VIAREGGIO. Ormai è l’eroe dei due mondi. Dopo il trionfo di Berlino, Marcello Lippi è rinato in Cina dove, alla guida del Guanghzou Evergrande, è riuscito a vincere due campionati di fila e soprattutto la Champions League asiatica: nessun allenatore prima di lui aveva vinto la massima competizione per club in due continenti. Il tecnico viareggino, campione d’Europa con la Juve nel 1996, c’è riuscito ma non si accontenta. “Stiamo facendo un’annata molto importante – racconta ai microfoni di ‘Radio Anch’io Sport’ su RadioUno – ora c’è la semifinale della Coppa di Cina, dove abbiamo già vinto la gara d’andata, e il Mondiale per club che si giocherà in Marocco. L’entusiasmo è grande, debutteremo contro gli egiziani dell’Al Alhy e in caso di vittoria avremmo di fronte il Bayern Monaco che è la miglior squadra al mondo”.

In questi due anni l’ex ct azzurro si è concesso parecchie gioie. “Vincere la Champions asiatica mi ha dato la stessa soddisfazione che vincere la Champions in Europa, l’unica vittoria sopra tutte e non paragonabile a nessun’altra è la vittoria del Mondiale in Germania”, ammette Lippi, il cui impatto col calcio locale è stato positivo sin dall’inizio. “Ho trovato una buona squadra, forse la migliore in Cina. Non solo con ottimi stranieri ma anche con 8-9 nazionali cinesi che poi è quello che fa la differenza perché avere un gruppo della stessa nazione che dà un senso di appartenenza è importante. Ho poi trovato grande disponibilità, erano quasi increduli che venisse ad allenarli uno che aveva vinto la Coppa del Mondo”.

A livello personale “il messaggio più bello che sono riuscito a dare è che, anche se l’ingaggio è molto importante, non sono venuto solo per i soldi. Qui in Cina c’è grande considerazione nei confronti del calcio italiano, quando mi hanno chiamato l’obiettivo era vincere la Champions e mi avevano dato qualche anno in più. Ma mi hanno anche chiesto di organizzare il club a livello delle grandi società europee. Ho detto loro che ci vuole del tempo ma hanno già capito che la cosa veramente importante è creare strutture per far giocare i giovani e la mia società ha creato un’accademia del calcio dopve ci sono strutture per ospitare 3 mila ragazzi con le loro famiglie, le scuole per farli studiare e 83 campi da calcio. Mi hanno anche fatto presidente onorario”.

Lippi mette in risalto che “in Cina c’è voglia di costruire” e sulle voci di possibili investitori cinesi nella Roma appare dubbioso: “La mia sensazione è che vogliono conoscere, aprirsi mentalmente ma poi investire in Cina, non mi risulta che qualcuno voglia investire in Italia”. Il livello tecnico comunque è già buono. “A parte gli stranieri, ci sono 4-5 giocatori della mia squadra che potrebbero giocare in Italia – garantisce – i cinesi sanno che la crescita passa dalle fondamenta, che sono i settori giovanili, ma anche dai grandi calciatori. Però – avverte Lippi – non basta prendere 1-2 giocatori importanti: l’anno scorso lo Shanghai Shenua aveva preso Drogba e Anelka ed è arrivato 12esimo, il Dalian aveva preso l’ex Barcellona Keita e Utaka e ha chiuso 11esimo. Bisogna prima costruire delle squadre e poi magari inserire dei grandi giocatori”.

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ultimo aggiornamento: 26-11-2013


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