FIRENZE. Ricostruire il rapporto tra scuola e territorio, perché le opportunità di lavoro per i giovani crescano e perché il sistema-Toscana possa arricchirsi del contributo dei giovani: è questo il senso della proposta (la numero 16) che oggi lancia Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana e candidato alla rielezione.

“La Toscana ha bisogno di una nuova leva di lavoratori preparati per l’industria, il turismo e l’agricoltura – spiega Rossi – Con la nuova legge regionale e i fondi europei finanzieremo quei corsi che collegano la scuola al mondo del lavoro”.

L’impegno parte da una constatazione critica: il 17% dei ragazzi che si iscrivono al primo anno della scuola superiore abbandona la scuola senza aver centrato l’obiettivo del titolo di studio. 6500 giovani che si perdono per strada, e per la maggior parte proprio quelli che hanno scelto gli istituti tecnici e professionali. Il dato è inferiore (di poco) a quello medio italiano, ma ben distante dall’obiettivo europeo fissato per il 2020 al 10%. Se lo combiniamo con la disoccupazione giovanile che tocca il 26% e con il fenomeno dei giovani che non studiano e non lavorano (20%) si può capire l’urgenza dell’intervento su cui Rossi si è impegnato.

Uno dei pilastri di questa azione è rappresentato dall’avvio dei 25 Poli Tecnico Professionali previsti su tutto il territorio regionale, reti fra istituti tecnici e professionali, imprese e agenzie formative distribuite su cinque ambiti settoriali: meccanica, nautica, moda, agribusiness, turismo e beni culturali. Vi partecipano al momento più di 100 scuole e più di 200 imprese di tutta la regione.

Un secondo punto riguarda la piena attivazione nell’istruzione tecnica superiore di istituti di eccellenza ad elevata specializzazione tecnologica (Its). Tre sono già funzionanti: moda, meccanica, energia. Altri quattro in fase di costituzione: agroalimentare, nautica, sanità, turismo e cultura.

Tutto questo nel quadro di quella che Rossi ha chiamato la “rivoluzione copernicana nella formazione tecnica”, la riforma con cui vengono riorientati i finanziamenti in base all’occupabilità delle persone formate (quindi con progetti formativi che partono dal fabbisogno delle imprese ed obbligo di un minimo di 40-50% di assunzioni finali). Per il biennio 2015-2016 previsti 60mln: 33mln per le filiere strategiche (agribusiness, moda, nautica, meccanica, turismo e cultura), 13mln per un’offerta legata alla specificità dei territori, 14ml per voucher in risposta ai bisogni individuali di persone e imprese.

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