VIAREGGIO. Un traguardo non banale che verrà raggiunto – a meno che Pierini decida di non concedergli neppure un minuto (improbabile) – in una partita non banale. 300 volte Alberto Reccolani. Con la stessa maglia, quella del Viareggio, nessuno può vantarsi di un simile record. Quando 19 anni fa debuttò col Pinerolo – in panchina allora sedeva Francesco Buglio, padre di Angelo – quel centrocampista dai piedi educati e la scorza dura, mai avrebbe pensato di ritrovarsi, quasi un ventennio più tardi, ad essere considerato un simbolo, un’icona, un mito. Una divinità, per chi non ha remore a scomodare l’aldilà.

Alla fine di quel campionato le zebre vinsero il campionato di Serie D. Pensare che accada lo stesso anche stavolta rasenta la follia, visto il rendimento (appena 14 punti in 11 partite), ma si sa, Viareggio non è una piazza come le altre. Accontentarsi è errore da matita rossa. 299 partite, tre addii e la maglia bianconera come una seconda pelle. “Qualche rimpianto lo conservo – confessa Reccolani – perché ogni volta che andavo via, qui lasciavo una parte di me. Ma erano situazioni dalle circostanze e dai fallimenti”.

Avrebbe voluto festeggiare un così bel traguardo con una classifica migliore, che non vedesse le zebre relegate ai margini, in zona play-out: “Dicono tutti che la Massese è all’ultima spiaggia, ma anche noi ci giochiamo molto. Una vittoria ci permetterebbe di compiere un bel salto in avanti. E poi domenica verranno molti tifosi a seguirci. Contro lo Scandicci abbiamo disputato una partita al di sotto delle aspettative, lo sappiamo, ma la voglia di riscattarci è tanta”.

Ogni giocatore che ha fatto la storia di un club (e la fa tutt’ora) ha un numero di maglia tutto suo, uno di quelli che lo identificano a prescindere dal tempo che scorre. “A Viareggio ho quasi sempre giocato con il 4, i tifosi lo ricollegano a me. E poi mi è sempre piaciuto. Un anno capitò di indossare il 10, ma non mi piace granché, lo lascio volentieri ad altri…”

Lui, Fiale e Guidi sono i senatori all’interno dello spogliatoio. A loro il compito di guidare un gruppo di giovani diversi dei quali di belle speranze, anche se ancora acerbi: “Siamo fortunati perché i ragazzi ci seguono, si impegnano e sono disponibili. Purtroppo dopo un bel precampionato siamo incappati in qualche risultato negativo, ora siamo in serie positiva alla quale dobbiamo dare continuità, anche se la vittoria ci manca. Il mister ci sta facendo lavorare duramente. Purtroppo il calcio è un gioco molto semplice e strettamente legato ai risultati: piacerebbe anche a me vincere 1-0 pur con brutte prestazioni”.

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ultimo aggiornamento: 12-11-2015


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