“Dio li fa poi li accoppia, diceva un vecchio adagio. Proprio così verrebbe da pensare leggendo la vicenda dell’ipotetico conflitto di interessi tra l’amministratore unico della Pietrasanta sviluppo e il Comune in seguito ad una causa intrapresa dallo stesso Viviani contro il Comune con oggetto richiesta di risarcimento danni.” A scrivere è Antonio Orsucci, Segretario comunale Partito Democratico Pietrasanta

“La vicenda nella sostanza è semplice, ma forse non è mai stata raccontata per come realmente è: Viviani si lamenta perché il Regolamento Urbanistico gli ha concesso un terreno edificabile di mq 3.400, per complessivi 1.700mq costruibili con la “sfortunata” destinazione commerciale direzionale artigianale di servizio, cioè con la possibilità di costruire un grande capannone, fra l’altro l’unico possibile nella zona in oggetto, per destinazioni ampie e articolate. Lo “sfortunato” imprenditore rivendica il fatto che la destinazione doveva essere solo artigianale e non anche commerciale e intenta una causa milionaria al Comune.

Chissà cosa avrebbe fatto se come tante altre persone si fosse trovato un’area a sola destinazione agricola, forse si sarebbe incatenato per protestare del sopruso. Nel mentre il Comune gli nega un Permesso di Costruire, titolo poi recentemente concesso.

Al di là del fatto che di per sé la vicenda faccia riflettere sul protagonista, nulla sarebbe se Viviani fosse rimasto solo l’imprenditore privato che coltiva i suoi interessi, però nel frattempo il Sindaco lo nomina amministratore di una società partecipata interamente dallo stesso Comune.

Viviani fa causa al Sindaco per questioni amministrative, il Sindaco nomina difensore l’Ufficio Legale del Comune (Delibera di Giunta n. 165/17), scatta la richiesta di possibile conflitto di interessi e lo stesso ufficio che difende il Comune contro Viviani dice che il conflitto di interessi non c’è. Sembrerebbe un rompicapo o più propriamente una presa in giro estiva, invece è la triste realtà che viviamo a Pietrasanta da due anni a questa parte, pari è mio dispari anche.

Crediamo che la vicenda sia grottesca e anche ridicola e che gli attori in campo avrebbero forse fatto meglio ad astenersi dall’esprimere opinioni e pareri che, seppur sicuramente sostanziati dall’ampia e nota conoscenza giuridica, sono al di fuori da ogni logica e dal buon senso.

Sarebbe quantomeno opportuno poi che Viviani, che tra l’altro ha continuato a lavorare con la sua ditta per il Comune, scegliesse se continuare a fare l’amministratore pubblico o l’imprenditore, perché non è una postilla di una legge o di una sentenza, per altro interpretata come può tornare più utile, a qualificare una persona che ha a che fare con i pubblici uffici, ma il modo di affrontare il rapporto tra interessi pubblici e privati, ed è molto triste che non si levi un sussulto di dignità da parte della stessa maggioranza, anche al fine di evitare di essere messi in difficoltà, pure nell’immediato futuro, dinanzi ad una situazione non facilmente difendibile dal punto di vista politico.”

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