Se n’è andato nella notte tra il 30 giugno e il 1° luglio, proprio all’indomani della consegna dei bozzetti per il prossimo Carnevale di Viareggio. Sarà, purtroppo, il primo senza una delle sue stelle più splendenti che si è appena spenta: l’amato ed estroso maestro della cartapesta Gilbert Lebigre è infatti venuto a mancare a quasi 63 anni al termine di una malattia.

A darne notizia è stata la Fondazione Carnevale con poche ma commosse righe su Facebook: “Con infinita tristezza annunciamo la scomparsa del grande Artista del Carnevale di Viareggio Gilbert Lebigre. Ci stringiamo con dolore e affetto alla famiglia.”

Già, la famiglia: se è vero che Lebigre, nato a Firenze da padre francese e madre italiana, aveva sempre firmato qualsiasi carro a quattro mani con la moglie Corinne Roger, negli ultimi anni anche i figli Elodie, Sebastian e Benjamin erano diventati collaboratori irrinunciabili nel trasformare in spettacolari costruzioni le loro idee geniali. Autentico visionario, Lebigre ha internazionalizzato il Carnevale e non solo per averne fatto da simbolico ambasciatore in Estremo Oriente.

lebigre macao

Conosciutisi negli anni Settanta a Parigi, i Lebigre arrivano in Italia qualche anno dopo, quando Gilbert viene a sapere di un corso di cartapesta tenuto dai carristi viareggini Silvano Avanzini e Raffaello Giunta a Santarcangelo di Romagna. Ne nasce un’amicizia destinata a cambiargli la vita: inizialmente previsto solo per pochi mesi, il trasferimento a Viareggio sarà definitivo e l’ingresso nel meraviglioso mondo del Carnevale una logica conseguenza.

Foto Simone Pierotti
Foto Simone Pierotti

I Lebigre debuttano tra i carri piccoli nel 1982 con un bel secondo posto, inanellano tre successi consecutivi e salgono così nella categoria maestra del Carnevale: anche qui, dopo un incoraggiante esordio, il trionfo arriva in tempi brevi con “Madonna Ciccone, un successo da leone” nel 1988, dedicato alla celebre popstar americana di origini italiane. Un successo da leone, sì, ma rovinato dalle polemiche dei carristi viareggini che mal digeriscono l’ascesa di colleghi “forestieri”.

Quasi indotti ad andarsene, i due italofrancesi lasciano il Carnevale per lunghissimo tempo dedicandosi a scenografie e allestimenti teatrali. Tornano in occasione dell’edizione 2004 affiancando Arnaldo Galli, ormai prossimo al ritiro, che proprio negli anni Ottanta era stato uno dei principali oppositori: il tempo, però, ha mitigato i dissapori al punto che i tre sbaragliano subito la concorrenza con l’innovativa ballerina di “Scusate se ci divertiamo”, vera e propria rivoluzione copernicana della concezione di un carro.

ballerina lebigre macaoDopo l’uscita di scena del decano dei costruttori, Lebigre e Roger sfiorano più volte la vittoria – di loro si ricordano costruzioni dissacranti eppure garbate come le oche di “Quelli che ben pensano…per gli altri” nel 2009 e “Padroni a casa nostra” l’anno seguente e, in tempi recenti, “Hysteria” e “Il grande freddo” – per poi riassaporarla nel 2012 “Santo subito”: ormai i Lebigre sono artisti completi, apprezzati per l’intelligente e geniale uso di materiali alternativi alla cartapesta, per la bellezza e il coinvolgimento delle loro coreografie a terra e per il fortunato sodalizio artistico con il cantautore Luca Bassanese.

Anzi: sono talmente apprezzati che la ballerina sfilerà a Singapore e Macao e che a Lebigre verrà affidata la direzione artistica di un carnevale a Gapyeong, in Corea del Sud. Dopo l’ottavo posto di pochi mesi fa ottenuto con “Porca mediocrità”, Lebigre era stato recentemente insignito del titolo di maestro artigiano dalla Camera di Commercio di Lucca assieme ad altri carristi.

Due anni fa era stato tra i più convinti sostenitori del Carnevale estivo nato e finanziato dal basso, un progetto a cui aveva aderito con entusiasmo fin da subito. La satira esplicita e feroce, ma mai volgare o scurrile, era il suo marchio di fabbrica.

Nei suoi carri si è preso beffe di tutti – di Salvini, di Berlusconi, dei leghisti e della mediocrità che caratterizza la società moderna, persino della morte: si ricorderà il gigantesco carro funebre di “Si va a morì e po’ si torna”. Un titolo che all’epoca strappava un sorriso e oggi più di una lacrima. Perché adesso che Gilbert è purtroppo morto per davvero vorremmo che tornasse subito dall’aldilà. Lo vorrebbero la moglie Corinne e i tre figli, a cui naturalmente vanno le condoglianze di Versiliatoday, e tutti i carnevalari che hanno avuto il privilegio di conoscerlo. E invece no, rimarrà di là. In compagnia di altri costruttori che prima di lui hanno fatto grande il Carnevale.

(ultimo aggiornamento 6:46)

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ultimo aggiornamento: 01-07-2016


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