“Il mare dove non si tocca”, Mondadori 2017 è un lungo racconto scritto in prima persona dal piccolo protagonista Fabio.

“Perché il pesce tuo non te lo prende nessuno: nuota strano, nuota a caso, ma ecco che arriva da te”

In un paesino di mare in Toscana, Fabio ci racconta la sua quotidianità scandita nella famiglia Mancini, nipote unico di tanti nonni e figlio di genitori attenti e sensibili.

L’infanzia di Fabio risale agli anno’80: nello sfondo della trama ci sono gli echi dei mondiali, dei primi computer col Basic, un mondo di relazioni umane e profonde, animato dal confronto generazionale fra una battuta di caccia, la mostra dei presepi e i discorsi coi pescatori, le lezioni di vita che tutti cercano di impartire ai più piccoli. E Fabio, tutto sommato, preferisce stare con grandi e anziani piuttosto che con i coetanei.

Nelle pagine si susseguono i piccoli grandi eventi di ogni famiglia e le dinamiche avventurose di una piccola realtà di provincia. Il punto di svolta è un episodio rilevante che accade al padre di Fabio: da quel momento, naturalmente, il bambino rimette in discussione tutto il proprio mondo per arrivare ad afferrare un senso di stesso e della propria realtà basato avviandosi a un percorso di crescita consapevole.

Il romanzo è sorprendente sotto molteplici punti di vista: la narrazione è scorrevole, resa dinamica dai toni ironici e commoventi che si alternano in una partitura perfetta, autentica e ben lontana dagli esercizi di stile. Ciò che colpisce è indubbiamente la capacità che l’autore ha di proporre continuamente il punto di vista di Fabio in tutto il romanzo e nel progredire della sua crescita, portando sempre in primo piano la ricchezza della meraviglia. Sono gli occhi di Fabio che ci raccontano un mondo spesso contraddittorio, fatto di incontri, eventi, mitologie familiari, rapporti e sfide. Con gli occhi di Fabio ci addentriamo in una Versilia reale, genuina, raccontata da dentro. In questo sviluppo degli eventi c’è il crescendo del valore che assume la parola: la parola da ascoltare, la parola per raccontare, per comunicare, per inventare, fino a presagire le abilità narrative nel piccolo Fabio che, come un cerchio magico, aprono e chiudono la storia.

“Perché ci sono cose che arrivano per farti ridere e altre per farti piangere, e altre che sono così giganti da travolgere tutto, e tu voli via con loro e ridi e piangi insieme, e sventoli le mani a caso nell’aria piena di fulmini e tuoni, tuoni e fulmini in braccio a una tempesta che si chiama felicità”

Un libro a tratti commovente, capace di riappacificarci con le nostre ferite più antiche.

E’ bella l’infanzia di Fabio: favolosi sono i suoi dialoghi con Gesù o con Babbo Natale, i primi giorni di scuola, l’attesa dell’estate, gli appuntamenti con gli amici nel bosco e la scoperta della sessualità, le conversazioni con la coetanea Martina, il lento conoscere se stessi per aprirsi al mondo, i dolori e le prove che modellano gli sguardi.

Il romanzo di Fabio merita di essere letto perché ha il grande pregio di aver ridato centralità all’infanzia con le sue meraviglie, le sue incomprensioni, le sue sfumature suggestive e d’incanto, tutte quelle giostre di eventi e emozioni che sono poi la vita stessa.

Un libro che coinvolge e stuzzica il lettore, tra risa e lacrime, da cui è davvero difficile staccarsi e da cui deriva una grande lezione:

“In tutto questo mondo che gira e traballa, la normalità è la stranezza più grande che ci sia.“

L’autore

Fabio Genovesi (Forte dei Marmi, 1974) ha pubblicato romanzi e racconti tra cui “Chi manda le onde” (Mondadori, Premio Strega Giovani, 2015). Collabora con Repubblica, Il corriere della Sera e Vanity Fair.

Fabio Genovesi, Il mare dove non si tocca

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ultimo aggiornamento: 01-10-2017


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