VIAREGGIO. Rischio divieto balneazione permanente, tra Viareggio e Lido di Camaiore. L’Arpat ha già parlato chiaro. Se anche per il 2014 – come è già successo nel 2011, 2012 e 2013 – l’area di balneazione della Fossa dell’Abata dovesse risultare ‘scarsa’, c’è la seria eventualità che quel tratto di mare sia sottoposto a divieto di balneazione permanente per motivi igienico-sanitari. Cioè la spiaggia tra Viareggio e Lido verrebbe considerata salubre al pari dell’acqua di un porto: niente più tuffi. Le soluzioni, per risolvere il problema, le suggerisce la stessa Arpat, dalle fognature ai depuratori. E lo stesso ente informa: i sindaci potrebbero istituire divieti momentanei ad ogni grande acquazzone.

L’analisi di Arpat è precisa e puntuale. ‘Analizzando i risultati dei controlli sulle acque di balneazione effettuati negli ultimi 13 anni nelle diverse aree della Versilia – scrive l’agenzia per l’ambiente toscana – emerge una percentuale di sforamento ben superiore alla media regionale (2%) che appare particolarmente elevata nell’ultimo periodo (2010-13)”.
“I dati rilevati – spiega Arpat – mostrano chiaramente che il principale fattore di criticità delle acque di balneazione è dato dall’immissione a mare di alcuni piccoli corsi d’acqua (fossi), che attraversano zone più o meno densamente abitate dei comuni della Versilia: le foci dei fossi dell’Abate, Fiumetto e Motrone sono le aree di balneazione con il maggior numero di casi di inquinamento, in ogni periodo considerato, e nelle quali anche le concentrazioni batteriche medie sono più elevate , seguite dall’area denominata “Galleria Nettuno” [oggi Tito del Molo], che, a sua volta, risente del Canale Burlamacca e del vicino Porto di Viareggio, nel quale esso sfocia.

Ma è tra Lido di Camaiore e Viareggio che si registra la situazione piu critica. “In particolare, l’area di balneazione Foce del fosso dell’Abate – scrive Arpat – è risultata in classe “scarsa” per la quarta stagione balneare consecutiva e, se ciò venisse confermato anche nel 2014, dovrebbe essere sottoposta a divieto permanente per motivi igienico-sanitari”. Più chiara Arpat su questo aspetto non poteva essere.

(foto Pucci)
(foto Pucci)

Arpat mette in guardia anche i sindaci della Versilia. “Il fatto, poi, che in Italia sia stato ripristinato il divieto temporaneo di balneazione (DM 30/03/2010) in seguito ad un singolo campione prelevato, al fine di tutelare la salute dei bagnanti, tenuto conto che è del tutto casuale che il campionamento mensile possa intercettare una situazione contaminata, non sminuisce assolutamente la necessità che si faccia prevenzione attraverso la gestione e la programmazione degli interventi. D’altra parte, se simili contaminazioni sono “prevedibili”, allora la legge stabilisce la possibilità/necessità di diramare divieti di balneazione preventivi in presenza di evidenti contaminazioni del mare, anche in assenza di campionamenti da calendario. Le amministrazioni comunali, in attesa dei necessari interventi strutturali, potrebbero quindi valutare di stabilire (come accade in altre regioni) divieti temporanei di balneazione preventivi (es, della durata di 48h) in presenza di giornate di pioggia e nelle zone dove è prevedibile l’apporto significativo di inquinanti fecali da parte dei corsi d’acqua”.

 

Ormai note invece le origini della contaminazione delle acque di balneazione della Versilia: “la maggior parte di immissioni (attraverso “caditoie” e idrovore) di acque “bianche” sono contaminate da reflui di origine domestica (per commistione delle reti fognarie, per allacciamenti abusivi, ecc.); nelle vasche di tutte le idrovore le concentrazioni microbiche tendono ad accumularsi e ad aumentare, riversando nei fossi carichi ancora maggiori; le reti fognarie non sono ancora state completate in alcune zone (“Roma Imperiale” a Forte dei Marmi, “La Versiliana” a Pietrasanta, ecc.) e vi sono problemi di obsolescenza delle condotte esistenti; vi sono numerosi impianti di trattamento privati (fosse biologiche) poco efficienti e/o in cattivo stato di manutenzione ed alcuni casi di mancanza di autorizzazione, già oggetto di provvedimenti da parte dei Comuni; le precipitazioni di una certa intensità costituiscono un fattore di rischio per la qualità delle acque di balneazione e, quindi, per la salute dei bagnanti, perché movimentano questi carichi inquinanti e costringono i gestori ad attivare i by-pass dei depuratori”.

“Nella stagione in corso – conclude Arpat – fino a luglio si erano registrati solo 2 casi (2.5%) di valori oltre limite alla Foce del Fiumetto (Pietrasanta) ed a Marina di Torre del Lago (Viareggio), nonostante il periodo sia stato caratterizzato da numerosi ed intensi eventi piovosi. In particolare, poi, la zona interessata dagli apporti del fosso dell’Abate non ha mai mostrato alcun segnale di criticità, con concentrazioni microbiche rilevate sempre ampiamente al di sotto dei limiti normativi per entrambi i parametri, tanto che si poteva supporre un miglioramento stabile determinato dalla realizzazione di alcuni degli interventi sopra citati. Invece, ai primi di agosto si è verificato un caso di inquinamento in 3 aree limitrofe ( “Foce Fosso dell’Abate” nel Comune di Camaiore; “Fosso dell’Abate Sud” e “Marina di Ponente” in Comune di Viareggio) lungo quasi 3 km di litorale che ha messo in dubbio i progessi realmente raggiunti, per quanto non sia stato possibile identificarne con certezza la causa nella contaminazione apportata dal fosso dell’Abate”.

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ultimo aggiornamento: 18-08-2014


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