“Disorientale” è il romanzo d’esordio della scrittrice Négar Djavadi, un romanzo che ha la struttura di un vinile con lato A e lato B, molta musica tra le pagine e le numerose identità che confluiscono nel meraviglioso personaggio principale, Kimia. Kimia, come la scrittrice, appartiene a una famiglia di intellettuali che in Iran si è opposta prima allo Scià poi a Kohmeini, trovando poi rifugio clandestino attraverso la fuga a cavallo, in Francia.

“Il passato torna in superficie come la schiuma sul mare”

Con una narrazione che parte da un importante evento della vita attuale di Kimia, l’autrice ripercorre con grande coinvolgimento e ironia la storia della famiglia di Kimia:  le vicende personali dei protagonisti ci conducono così negli aspetti più profondi e dimenticati della storia iraniana. Lungo gli anni e le pagine troviamo dei leit motiv che ritornano con determinazione e piacere: l’opposizione marcata alla dittatura maschilista, la valorizzazione delle numerose identità di cui ciascuno è fatto come valore aggiunto e fondamentale.

Il romanzo di Djavadi è estremamente moderno e capace di attrarre il lettore per tutta la storia: interessante è ad esempio la destrutturazione dei punti di vista occidentali in Oriente e orientali in Occidente, la storia dell’Iran di ieri e quella dell’Europa attuale si fronteggiano e si interesecano continuamente. Lo sguardo di Kimia è lo sguardo che in sé prende le distanza dalla contraddizioni Europee e del Mediterraneo, per analizzarle con lucidità e onestà intellettuale e giungere all’accoglienza come strumento principale di ricomposizione di un’identità individuale, culturale e sociale..

Il testo “Disorientale” è costellato da numerose note definite scherzosamente dalla narratrice “le finestre Wikipedia”: in realtà sono molto di più di aggiunte enciclopediche, sono approfondimenti storici, politici e geografici filtrati dalla biografia e dall’esperienza della protagonista che ce li restituisce con il tocco del vissuto personale. Un altro tema che attraversa la scrittura di “Disorientale” è sicuramente la libertà intesa come coscienza di avere identità plurime e contrastanti dentro di sé. La carrellata di personaggi che si alternano nella ricostruzione di Kaima (genitori, zii, sorelle) è una rassegna puntuale e vivace che regalano al libro diversi approcci e punti di vista sulla storia raccontata.

Di certo l’esperienza cinematografica dell’autrice (sceneggiatrice affermata a Bruxelles) ha influito sulla riuscita del romanzo soprattutto a livello strutturale: un lodevole “montaggio” narrativo sulla linea del tempo e dei luoghi permette infatti al lettore di essere uno spettatore attivo delle narrazioni di Kaima. In questo senso le parole sotto forma di confidenze, dialoghi, racconti ritrovati, si stagliano sugli eventi come le radici stesse della memoria  e quindi dell’identità.

“Il dramma dell’esilio è tutto qui: le persone e le cose esistono, ma bisogna vivere facendo finta che siano morte”

L’autrice

Négar Djavadi (Iran, 1969) appartiene a una famiglia oppositrice al regime dello Scià e di Khomeini. Rifugiata in Francia a undici anni, ha studiato cinematografia a Bruxelles, lavorando sia dietro la macchina da presa sia come sceneggiatrice. “Disorientale” è il suo romanzo d’esordio, un grande successo di critica e di pubblico.

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ultimo aggiornamento: 05-11-2017


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