« Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure. »

Questo dice la costituzione italiana all’art.21.

Che piaccia o no, Casapound è un partito riconosciuto, legale e al quale la commissione elettorale ha permesso di partecipare alle prossime elezioni politiche.
Questa sera, 8 febbraio, aveva chiesto legittimamente di usufruire di uno spazio pubblico a disposizione di tutti i partiti che ne avessero fatto richiesta per presentare i propri candidati alla Camera dei deputati e al Senato per i collegi che comprendono anche il comune di Massarosa.

Inspiegabilmente a soli 50 metri si teneva un’altra manifestazione organizzata da Anpi e dalle forze della sinistra contro il ritorno degli estremismi di destra e il timore di un ritorno del Fascismo.

Evidentemente qualcuno si è messo in testa di essere più in diritto di altri e ha deciso che Casapound non doveva presentare le proprie liste. La tensione ha avuto momenti altissimi, ed è inspiegabile come possano essere state autorizzate nella stessa sera e a così poca distanza tra loro, manifestazioni che potevano provocare disordini e tensione.

Ingente lo spiegamento di forze dell’ordine per sorvegliare il corteo della sinistra che ad un certo momento ha tentato di forzare il blocco per cercare il contatto con Casapound, che – a detta di molti testimoni – non ha mai cercato lo scontro.
La polizia è riuscita a evitare il contatto costretta anche ad effettuare una carica, ma col passare dei minuti il tutto si è limitato allo scambio di accuse, insulti e al lancio di fumogeni e bengala da parte del corteo della sinistra contro i militanti di Casapound rimasti sulle scale del Municipio.

Alcuni testimoni hanno riconosciuto anche un assessore e un consigliere delegato dell’amministrazione Mungai all’interno del corteo che voleva forzare il blocco.

Ricordiamo che Massarosa è stato il primo comune della Versilia che ha votato in consiglio comunale la richiesta di una dichiarazione di antifascismo per ogni cittadino da allegare alle domande da fare all’Ente.
Atto che alcuni ritengono illegale perché lede il diritto costituzionale della libertà di pensiero: La legge Scelba infatti, vieta la ricostituzione del partito Fascista non di avere ideologie di destra. Già nel 1956 la corte costituzionale presieduta da De Nicola, poi Presidente della Repubblica, sancì che la stessa non poteva comportare revisione costituzionale e in merito all’articolo 4 se non ci fosse stata una «esaltazione tale da potere condurre alla riorganizzazione del partito fascista» non consisteva reato neppure la “difesa elogiativa”

Detto questo, un partito legalmente riconosciuto ha il diritto, se non commette reati, di presentarsi agli elettori. Chi si dichiara democratico questo lo accetta!

 

 

Articolo in aggiornamento

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