108 metri. The new working class hero (Alberto Prunetti, Laterza, 2018)

«E quando mi troverò nel fango, triste come un altoforno spento, con le dita attaccate agli inguini strizzati o senza fiato per una pallonata della vita nello stomaco, coi miei sogni sconvolti o crollati, nel vento e nella pioggia, saprò che mai camminerò da solo.»

“108 metri” è l’ultimo romanzo di Alberto Prunetti (Laterza, 2018) ma è anche la lunghezza ordinaria delle rotaie prodotte nelle acciaierie di Piombino.

Conosco come lettrice Alberto da quattro anni, quando il suo “Amianto” mi impressionò per lo stile fresco e pungente nel trattare il tema del lavoro, una tematica delicata, importante, mai esaustivamente al centro degli interessi non solo narrativi.

Con “108 metri “Alberto riporta ancora l’attenzione sulle tematiche dell’occupazione. Questa volta al centro della storia c’è un giovane laureato che dalla Maremma parte per l’Inghilterra alla fine degli anni novanta per trovare lavoro. Da pulitore di cessi a pizzaiolo, in una Bristol al contempo spietata e multietnica, il protagonista ci riporta, con ironia graffiante e adesione alla realtà, alla condizione di lavoro dei nuovi emigranti all’estero. Un’esperienza attraverso cui vengono messe in luce le condizioni di lavoro disastrose delle grandi catene e in cui si avvicendano personaggi eccentrici e memorabili legati dall’istinto di sopravvivenza lavorativa in una solidarietà scandita da birre e calcio. L’attenzione posta alle relazioni personali che si innescano nelle drammatiche condizioni lavorative raccontate dal protagonista è acuta e sfaccettata, fotografando un’umanità oppressa in condizioni di lavoro dove la coscienza di classe e i cambiamenti esterni si intrecciano vorticosamente.

Un romanzo su una working class nuova, figlia sempre e comunque di un ‘Italia operaia che cerca di riscattarsi. In questo processo ogni passo è il tentativo di rompere le caste precluse fin dal percorso di studi: sono piccole rivoluzioni lo scegliere un liceo invece di una scuola professionale, una laurea umanistica rispetto a una tecnica e malgrado il raggiungimento dei traguardi preposti, il protagonista ci comunica sempre la difficoltà di queste scelte fuori dai canoni tradizionali.

Cosa anima il protagonista dall’adolescenza alla maturità Qualcosa di molto prezioso: la voglia di sapere, di conoscere, che spazia dalla lettura dei libri a quella della realtà circostante con uno sguardo sempre profondo e auto ironico, sarcastico e realista.

L’opera rappresenta uno sviluppo narrativo ulteriore rispetto al precedente “Amianto”: la forma di romanzo è predominante senza tuttavia togliere niente alla sagacità dell’autore, conferendo anzi alla narrazione una nuova snellezza e ritmo incalzante e coinvolgente.

La ricerca linguistica è ancora più articolata: oltre alle sfumature dialettali, favoloso è l’utilizzo dell’interlingua italiano-inglese tipica di acquisisce una seconda lingua madre stando sul posto. L’effetto linguistico rende la storia ancora più frizzante e sarà proprio la lingua l’ancora di salvezza del protagonista.

La storia del personaggio principale ben si interseca con considerazioni sui contesti culturali e sociali che hanno portato al cambiamento lavorativo nel nostro paese. A riguardo resta particolarmente riuscita quella riguardante gli anni novanta come spartiacque nel modo di vivere il lavoro e la vita sociale: a un cambiamento lessicale, reso in maniera esilarante, corrisponde la mutazione di costumi e rapporti lavorativi. Fra i personaggi ritroviamo Renato, figura fondamentale di “Amianto” e che qui ritroviamo come operaio della vecchia guardia e padre.

Al centro del testo di Prunetti c’è pertanto ancora il confronto sia in senso generazionale sia in senso etnico. Il testo sta riscuotendo un buon successo di pubblico e critica ed è anche un interessante stimolo sulla narrazione a cavallo tra fiction e non ficition, con interessanti contributi sul tema ( vedi

Capace di andare oltre gli stereotipi sulla fuga di cervelli con lo sfondo della Brexit, Prunetti di offre una nuova epopea operaia tra il tragico e il comico per fare il punto della nuova emigrazione italiana in Inghilterra con una maturità autoriale e stilistica convincente capace al contempo di divertire, far riflettere, scuotere il lettore.

(In collaborazione con la libreria “La Vela” di Viareggio)

L’autore

Alberto Prunetti (1973), nato e cresciuto nella provincia di Grosseto, ha tradotto, tra le altre cose, Evaristo Carriego, Osvaldo Bayer, David Graeber. Collabora con “La Repubblica” e tra i suoi romanzi ricordiamo “Amianto” (2014, ed. Alegre).

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ultimo aggiornamento: 17-04-2018


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