VIAREGGIO. Avrebbe voluto che il suo Viareggio non fosse così palesemente timoroso al cospetto del Perugia. Ci teneva in particolar modo a far bella figura e possibilmente punti contro la squadra che ha allenato (“e allestito”, come afferma con orgoglio), quest’estate, prima dell’esonero. Ma non è stato accontentato. “Quando commetti troppi errori singoli e di reparto in una partita come questa, è normale che poi li paghi”. Cristiano Lucarelli è deluso. Si legge con facilità dal suo volto. “Ho visto una squadra preoccupata, pur non essendoci motivo. Mentalmente abbiamo sofferto l’approccio a questa sfida. È una sconfitta che brucia”. Concetti che rafforzano le sensazioni. Parole limpide e cristalline, che fotografano lo stato d’animo del tecnico del Viareggio.

Lucarelli ha adattato il suo fidato 4-3-3 alle caratteristiche degli avversari. Di uno in particolare: “La partita tatticamente era stata preparata bene: Fabinho svariava continuamente, per questo ho chiesto a Peverelli di raddoppiare, ma faceva fatica a trovare la posizione giusta in campo. Non siamo stati lucidi nel far girare la palla. Comunque, oltre a Fabinho, ci sono almeno altri tre-quattro giocatori nel Perugia che con questo campionato non hanno niente a che fare. Questa squadra l’ho costruita io, sapevo a cosa saremmo andati incontro. Non potevamo permetterci il lusso di concedergli dei regali”.

Una domenica speciale per il tecnico delle zebre. Che nella bilancia da una parte mette il reale valore degli umbri e dall’altra i peccati di ingenuità del suo Viareggio: “Mi rimane la soddisfazione di avere allenato il Perugia, anche solo per due mesi. Ero convinto che sarebbe risalito in classifica. Noi ci siamo sentiti inadatti per questo tipo di appuntamento. Voglio che la squadra che la giochi con tutti, cosa che nel primo tempo non abbiamo fatto. Spero che questa lezione ci serva”.

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