In una bella Domenica di fine Marzo io, Piero e Vasco decidiamo per una salita invernale (in ambiente innevato) tra le più classiche delle Alpi Apuane alla Pania della Croce, passando dalla Borra di Canala.

Questo trekking invernale richiede buona esperienza nella progressione su neve e ghiaccio, uso di piccozza e ramponi ed un discreto allenamento fisico.

Di buon ora partiamo da casa e ci dirigiamo verso Gallicano; da qui occorre seguire le indicazioni per Molazzana e, quindi, la segnaletica che indica Rifugio Rossi – Piglionico. Da Molazzana la strada inizia a salire rapidamente; in breve vi troverete a percorrere una strada asfaltata nel bosco che, all’altezza di una colonnina per il pagamento del parcheggio giornaliero (3 euro di contributo richiesto dal Comune agli appassionati di montagna per la manutenzione della strada), diviene sterrata.
Cappella PiglionicoIn inverno già in questo punto troverete ambiente completamente innevato, con necessità di pneumatici invernali o catene; in 10-15 minuti si arriva quindi al parcheggio (sono trascorsi circa 1h45’ da Massarosa; se l’eccessivo innevamento non lo impedisce, arriverete nei pressi di una cappella in pietra ben visibile sul lato sinistro della strada, altrimenti sarà necessario parcheggiare prima e proseguire a piedi zaino in spalla).

 

Comincia la nostra escursione

Preparato lo zaino, fondamentali ghette, ramponi e piccozza, proseguirete lungo la strada, oltre la cappella, fino a quando la carreggiata si fa sentiero; imboccherete dunque il sentiero fino ad un crocevia (1000 mt circa s.l.m.): sulla sinistra si sviluppa la via n° 7 (via normale per il rifugio Rossi e poi per La Pania della Croce); voi seguirete invece il sentiero n° 127, sulla destra, in leggera discesa che conduce, in 45’ abbondanti e in ambiente che richiede (se innevato) attenzione e buon uso dei ramponi, all’attacco della via n° 139 (la via, cioè, che porta alla Borra); troverete l’imbocco del 139 sulla vostra sinistra, ben indicato dalla segnaletica CAI, appena dietro una curva disegnata dal 127.

La mappa del percorso che da Piglionico porta alla Pania della Croce passando da Borra di Canala

Piglionico borra di canala pania della croce

Il sentiero 139 sale rapidamente, prima nel bosco e poi per sfasciumi: in genere è qui, dove iniziano gli sfasciumi, che in marzo troverete i primi consistenti nevai ed è dunque qui che dovrete calzare i ramponi. In breve, preceduto da un tratto assai ripido, che se completamente innevato va affrontato direttamente faccia al pendio. Dopo circa 30 minuti del sentiero 139, arriviamo alla “porta” della Borra di Canala.

Vi trovate in un ambiente maestoso: un profondo canale roccioso delimitato a sinistra dall’altipiano della Vetricia (una zona carsica di enorme interesse geologico e speleologico; vi si trovano diversi “abissi” tra i quali il famoso abisso Revel, fino a qualche anno fa l’abisso più profondo conosciuto e sede di un nevaio perenne) e a destra dalla affascinante parete Nord Est del Pizzo delle Saette (Gruppo delle Panie).

Occorre procedere sul fondo del canale dove in genere esiste, in ogni caso, la traccia da seguire per l’ascesa; la salita del canalone dapprima è piuttosto dolce, ma nella parte finale preparatevi a due “muri” di neve assai lunghi e impegnativi pur non presentando caratteristiche alpinistiche: in questi punti, specialmente in caso di neve dura o ghiacciata, è opportuno un buon uso dei ramponi e della “picca” (proibito, ovviamente, cadere).

Superati questi passaggi vi troverete su un pianoro dove potrete riprendere fiato per qualche minuto: sotto di voi, bellissimo, il canale di salita innevato ed illuminato dal sole; in lontananza gli Appennini.

Foce del Puntone
Foce del Puntone

Ripreso a ramponare e percorso un dolce e facile traverso verso destra, eccoci dopo 45′ dall’attacco della Borra di Canala alla Foce del Puntone, ben indicata da segnaletica CAI. Per chi arriva dal canalone, a sinistra si può proseguire per il Rifugio Rossi percorrendo una insidiosa (in inverno) traccia assai esposta a causa dell’innevamento (spesso ghiacciato) e, a destra, vi addentrerete invece nel così detto Vallone dell’Inferno, raggiungerete per traccia evidente la cresta della Pania della Croce e quindi la vetta dopo altri 45’ dalla Foce del Puntone.

