PIETRASANTA. “L’uscita clamorosa dello Studio SEM dal perimetro cittadino di Pietrasanta, che, in effetti, da mesi circolava negli ambienti legati al marmo e alle attività artistiche, è stata rivelata ufficialmente in questi giorni”. Lo scrive il consigliere comunale di Pietrasanta Nicola Conti (PD).

“Non sembra che la città, le menti più attente abbiano mostrato un particolare interesse o sorpresa per questo “trasloco” (nel Comune di Camaiore, anche se al confine di quello di Pietrasanta). Ovviamente silenzio anche dagli ambienti dell’Amministrazione, dai Politici, dagli Enti, Agenzie, gruppi di potere (Cosmave, CAV, MUSA, ecc..). Sembra quasi che la malattia che sta uccidendo l’animale-marmo artistico, sia accolta con quella fatalità bolsa, di corto respiro, del “si sapeva già”.

Per capire quanto questa chiusura sia grave, perniciosa e, di fatto, segni la fine di un’epoca (a vent’anni dalla morte del suo fondatore, Sem Gherardini) rappresentando un tassello storicamente essenziale per capire la storia di Pietrasanta, la sua discesa agli Inferi, la sua perdita di identità, è necessario ripercorrere velocemente la prospettiva nella quale la nostra città è stata inserita, negli ultimi anni.

Negli anni settanta si contavano circa 120 laboratori, poi diventati una trentina all’inizio del 1990 ed infine oggi bastano le dita di una mano; anche il giovane artista straniero spariva dalle nostre contrade per far posto al cenante di oggi…

Definizione fortunata, ma anche, funerea perché, mentre portava a Pietrasanta frotte di turisti allontanava implacabilmente, artisti, giovani e non, che cominciavano a trovare in Versilia, meno studi, prezzi più alti, un cambiamento antropologico, che andava dal vestito impolverato di marmo, alle boutiques sparse nel centro storico. Dagli studi di marmo alle Gallerie e Ristoranti.

Di fatto con la realizzazione del Polo del Lapideo nell’area del Portone non è stata accompagnata da un lavoro serio e efficace di ricollocazione delle azienede, come di fatto era nato, il settore lapideo artigianale è stato fatto morire senza un reale intervento da parte delle Amministrazioni; ancora a trent’anni di distanza da quella scelta i siti che dovevano essere destinati specificatamente ai piccoli artigiani sono deserti (a sinistra, andando a Viareggio) o sono funestati da orribili hangar che poco hanno a che vedere con la storia del nostro marmo.

Ovviamente la vocazione turistica fu voluta proprio dalla giunta Mallegni una decina di anni fa. Sia ben chiaro: niente contro al turismo (se intelligente, meglio): ma perché una ricerca spasmodica di replicare Forte dei Marmi quando in casa avevamo una gallina dalle uova d’oro che si chiamava artigianato del marmo e che è stata lasciata agonizzare per decenni? Allo stesso modo la scelta di aver lasciato spegnere l’Istituto d’Arte Stagio Stagi (uno scultore), fino a ricevere nella terra di Pietrasanta l’attuale coacervo del Liceo Artistico, che è lontano dall’artigianato artistico del marmo quanto noi da Marte.

Ed oggi? Il solo canto intonabile è il De profundis? Probabilmente siamo già alle ultime note, quelle che un misero, stridulo gabbiaNO potrebbe ancora donarci”.

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ultimo aggiornamento: 01-02-2016


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