Una vera azione di squadra. “L’esempio – sottolinea il presidente della Toscana, Enrico Rossi – di una pubblica amministrazione che non lavora a compartimenti stagni: certo per abbatterli ci vuole fatica, ma è la dimostrazione che si può fare”.

L’azione coordinata che il presidente toscano sottolinea e che invita a proseguire è quella che riguarda i controlli (ma anche i corsi di formazione, gli studi e le attività di sensibilizzazione) per rendere le cave del comprensorio apuo-versiliese che estraggono marmo e le aziende che lo lavorano luoghi più sicuri per i lavoratori, ma anche più rispettose di ambiente e paesaggio. Era l’obiettivo del protocollo firmato l’anno scorso a gennaio e stamani al Teatro delle Scuderie Granducali di Seravezza in provincia di Lucca, da dove si scorgono e fanno capolino le prime vette imbiancate di marmo, si è presentata l’occasione per fare il punto: un lungo resoconto che è partito dagli interventi, tutti messi in fila, realizzati nel 2017 fino alle azioni previste per il 2018.

“Nessuno ha mai pensato di chiudere un’attività, come quella estrattiva, che qui va avanti da secoli – spiega il presidente – Avevamo però un sogno, difficile ma non impossibile: quello in cui la ricchezza produce lavoro, sicuro, e la produzione rispetta ambiente e paesaggio. Produttività e sostenibilità possono andare d’accordo: naturalmente servono regole e le regole poi devono essere seguite”.

Il piano straordinario per la sicurezza nelle cave approvato a maggio 2016 si sarebbe dovuto concludere nel 2018. Ma già l’anno scorso, a dicembre, la giunta ha deciso una proroga fino al 2020: 2 milioni e mezzo lo stanziamento iniziale, 750 mila le risorse aggiunte. Stamani a Seravezza c’era il presidente della Toscana Enrico Rossi e c’erano i tecnici di Regione, Asl e Arpat. C’erano i procuratori Aldo Giubilaro di Massa Carrara e Pietro Suchan di Lucca, l’avvocato generale Fabio Maria Gliozzi della Procura generale di Firenze e Valeria Fazio della Procura Generale di Genova. C’erano il colonnello dei carabinieri forestali Maurizio Folliero e il contrammiraglio Giuseppe Tarzia della Direzione Marittima della Toscana. C’erano i sindaci e amministratori del territorio: sono intervenuti quelli di Massa e Carrara, Seravezza, Stazzema e Fivizzano. Tutti soddisfatti per gli obiettivi raggiunti.

“Si è decisamente avvertito il cambio di passo” ripetono gli amministratori in sala. “Le prescrizioni c’erano anche prima – spiegano – ma i controlli erano pochi e magari spesso non venivano così seguite”. Inoltre adesso molte procedure sono state omogeneizzate. Rimane un unico cruccio: le pese pubbliche che molti non hanno, che non è facile realizzare per i troppi accessi alle cave e la necessità dunque di affidarsi alle autocertificazioni.

Rossi ha sottolineato più volte il lavoro di squadra e l’importanza e il valore aggiunto di proseguire sulla strada avviata. “Le regole – dice hanno bisogno di condivisione e ascolto ed abbiamo imboccato il sentiero giusto”. Quanto a capire poi come si dispiieghino l’attività collegiale a cui fa riferimento e il duplice fuoco del progetto – sicurezza sul lavoro e rispetto dell’ambiente e del paesaggio – basta scorrere le corpose slides che si sono susseguite per tutta la mattinata sul grande schermo.

Ci sono i controlli della Asl: quelli sulla sicurezza per i lavoratori, nelle cave e nelle aziende, e sulla conformità dei macchinari che si usano. C’è l’idea di arrivare ad uno sviluppo sostenibile dell’attività estrattiva, con il monitoraggio ad esempio di Arpat delle acque a valle di cave e laboratori che tagliano e lavorano il marmo, oggi realizzato a campione e domani magari in continuum grazie a sensori in fase di taratura. I controlli effettuati hanno segnalato un solo caso di grave alterazione dell’ambiente, ma quasi ovunque l’attività estrattiva e lapidea un impatto l’ha avuto.

C’è, tra le tante altre azioni, l’attività di monitoraggio della stabilità dei versanti condotta dai tecnici della Regione: ogni sei giorni un satellite fotografa e segnala eventuali movimenti e deformazioni del terreno con una simulazione tridimensionale, un sistema che potrebbe essere esportato altrove e non utilizzato solo per i controlli sulle cave. Si pensa anche ad un’analisi di rischio.

C’è lo studio, che sarà finito tra giugno e settembre, del reticolo idraulico e su come ricostruirlo e poi tutelarlo, perché purtroppo – è un dato di fatto – attorno alle cave si è irrimediabilmente perso parte del demanio idrico. C’è infine la tecnologia che sempre ti può dare una mano, con la messa a punto di un database condiviso di tutti i controlli effettuati in cava.

Ci sono le verifiche naturalmente dei carabinieri forestali ma si pensa pure agli incentivi per la ricerca, per individuare come ridurre l’impatto ambientale dell’attività estrattiva, per l’utilizzazione commerciale dei materiali di scarto o di minor pregio ma anche per ridurre il rischio di incidenti sul lavoro.

Occupazione

Fino a trentatré possibili nuovi assunti
Con il piano straordinario per la sicurezza nelle cave la Regione ha assunto, attraverso la Asl, ha programmato di assumere fino a 25 nuovi tecnici del lavoro e 8 geologi e ingegneri. Sono stati stanziati 2 milioni per i primi due anni. Un altro mezzo milione è servito all’acquisto di 17 fuoristrada indispensabili per l’accesso in cava e altri i mezzi. Altri 750 mila euro sono stati aggiunti a dicembre del 2017, per proseguire il progetto. Finora sono operativi dieci tecnici della prevenzione, 1 geologo e 3 ingegneri. Altri due geologi e tre ingegneri sono in fase di assunzione.
Poiché, se le ispezioni aumentano, è logico aspettarsi che anche il lavoro di procure e tribunali possa crescere, la giunta regionale ha deciso anche di di mettere a disposizione delle procure (a proprie spese) personale amministrativo del sistema sanitario e giovani del servizio civile.

Infortuni e incidenti mortali

Dal 2006 al 2016 sono diminuiti gli infortuni in cava: da 174 a 61. Sono però aumentati gli incidenti mortali. Dal 2006 al 2016 nelle sole cave delle Apuane e della Versilia si sono registrati infatti dieci infortuni che si sono conclusi tragicamente: 1 nel 2006, 1 nel 2007, 1 nel 2010, 1 nel 2012, 2 nel 2015 e 4 nel 2016. Nel 2017 e nel 2018 non si sono registrate morti. Nelle aziende del lapideo, nello stesso periodo, si sono contati 1340 infortuni e tre incidenti mortali, due dal 2015.

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