilizzati per i trasporti dei cartoni di “bionde” per conto dei clan della Sacra Corona Unita. Si tratta di Pietro Raffaelli, ex presidente della squadra di calcio del Viareggio ai tempi della gestione di Giorgio Mendella.

Secondo le indagini svolte dalle Fiamme Gialle lucchesi, l’uomo operava attualmente nel settore turistico ed immobiliare, e con il concorso degli altri indagati, suoi prestanome, era riuscito a costituire società ed effettuare investimenti immobiliari, mediante plurimi negozi giuridici formalmente intestati a sei prestanome.

guardia di finanza 2La falsa attribuzione della titolarità del denaro, dei beni e delle altre utilità era espediente necessario per eludere le leggi antimafia che prevedono per i condannati per l’associazione per delinquere di stampo mafioso l’obbligo della comunicazione alla Guardia di Finanza di ogni variazione patrimoniale superiore a 10.329,14 euro per un arco di tempo di 10 anni dalla condanna definitiva.

Nel caso in questione, le Fiamme Gialle hanno accertato sia l’interposizione di soggetti incensurati per intestare le attività riconducibili al condannato sia la mancata segnalazione di movimentazioni patrimoniali per 17.700.000 euro anch’essi riconducibili direttamente o indirettamente, al condannato.

Pertanto, fino a concorrenza di tale cifra, l’autorità giudiziaria procedente ha disposto il sequestro delle disponibilità immobiliari, finanziarie, nonché delle aziende e delle autovetture a lui riferibili.

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ultimo aggiornamento: 04-10-2013


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