La lettera sovversiva. Da don Milani a De Mauro, il potere delle parole 

A questo punto mi occorre spiegare il problema di fondo di ogni vera scuola. E siamo giunti, io penso, alla chiave di questo processo perché io maestro sono accusato di apologia di reato cioè di scuola cattiva. Bisognerà dunque accordarci su ciò che è scuola buona. La scuola è diversa dall’aula del tribunale. Per voi magistrati vale solo ciò che è legge stabilita. La scuola invece siede fra il passato e il futuro e deve averli presenti entrambi.
Don Lorenzo Milani, Lettera ai giudici

“La lettera sovversiva. Da don Milani a De Mauro, il potere della parola” è un saggio con cui Vanessa Roghi cerca di contestualizzare la pubblicazione di “Lettera a una professoressa” di don Milani.

La ricerca che si dipana lungo la narrazione è originale e stimolante: l’autrice, infatti, accanto a un rigoroso lavoro filologico teso a ricostruire sia l’ambiente culturale della provincia fiorentina a cavallo degli anni ’50 e ’60 e la storia della nostra scuola dal secondo dopoguerra, intreccia ricordi personali e punti di vista contrapposti o complementari emersi nel corso del tempo.

Con questo procedimento, la figura di don Milani viene riproposta in maniera autentica, scavando oltre l’iconoclastia, la demonizzazione e la mitologia con cui si è caricata nel corso degli anni.

Se da un lato al centro della ricostruzione ci sono spesso le lettere di don Milani e la sua opera “Esperienze pastorali” per comprendere pienamente l’esperienza di Barbiana e di “Lettera a una professoressa”, numerosi sono i piani che Vanessa Roghi interseca in questo viaggio.

L’opera di don Milani, pubblicata nel 1967, fa da sfondo alle numerose riforme scolastiche che si sono susseguite, come elemento contraddittorio o ispiratore, una sorta di strumento con cui misurare lo status quo della scuola stessa. Il clima intorno alla lettera è intellettualmente e pragmaticamente effervescente: il confronto con le esperienze didattiche di Mario Lodi e Gianni Rodari, ad esempio, contribuiscono a far comprendere meglio la portata della lettera sovversiva e il contesto socio culturale degli alunni che popolavano le classi di allora. Eppure, dal testo di Vanessa Roghi, emerge la grande modernità dell’esperienza di don Milani, all’interno della quale è possibile analizzare tutte le problematiche e le aspettative del futuro della scuola: tuttora molti temi (la soggettività dell’apprendimento, la necessità di far partire tutti dalle stesse condizioni, le pari opportunità oltre le differenze sociali) sono parte irrisolta del dibattito scolastico attuale.

Filo rosso dell’avventura di don Milani è di certo la centralità della parola in un confronto dove già allora, da Calvino a Pasolini, molto si era detto e che resta, con una contestualizzazione differente, un tema caldo fra i nostri banchi di oggi.

Il saggio di Vanessa Roghi, connotato da una ricerca scrupolosa e da un approccio divulgativo, ha il grande pregio di rivolgersi comunque a un pubblico vasto: genitori, insegnanti, appassionati di storia, non addetti ai lavori troveranno in queste pagine un pensiero critico capace di stimolare la riflessione sul ruolo della scuola e della parola nei nostri tempi partendo da una ricollocazione dell’esperienza di Barbiana tra passato e futuro.

“Tutti gli usi della parola a tutti. Mi sembra un buon motto, dal bel suono democratico. Non perché siano tutti artisti, ma perché nessuno sia schiavo” (G. Rodari)

(In collaborazione con libreria “La Vela“, Viareggio)

L’autrice

Vanessa Roghi, storica, è autrice di numerosi documentari per “La grande storia” di RaiTre. Insegna Storia (Università Roma Tre) e Storia e TV (Università La Sapienza, Roma).

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recensioni libri

ultimo aggiornamento: 24-12-2017


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