VERSILIA. “C’è un luogo nella nostra città dove, per poter  parlare di diritti dell’infanzia, è necessario avere la capacità di calarsi in una realtà e osservarla con attenzione, spogliandosi dei molti pregiudizi e luoghi comuni di cui spesso siamo ammantati. È un luogo abbastanza vicino alle nostre case ma “lontano dagli occhi”, dai servizi, alla estrema periferia della città. Poco dopo si va in un altro comune. Un luogo che crea emarginazione e discriminazione, dove i bambini abitano in container caldi d’estate e freddi d’inverno, privo di spazi dove giocare senza pericoli, spesso allagato perché collocato nel bel mezzo di una depressione del terreno, con pessima illuminazione esterna e costante fuoriuscita  di fogna. Dove è praticamente impossibile invitare un coetaneo ad una festa di compleanno, o a giocare un pomeriggio, o  guardare un cartone alla tv, o fare i compiti insieme”.

A scriverlo è il Consiglio direttivo dell’Associazione Berretti Bianchi onlus in occasione della Giornata universale dei diritti dell’infanzia.

“In questo posto ci sono molti bambini di ogni le età che, nonostante tutto, sono  allegri e disponibili a fare amicizia e divertirsi.  La mattina vanno a scuola,  anche se per farlo devono superare difficoltà che può comprendere solo chi vede con i propri occhi.  Quando c’è il sole è bello stare all’aria aperta ma quando piove è un vero inferno.     Per andare a prendere lo scuolabus  camminano a piedi per un lungo tratto in mezzo a pozzanghere di fango e sotto la pioggia e non capiscono perché gli adulti, che magari hanno i figli al calduccio delle loro case o che hanno accompagnato a scuola con la loro bella macchina, non vogliono vedere le loro difficoltà e girano gli occhi da un’altra parte, con disprezzo e indifferenza.

Loro sanno bene di essere considerati ‘zingari’, cittadini di serie Z e sanno anche che ci sono  persone che si curano di loro.  Ma hanno capito che il pregiudizio e il disinteresse è  forte in molte altre persone. Sanno che ci sono uomini e donne che promettono e non mantengono la parola data e per questo cominciano a diffidare dei gagè, soprattutto di coloro che mostrano falso interesse e spesso si presentano con il risolino sulle labbra.

Ecco, se qualcuno è interessato a verificare l’applicazione della Convenzione sui Diritti dell’infanzia, venga al campo rom comunale di Torre del Lago. Venga spogliato da qualsiasi atteggiamento di prevenzione, animato da semplice spirito di osservazione. Comprenderà in quale scarsa considerazione sia tenuta l’infanzia rom, segregata all’interno di un campo che non offre alcuna prospettiva di crescita armonica sotto il profilo psico-fisico.

Si renderà conto di quanto siano disattese le norme internazionali di tutela dei minori e con  quanta retorica, troppo spesso, si ami celebrare le ricorrenze, senza tuttavia creare reali occasioni di emancipazione per un’infanzia emarginata e discriminata”.

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