FIRENZE. «Tac, risonanze e raggi x aperti in forma sperimentale fino alle 24 e una maggiore regolamentazione dell’intramoenia: ecco il vero piano di rientro di cui ha bisogno l’Asl 12 di Viareggio per abbattere i tempi biblici delle liste d’attesa». È la dichiarazione del consigliere regionale del Nuovo Centrodestra e membro della IV commissione Sanità, Gian Luca Lazzeri, che commenta l’emergenza tempi d’attesa dell’Asl viareggina in occasione dell’inaugurazione della nuova radiologia al pronto soccorso dell’ospedale Versilia.

«Le liste d’attesa – sottolinea – rischiano di diventare l’incubo dei viareggini e i risultati del piano di rientro annunciati per la diagnostica strumentale dalla direzione dell’azienda sanitaria ancora stentano a vedersi. A parlare sono i numeri: a dicembre come denunciato dallo stesso presidente Enrico Rossi le attese medie erano ferme a 106 giorni per una visita cardiologica, 119 per un appuntamento dall’oculista e 146 giorni per una tac all’addome.

La beffa ulteriore però è che l’inefficienza rischia di diventare una fonte di reddito. È il paradosso dell’intramoenia, strumento creato per ridurre i tempi d’attesa, permettendo al personale medico di erogare prestazioni a pagamento nelle strutture pubbliche ma fuori dall’orario di lavoro. Una parte di quanto paga il paziente va al medico e una parte, incredibile a dirsi, all’Asl. I risultati sono che il saldo attivo a favore dell’Asl 12 è stato di oltre 250.000 euro nel 2012, mentre i cittadini hanno pagato 6.220.068 di euro per avere prestazioni in tempi ragionevoli. Pagando solo i ticket, invece, i tempi sono quelli che tutti conosciamo.
Per questo motivo ritengo che il piano di rientro dell’Asl debba agire su due fronti: da un lato regolamentando lo strumento dell’intramoenia, che ormai rischia di fare guadagni maggiori proprio in presenza di liste d’attesa più lunghe e, dall’altro, estendere l’utilizzo dei macchinari della diagnostica strumentale fino alle 24, consentendo così di snellire le attese, utilizzando la fascia “notturna” come corsia preferenziale di chi ha attese superiori ai 60 giorni. Si tratta di un’operazione che avrà un forte impatto economico che si tradurrà in costi per le prestazioni aggiuntive e consumi. Il paradosso però è che le grandi macchine della diagnostica lavorano in alcuni casi solo 3 o 4 ore al giorno contro le potenziali 8 o 12 ore di servizio, senza contare che l’accelerazione del ciclo degli esami contribuirebbe a velocizzare i tempi di ammortamento, ripagando buona parte del loro costo. Un meccanismo che è stato ben compreso in altre regioni dove la sperimentazione è già stata prevista offrendo la possibilità di attività aggiuntiva volontaria e retribuita a medici e infermieri».

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