La mostra dedicata al surrealista Dalì, “Salvador Dalì. Tra sogno e realtà” ha aperto i battenti da pochi giorni a Pietrasanta dopo aver girato mezzo mondo, ma già fa parlare di sè… in ogni senso: se i visitatori e i giornalisti si mostrano entusiasti, sono alcuni esperti d’arte a sollevare più di un dubbio sulla qualità dell’offerta espositiva.
Particolarmente duro l’autorevole blog “Finestre sull’Arte”, che in un dettagliato e sapido articolo dall’eloquente titolo “I “quasi Dalì” di Pietrasanta: una mostra inutile, senzsalvdor dalìa capo né coda“, si pone un grosso interrogativo sul valore e l’autenticità delle opere esposte. Le condivisioni sui social network non si sono fatte attendere (proprio su Facebook ci siamo imbattuti nel post)
Se l’impatto visivo è imponente per quanto riguarda le statue di piazza Duomo, e il “luna park”, così definito, si rivela divertente e curioso, la mostra in sé viene criticata per l’eccessiva ed esibita autocelebrazione delle autorità e dell’organizzatore, delle informazioni mancanti o lacunose sulle opere, la vaghezza del percorso espositivo, il catalogo privo di saggi.
“L’unico intervento della mano dell’artista è la firma a matita sulle stampe”, scrive causticamente il blog, non la realizzazione delle stesse. Disegni trasformati in statue, insomma. Non opere originali.
“Il problema – recita in chiusura l’articolo – è che alla mostra manca totalmente un progetto, è un’esposizione senza capo né coda, il visitatore esce sapendo su Dalì niente più di quanto ne sapesse all’entrata, e il tutto assume le sembianze di un’enorme pubblicità all’azienda organizzatrice. Allestita però nel contesto di uno spazio pubblico.”
La stessa cosa era già successa qualche mese fa, quando altre polemiche si sollevarono per sculture attribuite al pittore, altre “elaborazioni tridimensionali di opere bidimensionali”, con una guerra scoppiata tra un grande collezionista, Beniamino Levi (dello Space Dalí di Parigi) e la stessa Fondazione Dalì. Fonte La Stampa
