Vanni Santoni, La stanza profonda

Appena il tempo del gioco si è interrotto, gli anni in cui avete giocato sono piombati tutti assieme, qua sotto, facendone un luogo abbandonato”.

Un vecchio garage nella provincia toscana è l’ambientazione del libro di Vanni Santoni. Protagonisti un gruppo di adolescenti che fra gli anni’80 e ’90 hanno instaurato legami e relazioni intorno al mondo dei giochi di ruolo. Attraverso un testo tra saggio e romanzo, in perfetta continuità con il precedente “ Muro di casse”, lo scrittore toscano riporta l’attenzione, con un’analisi attenta e coinvolgente, sulla micro cultura dei giochi di ruolo che negli anni d’oro della sua espansione vantava circa 30 milioni di partecipanti. Con la rievocazione di manuali, dadi, personaggi, atmosfere, reclutamenti,Vanni Santoni tratteggia così con precisione e coinvolgimento il mondo dei giochi di ruolo senza scadere nell’effetto nostalgia. Una narrazione equilibrata in cui emergono alcuni tratti caratteristici dei giochi di ruolo ossia la fantasia, la narrazione, la solidarietà nel gruppo di amici, offrendo un affresco della provincia rurale di quegli anni. In questo contesto particolare di una generazione stimolata da molteplici immaginari che nel romanzo sono accennati (la profusione dei cartoon giapponesi, l’affermazione del fantasy, gli stilemi del cinema di fantascienza…), l’attività dei giochi di ruolo si afferma quasi come una forma di avanguardia culturale o controcultura. Osteggiata dai pareri dei media negli anni del suo massimo sviluppo, con questo romanzo se ne sottolineano soprattutto gli elementi innovativi e positivi come la creazione di senso, lo spazio del sé attraverso la narrazione collettiva, sulle frontiere del gioco e del teatro d’improvvisazione. La scrittura procede con interessanti sguardi sul presente: i giochi di ruolo nella loro creazione di mondi “altri” e dei profili personaggi sono anche precursori della realtà virtuale che caratterizza la nostra vita digitale.

Romanzo intenso

Un romanzo intenso, scorrevole, dove la narrazione in seconda persona facilita la partecipazione del lettore, anche di quello non propriamente esperto di giochi di ruolo.

Il romanzo è anche una fotografia generazionale in cui ritrovarsi è naturale delineando il cambiamento delle realtà periferiche nell’arco dei vent’anni che si sono tradotti nei protagonisti come mutamenti culturali e sociali. “La stanza profonda” difatti si fa metafora: il bunker non è solo profondo perché nascosto e attrezzato, ma è profondo perché infinite sono le fantasie di chi lo ha frequentato giocando, aumentando così coi propri ricordi la profondità di uno spazio fisico e emotivo.

Un testo particolare che ha segnato anche l’ingresso dell’editore Laterza tra i finalisti del premio Strega

L’autore

la stanza profonda, vanni santoni

Vanni Santoni (Montevarchi, 1978), laureato in scienze politiche, dopo aver vinto premi per autori inediti, esordisce nel 2006 con “Personaggi precari”, un libro sperimentale. Seguono fra gli altri“Gli interessi comuni” (Feltrinelli 2008), “Terra ignota” (Mondadori 2013), “Se io fossi fuoco, arderei Firenze” (Laterza, 2011) e “Muro di casse” (Laterza, 2015).

 

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