VIAREGGIO. “Il mestiere di insegnante non è un semplice mestiere, bensì una missione, in quanto necessario svolgerlo con passione e dedizione.  Ciò con cui il maestro entra in contatto è una materia fragile, informe e plasmabile e che, come una sorta di demiurgo deve saper abilmente modellare. Il fanciullo però non è semplice creta, ma animo e cervello, sa distinguere già a livello istintivo chi gli si propone di fronte, è critico allo stadio innato e sa discernere il giusto dall’ingiusto; nonostante tutto è molto facile ingannarlo, bastano poche parole e pochi gesti per conquistarlo, in quanto la sua ingenuità è superiore alla sua criticità”.

Inizia così la lettera scritta da Zefi Parrini, professoressa di Lettere alle scuole medie dell’Istituto Comprensivo Marco Polo-Viani di Viareggio che ha voluto riflettere sul ruolo dell’insegnante.

“Ma il bravo insegnante non tende a affabularlo, ma a dargli i mezzi necessari per riuscire a capire più a fondo ciò che ancora percepisce a livello superficiale e lo fa anche attraverso il suo comportamento che tende a rispettare ogni forma esistente in natura, sia essa umana, animale o vegetale nel rispetto di tutto e tutti; deve dare prova di saper accettare le differenze esistenti nella classe, facendo capire che ognuna di esse tende a completare un panorama variegato e multiforme, che ognuna di queste svolge un ruolo preciso e determinato al fine di creare un tutto armonico e che solo attraverso la differenza si riesce a capire la realtà, così come alcuni filosofi sostenevano conoscere il freddo attraverso il caldo, la luce attraverso le tenebre e quindi ogni oggetto esistente in  natura attraverso il suo esatto contrario.

Un bravo insegnante, anche se consapevole che la società è corrotta, non insegnerà mai la corruzione, ma cercherà di dar dimostrazione di non essere lui stesso corrotto e si batterà per creare persone non corrotte.

Un bravo insegnate, anche se consapevole che la società tende a schiacciare l’altro per prevalere su di lui, non insegnerà mai la prevaricazione, bensì si adopererà per dare prova del rispetto altrui. Un bravo insegnante, anche se consapevole che la società esalta i forti e mortifica i deboli, non insegnerà mai la disuguaglianza, ma lotterà tenacemente per far capire che siamo tutti degni di stima, ognuno per le proprie caratteristiche e non umilierà mai, non denigrerà mai, non abbatterà mai, ma darà sempre forza e coraggio attraverso parole che possono apparire severe ma mai mortificanti.

E se tutti questi begli ideali si scontreranno con un mondo malato il bravo insegnante spererà   che la formazione offerta ai suoi fanciulli serva a far cambiare le cose, perché il mondo può e deve essere cambiato per il bene di tutti e se questo non avverrà almeno non si sentirà complice di ciò contro cui ha fortemente combattuto”.

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