“Le navi italiane in Libia sono un elemento importante: di fatto la Libia fa affidamento sull’Italia e ha chiesto al governo italiano una mano”. Lo ha detto il ministro della Difesa Roberta Pinotti ospite al Caffè della Versiliana assieme all’Ambasciatore del Regno Unito, Jill Morris, intervistate da Marco Ventura.

 “Atto ostile”

Se tu entri con una nave straniera in acque straniere senza autorizzazione – ha spiegato il ministro – è un atto ostile. Chi parla di blocco navale forse non sa cosa è: non vuol dire che blocchi i migranti, si tratterebbe di un atto ostile. Chi dice che poteva essere fatto prima non considera che questa missione non può essere fatta se il paese sovrano non lo vuole. Si tratta di una strategia di lungo periodo. In una situazione di grande fragilità abbiamo lavorato per la stabilità della Libia: abbiamo addestrato la guardia costiera libica, abbiamo riconsegnato pattugliatori che erano stati distrutti. La nostra marina, impiegata nella missione europea Sofia, ha fatto un serio addestramento”.

La questione Libia, all’indomani dell’approvazione dell’invio del contingente italiano deciso dal governo italiano, è stato al centro del dibattito al Caffè, anche se il Ministro non ha svelato troppo, visto che martedì prossimo relazionerà sul tema in Parlamento. “Poi c’è stato il combattimento per riprendere Sirte, quando la Libia rischiava di diventare un altro Califfato: abbiamo fatto un ospedale da campo che è ancora attivo. Facciamo opera di sminamento, perché ci è stato richiesto. Ora è una terza fase: la guardia costiera libica si trova a combattere con scafisti molto agguerriti, che sparano. E su richiesta del presidente Serraj la Libia oggi ha chiesto una mano all’Italia.”

 “Se attaccati risponderemo al fuoco”

“Quali saranno le regole di ingaggio in Libia? Nel momento in cui un Paese ci chiede una mano – ha aggiunto Roberta Pinotti – la prima cosa che sarà fatta è parlare ai libici e decidere cosa fare insieme. Risponderemo al fuoco se attaccati? Questo sempre, in ogni occasione. Ma per i dettagli risponderò martedì in parlamento”.

“Lo scopo dell’operazione in Libia – ha spiegato il Ministro – è quello contenuto nel mandato della missione europea Sofia. Il primo step era la raccolta di informazioni. Il secondo step era addestrare e contrastare l’immigrazione clandestina. Il terzo step parlava di intervento in acque libiche e in Libia se richiesto dalla Libia o dall’Onu. Siamo perfettamente allineati – ha aggiunto Pinotti – con la missione europea, anche se la richiesta di sostegno è arrivata in modo bilaterale. L’Italia dovrebbe essere contenta di una cosa: i libici ,che hanno già riportato sulle coste circa 12 mila migranti, hanno espresso la volontà di essere in prima linea, e per questo ci ha chiesto una mano”.

Le domande sul tema Libia sono state molte. “La missione in Libia legata a pressioni elettorali? No, il motivo della missione oggi è che solo oggi la Libia ce lo ha chiesto. Aggiungo che i fenomeni migratori non si risolvono controllando le coste libiche: bisognerebbe ad esempio andare a controllare la frontiera col Niger. Per questo parliamo anche col Niger, per capre se c’è la possibilità di aumentare i controlli alle frontiere, e per questo parliamo con Francia e Germania che hanno missioni attive in Niger”.

Fincantieri e Macron

Da Ministro della Difesa Pinotti è stata interpellata anche sulla diatriba con la Francia. “I fatti legati a Fincantieri (la nazionalizzazione di STX France, la società che gestisce i cantieri del porto francese di Saint-Nazaire, ndr) sono gravi: mettono in dubbio l’idea di difesa europea”.

“Il mancato accordo con Fincantieri – ha spiegato il ministro – è grave non solo perché non è stato portato a termine un accordo preso. Ma anche perché se la Francia frena sul progetto di Fincantieri, quello di unire cioè i cantieri italiani e francesi quando già abbiamo produzioni in comune, diamo una frenata anche al progetto di aggregazione industriale, che è il primo passo verso il concetto di difesa comune europea. Io non credo sia una partita chiusa. Dal punto di vista della difesa è deludente che questo processo si sia interrotto. Un forte filone europeista sembrava essere il segno di questa presidenza francese: questo atto invece pone un blocco sulla possibilità di costruire una difesa Europa comune. Mi pongo infine una domanda: perché il 66% alla Corea andava bene e la stessa quota all’Italia no? A tal riguardo ci sarà un incontro tra il ministro francese e Calenda previsto per martedì”.

Migrazione e Ong

“Credo sia importante il lavoro fatto dal ministro Minniti, quello di richiedere un codice di comportamento per le ONG e di farlo approvare a livello europeo.  Mi sembra giusto chiedere alle Ong di rispettare le regole che chiediamo. Penso che dobbiamo distinguere tra coloro che salvano vite in mare e coloro che eventualmente possono commettere un crimine, come collaborare con gli scafisti. Le Ong mosse da fini umanitari non hanno alcun interesse ad aiutare la rete degli scafisti. Penso che sia una proposta sensata: un regolamento, approvato dall’Europa, per fornire precise modalità di salvataggio in mare”.

Brexit

“L’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea non ha ripercussioni sul tema della difesa europea”

Lo ha detto il ministro della Difesa Roberta Pinotti ospite al Caffè della Versiliana insieme all’Ambasciatore del Regno Unito, Jill Morris. “Subito dopo la decisione popolo britannico del Si alla Brexit il ministro della difesa britannico è venuto a trovarmi. Il messaggio che è venuto immediatamente a portare è stato: ‘noi abbiamo deciso di uscire dall’Unione Europea non di uscire dall’Europa, quindi tutti i temi che riguardano la difesa dell’Europa continua ad interessarci, tanto che siamo disponibili a rimanere nelle missioni di pace’. Quindi non sono preoccupata – ha concluso in Ministro – in termini di difesa dell’Europa, dalla Brexit. anche perch éesiste un’alleanza più forte, che è la Nato, nella quale la Gran Bretagna collabora e coopera”.

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