VIAREGGIO. “Se questa fosse una città seria adesso sarebbe pieno di tifosi da qui a Via Coppino”. Non faremmo disinformazione se scrivessimo che Viareggio viene cancellata dalla geografia del calcio professionistico – e chissà se ci saranno le forze di ripartire, eventualmente, dalla Serie D o dall’Eccellenza… – nell’indifferenza della città. Una città che non si indigna per il degrado di strade e aiuole, per la morìa di posti di lavoro nei cantieri navali, per gli sprechi di denaro pubblico perpetrati nell’ultimo quindicennio, figuriamoci per una squadra di calcio.

Pare già di sentire alcuni soloni dare fiato alle trombe: è solo uno sport, anzi, il calcio non è più uno sport, è puro business, sono undici viziati che corrono dietro a un pallone. Eppure, in un mondo ammorbato da interessi economici e ormai orfano di valori, per gli sportivi viareggini le zebre sono state specie in tempi recenti più di una semplice squadra. Erano l’ultimo baluardo di un calcio sì professionistico ma estraneo alle spese scellerate, un calcio dove la numerazione delle maglie andava ancora dall’uno all’undici e dove vedevi giocare, nel Viareggio, gente nata qui o che comunque all’ombra dei pini si è sentita come a casa. E quell’ultimo baluardo, ora, si è sgretolato dopo tutte le energie profuse per collocarvi ogni singolo mattone.

Foto Versiliatoday
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“Undici anni di storia spazzati via in pochi giorni”. Nel piazzale al di fuori dello stadio dei Pini, quello delle storiche contestazioni negli anni della Ese o delle feste per le promozioni dai campionati dilettantistici, questo mantra lo ripetono tanti tifosi. Ci sono storici ultras, ci sono anziani, c’è qualche giovane. Ma sono pochi – una trentina, a voler essere di manica larga. E pochissime, per non dire nulle, sono le speranze di riuscire a rivedere il Viareggio ancora nella terza divisione nazionale.

“Mai vista una buffonata così”, esclamano all’unisono alcuni tifosi. “Che senso ha avuto portare i giocatori in ritiro a Montecatini, far firmare all’allenatore un contratto triennale, sbandierare tutti quegli acquisti? Mi sembra di essere dentro a un film”. “Eh, il film è quello che ci hanno voluto far credere questi qui…”. La rabbia lievita come un panettone al pensiero che chi sta scrivendo l’epilogo del calcio a Viareggio non ha un volto preciso. “Non hanno nemmeno avuto il coraggio di metterci la faccia. Dovete scriverlo”, “Ah, già che ci sei scrivi anche che dal Comune non si è visto nessuno. Né il sindaco, né un assessore”, “Sieh, il sindaco…”.

Quando i giornalisti leggono ad alta voce il comunicato diffuso dalla società, qualcuno si sente buggerato. Quasi sbeffeggiato. “No, così è troppo: ora andiamo a Montecatini a dirgliene quattro?”, “A Montecatini?”, “Vedrai, son stato anche in trasferta a Gela, m’è toccato prendere l’aereo per la prima volta in vita mia…”. Sembra di leggere il copione di una canzonetta. Ma assomiglia più al teatro dell’assurdo. Come assurdo è che il calcio a Viareggio possa finire così, dall’oggi al domani. Senza spiegazioni plausibili.

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ultimo aggiornamento: 18-07-2014


“Sorpresi dall’esclusione del Viareggio. Ora fateci lavorare sul ricorso con i nostri avvocati”

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