FIRENZE. La legge sulle cave è stata licenziata stamani dalla Terza Commissione del Consiglio regionale della Toscana con il voto contrario di Forza Italia. Nicola Nascosti, Consigliere regionale di Forza Italia e vicepresidente della Commissione attività produttive, e Giovanni Santini, capogruppo in Consiglio di FI, hanno espresso contrarietà verso la proposta di legge sottolineando come questa presenti evidenti profili di incostituzionalità, ma anche notevoli e significativi aspetti ideologici che richiamano alla mente le politiche sovietiche degli anni ‘30. “L’unica nota positiva – spiegano Nascosti e Santini – è l’accoglimento di alcuni emendamenti proposti da Forza Italia, come ad esempio la definizione di un sistema di tassazione dei residui della lavorazione delle pietre da taglio così come per quelli ottenuti da scavi industriali o per inerti, che hanno evitato almeno l’aumento indiscriminato della pressione fiscale per queste imprese”.

“La Commissione ha approvato una legge fortemente sbagliata che presenta fortissime criticità – puntano il dito gli esponenti azzurri – tra le quali la pubblicizzazione dei beni estimati, derivanti dall’editto emanato nel 1751 dalla duchessa Maria Teresa, senza nessun tipo di indennizzo. Il paradosso è nel fatto che sul piano pratico la maggior parte delle cave oggi di proprietà privata sono state acquisite con tanto di atti notarili e relative mappe; una buona parte di questi titoli di proprietà sono stati assegnati a titolo oneroso direttamente dai tribunali; decenni e decenni di atti e di comportamenti dell’amministrazione comunale che hanno avvalorato l’affidamento generale sull’oggettivo riconoscimento della natura di bene privato di questa porzione delle cave”.

“Paradossale – continuano Nascosti e Santini – anche il fatto che a fronte della richiesta di pubblicizzazione delle cave non sia stata contemplata nessuna forma di indennizzo, se non limitata al valore degli ammortamenti dei macchinari. Nessuno però ha citato quanto potrebbe valere l’avviamento o il danno subito da chi per legge si trova espropriato di un proprio bene, legittimamente acquistato o ereditato”.

“Troppo restrittiva la durata massima prevista per le concessioni: 20 o 25 anni sono un lasso di tempo particolarmente punitivo per le cave che operano in galleria – accusano i Consiglieri forzisti – per non parlare poi dell’assurda previsione per cui il comune può riservarsi di coltivare direttamente anche a seguito di affidamento diretto a società a totale partecipazione pubblica. Non solo questa norma viola la competenza esclusiva nazionale in materia di concorrenza, quindi sulle modalità di affidamento della gestione di un servizio pubblico, ma del tutto anacronistica ed incomprensibile è la previsione di eventuali lavorazioni in house tramite società a totale partecipazione pubblica (fattispecie quest’ultima considerata come eccezionale dal diritto comunitario e nazionale)”.

“Non convincono neppure gli articoli della legge inerenti la filiera corta – rincarano – obbligatoria per i proprietari delle cave che detengono beni estimati per vedersi prorogare la concessione per almeno 25 anni. Il periodo transitorio previsto per le concessioni in atto è assolutamente insufficiente, solo 7 anni. La sua applicazione discrimina tra le diverse cave: i 7 anni validi per tutte le cave si trasformano in 25 anni se si sottoscrivono accordi che riconoscono la proprietà comunale delle cave, opzione che vale solo per le cave che detengono beni estimati, e si impegnano a trasformare il 50% del materiale scavato attraverso la filiera corta”.

“Una legge sbagliata – chiosano Nascosti e Santini – che rischia di bloccare gli investimenti, ma soprattutto mette in pericolo tutte le aperture ed i miglioramenti previsti nel piano del paesaggio in merito a questo settore. Il Pd ormai è una sommatoria di partiti. Il problema, in Toscana, è che la mano destra non sa cosa sta facendo la mano sinistra. Risultato: la penalizzazione dei settori produttivi”.

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ultimo aggiornamento: 07-03-2015


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