L’incontro “JACQUES PREVERT A PARIGI” sarà arricchito dalla mostra fotografica di Giovanni Nardini dal titolo “Parigi, uno sguardo umanista”, in programma nelle sale dell’Hotel Esplanade dal 2 al 28 dicembre. Ingresso libero.

In occasione del 40° anniversario della morte del poeta Jacques Prévert, l’Alliance Française di Viareggio organizza un incontro per far conoscere la passione che Prévert ebbe per la città di Parigi, in cui si formò e visse per quasi tutta la sua vita. Verranno approfonditi gli aspetti ecclettici del personaggio, non sempre conosciuti, al di là delle canzoni/poesie che ormai fanno parte del patrimonio mondiale come ad esempio “Le foglie morte” cantate in molte lingue attraverso il mondo . Prévert non è stato solo il poeta dell’Amore ma anche un “artigiano” della parola non solo poetica ma anche cinematografica. Un artista a tutto tondo e un uomo che mise al centro della propria vita e della sua produzione artistica le persone più umili e diseredate della società francese dell’ inizio del 900.

La mostra fotografica “Uno sguardo umanista” di Giovanni Nardini con foto in bianco e nero si inserisce nel modo migliore in questa presentazione dell’uomo e del poeta francese.

Parigi, uno sguardo umanista

Molto suggestive le 25 immagini di Giovanni Nardini che ritraggono le strade della capitale francese. L’uso del bianco e nero è prediletto dal fotografo che lo utilizza in tutti i suoi lavori. L’autore quanto a soggetti aderisce sia alla Street Photography che alla fotografia umanista, perché il suo interesse va prevalentemente alla figura umana nel suo rapporto con l’ambiente. I reportages su spazi e mestieri antichi, su luoghi di culto testimoniano l’interesse etico e sociale alla base della sua ricerca.

Partendo dal titolo – uno sguardo umanista, l’autore si concentra sul modo di leggere l’esistenza umana vista nell’ambiente. Il mondo quotidiano delle strade diventa così scena teatrale, con attori anonimi e inconsapevoli. L’azione del fotografo umanista è quella di cogliere le figure in modo naturale, di restituire l’immagine per come è colta dall’occhio con uno sguardo come in un lampo, senza escludere nulla. E’ quello che fa Nardini quando ritrae le figure umane per le vie e le piazze, nelle stazioni dei metrò, sedute al caffè, con l’occhio sempre attento però alla costruzione dello spazio visivo molto ben distribuito.

Sempre attuale la linea umanista, inossidabile, amata anche dagli autori più giovani. Il motivo risiede nel fatto che, mutando col tempo le fisionomie dei paesaggi umani e di quelli urbani, la registrazione dei cambiamenti antropologici e sociali rimane sempre necessaria. La Parigi di Nardini è molto diversa da quella dell’epoca di Cartier Bresson. La città, sempre bellissima, viene rappresentata nel suo carattere multietnico: una donna col niqap passa davanti a una trattoria cambogiana, ragazzi di colore corrono nella banlieue, camminano davanti a muri pieni di graffiti. L’immagine pubblicitaria è divenuta più invasiva, e le contraddizioni della grande città risultano più evidenti. Resta inalterato il fascino, degli scorci delle vie, di angoli e di piccoli caffè. Personaggi del nostro tempo colti nella loro immanenza.

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ultimo aggiornamento: 29-11-2017


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