“La Toscana è contraria ai condoni e non possiamo accettare l’idea di autorizzazioni rilasciate a sanatoria. Non siamo certo per chiudere le cave o per sospendere l’attività, ma davanti ad abusi importanti, di oltre 1000 mc, non possiamo fare finta di nulla. Con questa modifica ribadiamo la necessità di procedere all’interno di autorizzazioni già rilasciate e non a sanatoria, puntualizziamo che in caso di abusi non si procederà come in passato, tuttavia siamo venuti incontro alle esigenze produttive e ci siamo impegnati a velocizzare i tempi per il rilascio delle autorizzazioni, soprattutto per quanto riguarda la sicurezza, ed accogliamo con interesse la proposta che arriva dal sindacato, di lavorare per un fondo che tuteli i lavoratori durante eventuali periodi di sospensione dell’attività “. Così il presidente della Toscana Enrico Rossi ha spiegato il senso dell’articolo 58 bis recen temente inserito nella legge 35/2015 “Disciplina in materia di cave”.

Rossi, a Massa insieme all’assessore regionale alle cave Vincenzo Ceccarelli per illustrare la modifica alla LR35/2015 alle categorie ed agli enti locali, ha precisato: “La Toscana ha una legge sulle cave approvata nel 2015 e questa non viene messa in dubbio. La modifica introdotta con l’articolo 58 bis si è resa necessaria per limitare i problemi occupazionali che si sono creati con la sospensione dell’attività di alcune cave a seguito di abusi verificati grazie al programma di controllo ambientale che la Regione sta portando avanti insieme alla Procura della Repubblica, alle forze dell’ordine ed a Arpat”. “Mi sembra che sia stato avviato con le istituzioni locali e le parti sociali un costruttivo confronto – ha detto al termine dell’incontro – che ritengo positivo. Mi sembra che stia iniziando a passare il concetto che gli atti amministrativi servono per la sicurezza dei lavoratori e la tutela dell’ambiente. Quindi son o certo che discuteremo ma alla fine troveremo la strada giusta, nell’interesse del lavoro, dell’ambiente e dell’attività estrattiva”.

Rossi ha inoltre sottolineato il suo favore ad una proposta arrivata dal mondo sindacale: “Caldeggio la proposta di costituire un fondo a tutela dei lavoratori, da utilizzare per coprire i periodi di eventuale sospensione dell’attività dovuti alla necessità di varianti o a irregolarità emerse durante i controlli. In questo modo non ci sarebbe più la possibilità di ricatto occupazionale. In questo modo se i lavoratori dovessero veder sospeso per un periodo il loro lavoro, non resterebbero senza stipendio, ma avrebbero una sorta di cassa integrazione. Ho visto che anche gli imprenditori su questo tema non hanno chiuso la porta”.

Entra nel merito della modifica di legge l’assessore regionale Ceccarelli, che spiega: “L’articolo 58 bis è una norma transitoria che ha valore solo fino al 5 giugno 2019 e che, tenendo conto del fatto che in diversi Comuni dell’area apuo-versiliese c’è stata una errata interpretazione che faceva coincidere il perimetro autorizzato con l’area estrattiva a disposizione e non solo con l’escavo autorizzato, salva le autorizzazioni e le concessioni di alcuni imprenditori che hanno escavato oltre 1000 mc al di fuori del perimetro autorizzato. Secondo la legge regionale 35/2015 di fronte ad abusi l’autorizzazione e perfino la concessione avrebbero dovuto essere revocate, ma in virtù di questo articolo a questi imprenditori l’autorizzazione sarà solo sospesa ed essi avranno 60 giorni per predisporre un progetto di messa in sicurezza e 180 giorni per stendere un piano di risistemazione ambientale, che dovrà es sere approvato prima della ripresa dell’attività. Tutte le scelte sono state fatte rispettando la linea che la Regione si è data: quella di far rispettare le regole, coniugando lo sviluppo e l’occupazione con la salvaguardia dell’ambiente e del paesaggio secondo il principio di legalità”.

