Puntata numero numero 23 per  DA UOMO A UOMO, la rubrica di Versiliatoday dedicata alla sessuologia, all’andrologia e all’urologia, curata dal dottor Luca Lunardini. Oggi si parla ancora di una malattina che può colpire il sesso maschile.

SONO UN MASCHIETTO. COSA POSSO FARE PER NON AVERE IL CANCRO DELLA PROSTATA?

La prostata – vi ricordate una delle puntate precedenti? – è una ghiandola presente solo negli uomini, che ha il compito principale di produrre e immagazzinare il liquido seminale rilasciato durante l’eiaculazione. E’ situata davanti al retto, al di sotto della vescica, e avvolge l’uretra, il piccolo canale deputato al trasporto dell’urina.

Il tumore della prostata è uno dei più comuni tra gli uomini, e il rischio è direttamente correlato all’età: se a 50 anni circa 1 uomo su 4 presenta cellule cancerose nella prostata, a 80 anni questa condizione riguarda 1 uomo su 2 (ma non per questo ci muore!).

Un ingrossamento di questa ghiandola (che in condizioni normali ha le dimensioni di una noce) non è necessariamente indice della presenza di un tumore: si può infatti avere una proliferazione fisiologica del tutto benigna; è la cosiddetta ipertrofia benigna, condizione talvolta anche molto fastidiosa, ma sempre benigna.

Anche in caso di presenza di cellule maligne, la crescita può essere così lenta da non costituire un pericolo. Il tumore alla prostata cresce in genere molto lentamente. Esistono tuttavia anche forme più aggressive, nelle quali le cellule malate invadono rapidamente i tessuti circostanti e si diffondono anche ad altri organi.

Quali sono le cause del tumore della prostata?

Le cause di questa neoplasia non sono ancora del tutto chiare: alla base vi è una mutazione nel DNA delle cellule che causa una proliferazione anomala delle stesse, il cui accumulo forma il tumore.

Comunque anche se le cause reali rimangono tuttora sconosciute, si possono, tuttavia, individuare alcuni potenziali fattori di rischio che aumentano le probabilità di ammalarsi, sebbene non siano direttamente responsabili dell’insorgenza della malattia.

Fattori di rischio

I fattori che possono aumentare il rischio di tumore alla prostata sono:

*età: questo tumore è più comune dopo i 65 anni

* razza: gli uomini di razza nera sono più a rischio degli altri, anche se le cause di questa differenza sono sconosciute. Da notarsi una curiosità: ad essere colpiti sono maggiormente gli afro-americani: come a dire che oltre alla genetica debbono esservi altri fattori che aumentano il rischio, fattori (inquinamento? cibo?) a cui sono maggiormente esposti gli individui di razza nera residenti negli Stati Uniti rispetto a coloro che vivono nell’Africa sub-equatoriale.

* Familiarità: non si tratta di una vera e propria ereditarietà, come il colore dei capelli o degli occhi, quanto, piuttosto, una generica tendenza ad ammalarsi. Gli uomini che hanno un parente stretto (padre, zio o fratello) che ha, o ha avuto, questo tumore hanno un maggiore rischio di ammalarsi (soprattutto se la malattia è stata diagnosticata a più di un familiare anche prima di 65 anni), ed è bene che effettuino controlli a partire dai 40-45 anni.

* obesità

* dieta ricca di grassi saturi: dieta ricca di latticini, grassi animali, carni rosse e povera di frutta e verdura

* innalzamento dei livelli degli ormoni maschili (teoricamente, e senza facile terrorismo: somministrazione non controllata di testosterone per motivi sportivi o alimentazione fortemente squilibrata verso cibi contenenti il testosterone come le già citate carni rosse e grassi animali.

* esposizione a inquinanti ambientali e fumo: in realtà per questi fattori, notoriamente nocivi per una moltitudine di organi, non vi sono assolute certezza statistiche di correlazione con il cancro della prostata.

