“Non diciamo no a qualsiasi proposta, come lamenta il Movimento 5 Stelle.” Così si difende il sindaco di Seravezza Riccardo Tarabella dopo l’affondo dei pentastellati

“Lo diciamo solo a quelle pretestuose o sbagliate nella forma, alle mozioni fotocopia che potrebbero essere valide per tutti i Comuni d’Italia – quindi non basate su un’attenta lettura della realtà locale – o a quelle che arrivano in Consiglio Comunale preconfezionate, senza che ci sia stata una preventiva opportunità di condividerle e costruirne assieme i contenuti. Le otto respinte al Movimento 5 Stelle, dispiace dirlo, erano tutte di questo stampo.

Un esempio? La mozione sui referendum comunali, con la richiesta di abbassare il numero delle firme necessarie per la presentazione e la contestuale eliminazione del quorum di validità. Sui motivi del non accoglimento è stata data ampia e completa argomentazione in Consiglio Comunale, dimostrando che le proposte, anche quando possono sembrare un po’ pretestuose, sono comunque vagliate attentamente nel merito.

Chi ha proposto le modifiche non si è nemmeno reso conto che la disciplina statutaria del referendum comunale prevede già requisiti molto contenuti: un sesto degli aventi diritto al voto, per quanto riguarda le sottoscrizioni, un terzo (e non la maggioranza assoluta come erroneamente affermato nella mozione di M5S) per il quorum di validità. In perfetta linea con gli altri comuni versiliesi, lo Statuto di Seravezza è anzi proprio tra quelli che disciplinano in maniera più aperta lo strumento referendario.

Non è in ogni caso condivisibile il principio promosso: ridurre il numero di firme richieste e insieme eliminare il quorum comporterebbe il rischio che un numero limitato di elettori possa prima proporre e poi con pochi votanti far passare una proposta contro il parere o con l’indifferenza della maggior parte dei cittadini. In sostanza, si rischierebbe di sovvertire i termini del principio democratico, consentendo a una minoranza, magari portatrice di un interesse particolare, di prevalere sull’interesse generale, a spese peraltro dell’intera comunità. Se si volesse abbassare o eliminare il quorum, semmai bisognerebbe pensare di alzare il numero di sottoscrittori, per verificare in anticipo il reale e diffuso interesse sul territorio per la questione sottoposta.

Totalmente pretestuosa poi la mozione sul baratto amministrativo. Chiedere al Sindaco e alla Giunta di adoprarsi per attuare un obiettivo che è già scritto nelle linee di mandato dell’Amministrazione significa solo voler mettere una bandierina politica su un tema e un progetto proprio della maggioranza.

Come fatto più volte presente, se la volontà di collaborazione fosse reale, certi temi potrebbero essere proposti e discussi in via preventiva e non portati direttamente in Consiglio comunale e pretendere che siano approvati.”

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