 

Arrivati sulla vetta della Pania della Croce

Cresta PaniaSiete sulla vetta della Pania della Croce, “Regina” delle Apuane (1858 mt s.l.m.); lo spettacolo è meraviglioso: il mare della Versilia ad Ovest fino, nelle giornate più limpide ad ammirare la Corsica. Ad Est la Garfagnana ed oltre l’Appennino, tutt’intorno le Alpi Apuane; nel versante opposto a quello di salita, nella incantevole Valle di Mosceta, l’accogliente Rifugio Del Freo (CAI Viareggio); sul versante di salita, appena sotto le pendici del “Naso dell’Uomo Morto” (semplicemente “il Naso” per noi Versiliesi) il piccolo rifugio Enrico Rossi.

 pania della croce

 

Come non fare nostre, quassù, le parole di Mauro Corona:

“Dalla montagna mi sono sentito compreso, ascoltato, degnato di attenzione. Qualche volta anche spintonato, ma sempre dopo essere stato avvertito”.

Per la via di salita potete raggiungere di nuovo la Foce del Puntone e, di qua e con molta attenzione in caso di neve dura, seguendo la traccia, il rifugio Rossi in circa 10 minuti.

Dal Rifugio Rossi, dapprima in ambiente aperto (davanti a voi l’altra Pania, la Pania Secca con la sua avvincente cresta Est) e poi nel bosco di faggi per il sentiero n° 7 (ben tracciato da segni bianco rossi sugli alberi), ritornerete al crocevia iniziale (quello dove avete imboccato la via 127) e, da qua, alla località Piglionico e all’auto (1h30’ circa dal Rifugio).


Difficoltà:

Impegnativo

Durata Itinerario:

7 ore circa


La leggenda dell’Omo Morto

Tra la Pania della Croce e la Pania Secca si staglia chiaro – visibile sia dalla Versila, dalla garfagnana che dalla lucchesia – il profilo di un gigante addormentato.
Per noi versiliesi uno profilo da sempre conosciuto, “Uomo Morto

La leggenda legata a quello che semplicemente è un fenomeno erosivo dell’orogenesi delle alpi Apuane è comunque molto bella e affascinante:
Si racconta, che tanti e tanti anni fa la Pania della Croce e la Pania Secca non erano unite e in mezzo si trovavano vasti prati dove i pastori conducevano ogni estate i loro greggi a pascolare.
Un giorno, un pastore e una pastorella si incontrarono su quei pascoli e trascorsero tempo insieme a fare ghirlande di fiori, a guardare il mare lontano, a confidarsi i loro sogni e tra i due fanciulli nacque l’amore, ma sul finir dell’estate, il giovane pastore iniziò a trascorrere sempre più tempo da solo a guardare il mare.
Il ragazzo pensava ai alle navi, al commercio e alla ricchezza che avrebbe potuto trovare lontano dalle montagne.
La fanciulla iniziò a preoccuparsi per lui; gli rivolgeva molte domande e gli prestava ogni genere di attenzione, ma il giovane era assorto in altri pensieri. Quando giunse il tempo d lasciare gli alpeggi, il giovane confidò alla sua fedele amica che avrebbe lasciato le montagne per andare a fare il marinaio e conoscere il mondo.
Così un giorno partì verso il mare. La giovane pastorella rimase sola sulle sue montagne senza perdere la speranza, neppure per un momento, di vedere un giorno tornare il suo innamorato sui pascoli montani.
Passarono i mesi, gli anni, ma il pastorello non tornò più. La pastorella trascorreva lunghe ore a guardare fissa il mare, pregando il Signore che facesse tornare il suo perduto amore.

Di lei si era accorta, nel frattempo, un giovane ragazzo che era salito sui pascoli della Pania per la prima volta quell’estate.
Affascinato dalla bellezza della giovane che la tristezza aveva reso ancor più attraente, aveva cercato con ogni mezzo di parlare alla ragazza, ma ella fuggiva dalla sua presenza senza rivolgergli una sola parola.
Ma un giorno la pastorella raccontò la storia del suo sfortunato amore, ma ogni sforzo del ragazzo per farle dimenticare le sue pene fu vano.

Il ragazzo salì in vetta alla Pania e chiese a Dio che gli venisse suggerito il modo per far dimenticare alla fanciulla il suo amore.
Gli fu rivelato che l’unico sistema, sarebbe stato quello di impedire alla pastorella la vista del mare, ma per fare questo egli avrebbe dovuto sacrificarsi, stendendosi a terra e lasciare che il suo volto venisse trasformato in quello di un gigante di pietra che avrebbe unito le due Panie, nascondendo la vista del mare.
Il giovane pastore per amore della fanciulla accettò e, da quel giorno, il suo volto fu impresso tra le montagne e venne ricordato da tutti come “l’uomo morto”.

 

Massimiliano LombardiMassimiliano Lombardi
Massimiliano Lombardi

Per maggiori informazioni sui percorsi escursionistici sulle Alpi Apuane, rivolgersi alla sezione CAI di Viareggio “M. Bacci”.
Ricordate, la montagna è un ambiente bellissimo, quanto ostile e difficile da affrontare nelle difficoltà. Valutate prima di partire le vostre corrette condizioni fisiche e l’idoneità dell’attrezzatura. Evitate di addentrarvi in escursioni da soli e ricordate di comunicare sempre l’itinerario che andrete ad affrontare per permettere in caso di necessità di essere rintracciati.

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ultimo aggiornamento: 14-05-2017


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