VIAREGGIO. Tante settimane di discussioni, di polemiche talvolta anche asprissime, di equivoci, di botta e risposta . Ora, però, è davvero giunto il momento della verità per Viareggio: domani, alle ore 14.30, si riunirà in municipio il consiglio comunale per mettere ai voti il bilancio consuntivo 2013. Un crocevia che potrebbe porre termine alla giunta di Leonardo Betti a poco più di un anno dal suo insediamento. Ma non è così scontato che il voto sia giocoforza negativo.
Chi è già convinto. Nove contrari sicuri opposti a undici favorevoli sicuri: basterebbe già questo dato a fotografare il clima di assoluta incertezza che accompagna la seduta di domani pomeriggio. Nonostante l’appello in extremis rivolto alle forze politiche nel tardo pomeriggio di ieri, difficilmente Betti potrà contare sui voti dell’opposizione. Soprattutto delle liste Viareggio Tornerà Bellissima e Movimento dei Cittadini, rappresentate rispettivamente da Rossella Martina e Massimiliano Baldini, che più di altre hanno auspicato la fine dell’era Betti. E altrettanto faranno i quattro consiglieri di Forza Italia e i tre del Movimento 5 Stelle. Dall’altra parte della barricata ci sono otto consiglieri del Pd, i due di Viva Viareggio Viva e il capogruppo della Federazione della Sinistra pronti a rinnovare la fiducia a sindaco e assessori.
Separati in casa. E poi ci sono David Zappelli e Sandra Mei, i due consiglieri del Pd più critici nei riguardi della maggioranza: la seconda si è ritrovata invischiata nella “teoria complottista” di due capigruppo di maggioranza secondo i quali la senatrice Manuela Granaiola – di cui Mei è una sorta di braccio destro – avrebbe tramato alle spalle per far cadere la giunta Betti e preparare il campo per una sua candidatura alle prossime elezioni amministrative. Entrambi i dissidenti hanno lasciato intendere che un riavvicinamento è possibile, a condizione che la responsabilità di governo venga allargata anche a Sel. E si torna al punto di cui sopra.
Cosa succede se… Se Betti dovesse riuscire a sfangarla, la strada ormai indicata da più parti, e anche all’interno del Pd stesso, è quella del dissesto. Del resto, era piuttosto utopico azzardare un piano di risanamento pluriennale al cospetto di un disavanzo certificato di 53 milioni di euro – e la voragine potrebbe allargarsi tenendo conto del caos delle partecipate. Se invece gli indecisi non facessero passare il bilancio, il consiglio comunale verrebbe sciolto e la giunta uscirebbe di scena, lasciando il posto a un commissario ministeriale.