Teresa Ciabatti, “La più amata”

Mi chiamo Teresa Ciabatti, ho quarantaquattro anni e non trovo pace. Voglio scoprire perché sono questo tipo di adulto, deve esserci un’origine, ricordo, collego. Deve essere successo qualcosa. Qualcuno mi ha fatto del male. Ricordo, collego, invento. Cosa ha generato questa donna incompiuta?”

L’incipit dirompente del romanzo della toscana Teresa Ciabatti racchiude tutte la caratteristiche che prenderanno corpo lungo l’evolversi della trama: la componente autobiografica, lo stile tagliente, la scrittura intesa come ricostruzione e indagine di sé nel tentativo, talvolta esasperato e quasi sempre dai risultati parziali, di fare pace con la propria infanzia.

La protagonista racconta la sua vita nella provincia maremmana dagli anni Settanta ai giorni nostri. La famiglia Ciabatti, composta dal padre Lorenzo, illustre primario, la madre Francesca e i gemelli Teresa e Gianni, vive in un agio economico assoluto dove gradualmente le certezze relazionali, le sicurezze economiche e la fiducia reciproca di disgregano. Teresa, la più amata, è una bambina e poi un’adolescente difficile, curiosa, sensibile, spesso sola, ancorata alla ricchezza e alle sicurezze economiche e sociali che la posizione del padre le offre. Nel suo sofferto racconto traccia la parabola discendente della propria famiglia che non si rivela così perfetta come sembrava. Al centro la perdita di privilegi derivanti da uno status sociale solo superficialmente inattaccabile, ma anche la difficoltà di crescere, di affermarsi, di comprendere, di amarsi, di rendersi consapevole di sé e della propria famiglia, di preservarsi dal dolore che tutto ciò comporta. La storia procede in modo frammentato, così come lo stile narrativo che si rivela perfetto per questo viaggio complesso nel proprio passato le cui conseguenze si ripercuotono sull’adulta di oggi, una voce in controcampo che si fa spazio nel romanzo. La somma degli accadimenti e delle incomprensioni, la rilettura del passato con gli occhi di oggi, motivano in qualche modo l’adulta di oggi che emerge nelle pagine del romanzo come donna inquieta e incompiuta.Le parti introspettive profonde e spiazzanti sono alternate a parti narrative in cui episodi e eventi precipitano. Abile la capacità dell’autrice di intrecciare la storia biografica con alcuni dei misteri d’Italia più rilevanti degli ultimi decenni. La scrittura dell’autrice è tagliente, la scelta delle parole esatta, tanto da renderne tutta la crudeltà, tutto l’affetto che circola nella storia in modo penetrante. Per quanto il romanzo sia doloroso e il contesto di una famiglia ricca in rovina possa apparire distante ai più, la forza di questa storia è proprio nella capacità di rendere il messaggio universale, un messaggio che consiste necessità di immergersi nei propri abissi per conoscersi e ri-conoscersi. Come accade a tutti molte questioni resteranno irrisolte, molti interrogativi, come succede alla protagonista, non troveranno risposta, ma di certo la forza e la voglia di vivere non demordono dinanzi a ciò: si sopravvive al dolore, si sopravvive anche in parte raccontando, si sopravvive e si torna a vivere pur essendo adulti incompiuti. E questo messaggio prezioso regalato dall’autrice con questa storia è l’ossigeno dopo il tuffo dentro la sua, la nostra storia.

L’autrice Teresa Ciabatti

Teresa Ciabatti, nata a Orbetello, vive a Roma. Dopo aver frequentato la scuola di Baricco a Torino, ha pubblicato i romanzi “Adelmo torna da me” (da cui è stato tratto il film di Virzì “L’estate del mio primo bacio”), “I giorni felici” e “Il mio paradiso è deserto”. Ha collaborato come sceneggiatrice alla realizzazione di numerosi film tra cui “Tre metri sopra il cielo” di L. Lucini, “L’estate del mio primo bacio” di Virzì, “Cosmonauta”di S.Nicchiarelli e “La parrucchiera” di S. Incerti. Il suo ultimo romanzo “La più amata” è semifinalista al Premio Strega, la sua candidatura è sostenuta da S. Bartezzaghi e E. Nesi.

 

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il piacere dei libri recensione Teresa Ciabatti

ultimo aggiornamento: 22-05-2017


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