FORTE DEI MARMI. Lui nella storia ci entrerà di sicuro. Vuoi perché è il capitano della squadra che ha portato il primo scudetto nell’hockey su pista alle pendici del Fortino, vuoi perché è il nono campionato che vince da giocatore. Arrivato a Forte dei Marmi con l’ingombrante imperativo di vincere a tutti i costi, Pedro Gil ha raccolto immediatamente la sfida più difficile e ambiziosa. E l’ha vinta da indiscusso protagonista.

“Già la scorsa estate avevo il sentore che sarebbe stata una stagione incredibile e spettacolare. Certo, abbiamo sentito fin da subito la pressione, e certamente non ci hanno aiutato le sconfitte in Coppa Italia e in Coppa Cers. Dopo aver eliminato il Bassano nelle semifinali dei playoff, invece, ci siamo scrollati di dosso un po’ di tensioni. Anche se sapevamo che il Valdagno sarebbe stato un avversario tosto”.

Già, i veneti. Gli stessi giocatori con cui ha vinto il suo primo scudetto in Italia, gli stessi ai quali ha strappato con forza il tricolore per cucirlo sul petto della maglia del Forte. “Guarda, proprio la vittoria a Valdagno in gara-uno è stata fondamentale per avviarci verso la vittoria della serie. La chiave di lettura dello scudetto sta qui”.

(foto Baldi)
(foto Baldi)

Un giocatore che nella sua personale bacheca può esibire nove titoli nazionali, un’Eurolega, un Mondiale per club, una Coppa Cers, sei Mondiali e sette Europei rischia di sentirsi sazio? Forse qualcun altro. Di sicuro, non l’attaccante catalano: “Non è mica difficile trovare i giusti stimoli. Basta prefissarsi un obiettivo per l’anno successivo, pensando soprattutto ai trofei che non sei riuscito a conquistare. Ad esempio, abbiamo trionfato in Italia, ma non in Europa…”

Sulle persone a cui dedicare questo ennesimo successo, Pedro Gil non ha dubbi: “Alla mia famiglia, prima di tutto, che mi ha sempre appoggiato in qualsiasi momento. E poi a questi tifosi incredibili”. Quei tifosi che lo hanno accolto con la stessa canzone con cui i napoletani omaggiavano Diego Armando Maradona. Che gonfiava la rete con i palloni anziché con le palline, vero. Però hanno qualcosa in comune: parlano spagnolo, con la fascia da capitano sul braccio sinistro hanno trascinato un’intera città al primo scudetto. Ma sì, concedeteci questo paragone ardito…

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ultimo aggiornamento: 25-05-2014


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