* flogosi croniche prostatiche: in effetti non vi sono ancora dati certissimi di correlazione tra le infiammazioni prostatiche e l’insorgenza del tumore, tuttavia sono in aumento gli studi che sembrano stabilire una qualche correlazione tra la malattia e le infezioni ricorrenti della prostata.

 

Si può prevenire il tumore della prostata?

Tenere sotto controllo il peso e limitare il consumo di grassi, soprattutto di quelli saturi (carni grasse di origine animale e formaggi) costituisce la sola forma di prevenzione di questo tumore.

 

In effetti la vera prevenzione è la diagnosi precoce.

Il tumore prostatico in fase iniziale di solito non dà sintomi. Spesso viene diagnosticato in seguito al riscontro di un livello elevato di PSA durante un controllo di routine (un antigene prostatico specifico dei cui pregi e difetti abbiamo già parlato a lungo in una precedente puntata). Talvolta, tuttavia, il carcinoma può causare problemi simili a quelli della ipertrofia prostatica benigna, come frequenza e urgenza minzionale, nicturia (frequenti minzioni notturne), difficoltà a iniziare la minzione e a mantenere un getto costante.

In stadio avanzato il sintomo più comune è il dolore osseo, spesso localizzato alle vertebre o alle costole, e causato da metastasi in queste sedi.

Dato che i sintomi del carcinoma prostatico compaiono solo nella malattia avanzata, è necessario fare diagnosi quando si è ancora in assenza di sintomi, ovvero attraverso uno screening. Lo screening del tumore prostatico comprende l’esplorazione rettale e il dosaggio del PSA.

Lo screening identifica una popolazione a rischio in cui è necessario eseguire ulteriori esami, primo fra tutti la biopsia prostatica

La validità degli esami di screening in generale è controversa, poiché non è evidente se i benefici che ne derivano sopravanzino i rischi degli esami diagnostici successivi e della terapia antitumorale. Il tumore della prostata è un tumore molto eterogeneo, alcune forme molto aggressive devono essere identificate precocemente per poter essere guarite, mentre altre forme, fortunatamente le più frequenti, possono avere una crescita lenta e possono addirittura non essere curate ma solo monitorizzate (sorveglianza attiva) nei pazienti più anziani. Infatti nei pazienti con un’aspettativa di vita inferiore ai 10 anni (per capirsi sopra gli 80 anni, per carità senza metter limite alla divina provvidenza..!) un tumore prostatico di scarsa aggressività può non crescere abbastanza da dare luogo a sintomi, e i pazienti possono morire per altre cause. Pertanto lo screening dovrebbe essere evitato in pazienti sotto i 50 anni e negli anziani con limitata aspettativa di vita, che non troverebbero giovamento dalla diagnosi precoce di una malattia con una crescita lenta.

In genere lo screening con PSA viene eseguito dai 50 fino agli 80 anni di età. Può esser proposto prima negli uomini con storia familiare di tumori alla prostata.

Sempre ricordando che un PSA fuori norma che è solo una spia di un “malfunzionamento” prostatico, e che da solo non fa mai diagnosi. Questa passa da una visita urologica, eventualmente associata ad una ecografia transrettale, che valuterà se eseguire o meno una biopsia prostatica.

 

 

“…è nella malattia che ci rendiamo conto che non viviamo soli, ma incatenati a un essere d’un altro regno, dal quale ci separano degli abissi, che non ci conosce e dal quale è impossibile farci comprendere: il nostro corpo”. Marcel Proust, I Guermantes, 1920

 

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Il DR. Luca Lunardini è Medico-Chirurgo, Specialista Urologo con incarico di Alta Specializzazione in Andrologia, è dirigente medico presso la Unità Operativa di Urologia della A.S.L. 12 Versilia.

Membro della società italiana degli Urologi Ospedalieri e della Società Italana di Andrologia, ha fatto parte della Commissione Oncologica Nazionale del Ministero della Salute ed è stato Presidente della Sezione Provinciale di Lucca della Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori.

Il Dr. Lunardini è contattabile per qualsivoglia approfondimento via email al seguente indirizzi:[email protected]

 

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ultimo aggiornamento: 22-02-2014


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