Scrive M5S Pietrasanta: “Giusto prima dell’estate il vicesindaco-bagnino Mazzoni e il sindaco-bagnino Mallegni, nel merito di uno dei tanti escamotage che la sua amministrazione aveva escogitato, o copiato da enti terzi, allo scopo di eludere la Direttiva Bolkestein e assicurare ai concessionari balneari la gestione per altri 20 anni, ci definì “Grillini ignoranti che conoscono al massimo il 10% della normativa demaniale marittima” e ci sfidò ad un incontro pubblico.
Fummo tentati all’epoca, lo ammettiamo, di accettare la sfida per poter pubblicizzare le nostre ragioni in materia visto che la stampa ci riserva ben poco spazio mentre abbonda largamente, da anni, in pagine dedicate al “NO alle Aste”.
Poi decidemmo di soprassedere, consci che il Demanio non è materia che si può interpretare a piacimento e che comunque, essendo l’Italia uno stato membro dell’UE, è soggetta alla normativa europea prevalente, per cui sarebbe stato inutile accapigliarsi sul niente per fare pubblicità a sindaco e vice-sindaco, sedicenti paladini delle imprese turistiche.
Oggi, Giovedì 14 Luglio 2016, la Quinta Sezione della Corte di Giustizia Europea nelle cause riunite C-458/14 e C-67/15 sentenzia:
1) che l’art 12 , paragrafi 1 e 2 , dlla direttiva 206/123/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio , del 12 dicembre 2006, relativa ai servizi nel mercato interno, deve essere interpretato nel senso che osta, a una misura nazionale, come quella di cui ai procedimenti principali, che prevede la proroga automatica delle autorizzazioni demaniali marittime e lacuali in essere per attività turistico-ricreative, in assenza di qualsiasi procedura di selezione tra i potenziali candidati.
2) Che l’articolo 49 TFUE deve essere interpretato nel senso che osta a una normativa nazionale, come quella di cui ai procedimenti principali, che consente una proroga automatica delle concessioni demaniali pubbliche in essere per attività turistico-ricreative, nei limiti in cui tali concessioni presentano un interesse trans-frontaliero certo.

In pratica la Corte dà ragione al 100% ai “Grillini ignoranti” e non poteva essere altrimenti, perché noi chiediamo solo che venga applicato quello che i nostri legislatori avevano già previsto fin dal 1942, con il Codice della Navigazione, e che è sempre stato ignorato, quando non stralciato o emendato.
Quella di oggi è una punizione severissima che punisce una politica miope, pavida e indecisa. Dieci anni di ambiguità a caccia di voti hanno prodotto questo risultato.
Un risultato che – comunque vada – sarà un insuccesso garantito.
Sarà un insuccesso perché la non-gestione della vicenda delle concessioni balneari ha creato una fortissima spaccatura fra chi le spiagge le aveva e chi no. Fra chi ne ha goduto e chi non ha potuto farlo.
L’incertezza di questi lunghi anni, fra il recepimento della Direttiva e oggi, ha comunque penalizzato tutto il settore. Non sapremo mai quante imprese non sono partite, quanti investimenti non sono stati fatti, quante nuove attività sono morte sul nascere e quanta economia sia stata bloccata in attesa di sapere che fare.
E’ un danno incalcolabile per tutta la collettività.
Sono anni che si parla di politica del doppio binario, ma il Governo ha preferito temporeggiare e sperare che passasse la nottata. Ma la nottata non poteva passare, perché ci sono delle Direttive da rispettare e la Corte UE lo ha ribadito. Le Direttive non sono il Diavolo, sono state create con l’apporto anche dei politici italiani, non scordiamolo.
E possono anche essere un’opportunità. Sarebbe anche il caso di capire che i cittadini non sono solo i bagnini, che hanno fatto sentire forte le proprie ragioni, ma anche quelli che bagnini lo vorrebbero diventare ma che in un mercato bloccato non possono entrare.
Senza mai dimenticare quelli che vorrebbero una fruizione più libera della spiaggia.
Quindi è il caso di rendersi conto che, adesso, il lavoro da fare è un altro: si deve pensare a come applicare la Direttiva Bolkestein nella maniera più giusta ed equilibrata, per far sì che il turismo balneare non ne risenta e per liberare nuove energie positive.
Dobbiamo vigilare perché ad essere tutelate siano le micro-imprese familiari, che hanno sempre caratterizzato l’imprenditoria del settore in Italia, evitando la concentrazione di concessioni nelle mani di multi-nazionali o cartelli appositamente creati (dove, fra l’altro, c’è preoccupazione per le possibili infiltrazioni di criminalità organizzata) e dobbiamo avere un occhio di riguardo per quelle attività che favoriscano la sostenibilità ambientale.
La maniera nella quale saranno scritti i bandi è assolutamente decisiva ed essenziale.
Ci spiace per tutti quei concessionari che hanno sottoscritto l’Atto Formale sottopostogli dal sindaco Mallegni, e di cui tanto vanto si è fatto alle varie riunioni di categoria, dove si è anche lanciato nella proposta di un rappresentante politico unico a Roma, che tuteli gli interessi dei concessionari balneari e che risponda direttamente agli iscritti alle varie sigle sindacali del settore.
Ha invocato il ritorno al primato della politica e stop ai magistrati che vorrebbero decidere per tutti.
Chi dovrebbe essere, questo rappresentante unico, ci sembra forse di intravederlo.

Da oggi la proroga al 2020 è nulla, le concessioni in essere sono abusive, ed è bene che il Governo non si inventi altri intrallazzi perché i cittadini non sopporteranno oltre, di sicuro non sono più disposti a pagare onerose procedure di infrazione per tutelare i privilegi di chi è abituato a scriversi le leggi a proprio uso e consumo.”

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