Cave, stop a incertezze: disposizioni speciali fino a giugno 2019, poi applicazione rigorosa della lr 35/2015

La legge regionale 35/2015 (“Disposizioni in materia di cave”) prevede, nel caso in cui un imprenditore titolare di una autorizzazione abbia realizzato escavi superiori per oltre 1000 mc ai volumi autorizzati dal progetto di coltivazione, la decadenza dell’autorizzazione stessa. Una norma severa, ma necessaria per salvaguardare il paesaggio e l’ambiente.
A partire dai controlli effettuati tra il 2016 ed il 2017 dalla Regione e dalla Forestale (in attuazione della convenzione stipulata nel 2016) è emersa un’interpretazione estesa del perimetro autorizzato, inteso come ‘complessivo compendio estrattivo’, questo ha generato ambiguità nell’applicazione delle sanzioni previste dalla legge.

Per porre fine ad ogni incertezza e a interpretazioni dubbie relative al sanzionamento degli abusi oltre i 1000 mc, la Regione ha fissato, in via eccezionale e solo fino al 5 giugno 2019, una procedura ‘alternativa’ per chi ha effettuato, all’interno del perimetro estrattivo indicato nelle autorizzazioni comunali, prelievi importanti superiori ai volumi autorizzati nel distretto apuo-versiliese. Tutto questo grazie ad una modifica alla legge 35 approvata dalla Regione lo scorso 26 settembre.

Per sciogliere la questione salvaguardando il paesaggio, la legalità e al tempo stesso il diritto di imprenditori che avevano effettuato prelievi eccessivi, ma si erano mossi comunque all’interno di un’area autorizzata, la Regione ha stabilito un periodo di moratoria che terminerà, appunto il 5 giugno dell’anno prossimo, termine entro il quale dovranno anche essere approvati i piani attuativi previsti dalla LR 65/2014, oltre il quale l’applicazione della legge 35 sarà stringente.

La modifica alla legge – estremamente concisa, solo un articolo di pochi commi (art. 58 bis) – contiene disposizioni transitorie e nasce in via straordinaria per far chiarezza sulla corretta definizione di ‘perimetro autorizzato’ dell’escavo e rimediare ad alcune errate interpretazioni che hanno generato criticità in alcuni Comuni apuo-versiliesi, portando a difficoltà nell’applicazione delle sanzioni previste in caso di abusi importanti.

Ad oggi, in tutti i casi riscontrati di difformità tra quanto autorizzato e quanto prelevato, l’attività estrattiva è stata immediatamente bloccata.
Con la modifica alla legge e l’introduzione dell’articolo 58 bis, agli imprenditori che hanno realizzato abusi superiori ai 1000 mc non sarà revocata la licenza durante tale periodo transitorio, ma saranno chieste la presentazione e la realizzazione di un progetto di messa in sicurezza e risistemazione ambientale dell’area che tenga conto degli impatti

complessivi derivanti dalle lavorazioni difformi. E saranno loro applicate delle sanzioni amministrative (previste dall’articolo 52, comma 4). Infine l’autorizzazione di escavo sarà sospesa fino all’approvazione del progetto ed al completamento delle opere di messa in sicurezza.

Per limitare l’impatto sulle attività e sull’occupazione è previsto un termine di 60 giorni per l’approvazione del progetto di messa in sicurezza e risistemazione ambientale, salvo termini diversi previsti per il rilascio di autorizzazioni o atti di assenso previsti dalle altre normative di riferimento.
La Regione Toscana si è impegnata a fare in modo che tutti i pareri regionali necessari per i progetti di messa in sicurezza e risistemazione ambientale siano rilasciati dagli uffici interessati con la massima priorità.

La modifica alla legge regionale 35/2015 è stata pubblicata sul BURT del 10 ottobre come legge regionale 54/ 2018.

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ultimo aggiornamento: 17-10-2018


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