VIAREGGIO. “Non mi sento di appartenere ad una indistinta ‘vecchia guardia’ perché nonostante oltre quaranta anni di impegno e militanza politica di cui vado orgoglioso, comprensiva anche di dieci anni di esperienza amministrativa come assessore del Comune di Viareggio – come nessun altro appartenente del Pd sono ancora in campo sia perché anagraficamente in piena età lavorativa (59 anni), sia perché impegnato in particolare nell’esperienza di presidente del Parco di Migliarino San Rossore Massaciuccoli, che fortunatamente mi chiama a misurarmi su dimensioni di governo delle cose di più ampio respiro e che considero sempre più strategiche che non quelle del livello di un singolo comune”. Lo scrive Fabrizio Manfredi, ex assessore all’urbanistica ai tempi della giunta Marcucci.

“In questo quadro ho continuato e continuo ad occuparmi, per quello che mi è possibile, delle vicende politiche del Pd versiliese – sono membro dell’Assemblea territoriale – ed ultimamente, di nuovo, di quello viareggino, per dare il mio contributo di semplice iscritto nel dirimere la difficile situazione politica ed amministrativa in cui il Pd e la città si stanno trovando. Al riguardo mi sento di non condividere il metodo ed il merito delle decisioni assunte al termine dell’Assemblea degli iscritti di martedì sera.

Foto Versiliatoday
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“Nel metodo riscontro elementi di dirigismo ed autoritarismo che non dovrebbero albergare il un partito come il nostro; non si può concludere una discussione ampia ed articolata come quella che si è avuta senza tener di conto del dibattito e degli umori presenti e senza considerare seriamente le vie di uscita da essa, che sarebbero state le più consone e ragionevoli: o la sospensione di decisioni per una pausa di riflessione nella quale ricercare eventuali soluzioni nuove e di maggior coesione (come si sarebbe dovuto fare sin da subito in questa vicenda) oppure attivare le procedure dello svolgimento di celeri primarie come da statuto entro la fine di marzo, visto che vi era la disponibilità a partecipare, già ufficializzata, da parte di un esponente del partito – vedi Del Ghingaro. Si è voluto andare avanti a testa bassa su di una soluzione preconfezionata accontentandosi di aver blandito ed irretito l’ex sindaco Betti ed i suoi più stretti sostenitori, di cui sino a poco prima non si cantavano certo le lodi da parte del commissario e di chi sin da subito lo ha spalleggiato nella candidatura di Poletti, e che ora si trovano a poggiare sull’ex sindaco una sperata base di consenso più ampia per sostenere l’operazione.

“Nel merito ritengo che la candidatura di Poletti, nei confronti del quale – si badi bene – esprimo stima politica ed affetto personale da molto tempo, non sia il massimo che il Pd avrebbe potuto e dovuto esprimere al riguardo nella situazione data. Non è un quadro politico-amministrativo di spiccata competenza ed esperienza, non è un rappresentante della società civile e del mondo imprenditoriale riconoscibile ed identificabile. Avrei ritenuto più adeguato che si verificassero ipotesi di candidatura diverse sia interne al Pd viareggino, che è tuttora il principale giacimento di cultura di governo della città, sia esterna al Pd o a Viareggio stessa. Non lo si è fatto, non lo si è voluto fare e di ciò porta la responsabilità il commissario, che su questo tema non solo non si è speso per ricomporre e riunire come avrebbe dovuto, ma ha rischiato di dividere e lacerare gravemente.

“Vedremo nei prossimi giorni il frastornato candidato Poletti – non certo il commissario, che ormai i suoi danni li ha fatti – come si adopererà per dare maggiore spessore e credibilità alla sua ‘investitura’ e come si vorrà rapportare non tanto alla ‘vecchia guardia’ che non esiste, ma a dirigenti politici ‘abili ed arruolati’ che sono in campo a far la loro parte, ai vari livelli politici ed amministrativi, per la causa comune”.

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