Siena: è guerra tra Palio e animalisti. Molte le polemiche, e le minacce di denunce in procura, dopo la morte del cavallo. “Il dispiacere per la morte dell’animale, ha fatto sapere il Comune di Siena in una nota, “è di tutta la città che ama i cavalli e li rispetta, e non accetta provocazioni da chiunque abbia solo l’interesse a farsi pubblicità, non conoscendo la nostra cultura, tradizione, rispetto e cura dei cavalli”. E mentre è iniziata la crociata per abolire la manifestazione, Versilia Today ha intervistato Paola Apolloni, titolare del centro ippico “Il Sentiero” di Viareggio e insegnante di equitazione.

La morte di Raol, il cavallo della contrada della Giraffa, al Palio straordinario del 20 di ottobre in occasione della ricorrenza dei cento anni dalla Prima Guerra Mondiale, ha visto l’avvio della solita guerra tra animalisti e tutti i sostenitori di questa tradizione.

“Infatti, la morte del cavallo Raol della contrada della Giraffa, a seguito di una frattura all’anteriore destro, ha alzato l’ennesimo polverone su questo storico evento. Inutile dire che “chi va al mulino si infarina”, ma giusto osservare chi, come, quando e perché avvengono certi fatti, analizzando il “chi”, cioè gli organizzatori, i sostenitori e i contradaioli senesi, che sono gli attori del Palio tra i più qualificati e rispettosi verso l’amico cavallo. Spesse volte, purtroppo, si giudica senza conoscere, e soprattutto conoscere il cavallo e come è nata una tradizione popolare antichissima che ha origini sin dal medioevo”.

E oggi, nel 2018?

“Siena non è restata di certo in quel periodo  ed è di sicuro il luogo che nel cavallo pone più rispetto e controllo. La carnalità che i Senesi hanno in questa tradizione si fonda il più possibile nel rispetto verso il cavallo; infatti, (e questo è una piccola parte del “come”) uno dei tanti esempi che si possono fare, è che il Comune di Siena, in collaborazione con il Corpo Forestale dello Stato, ha istituito un pensionato per i cavalli che hanno corso il Palio, dove questi vengono accolti se o per motivi fisici o di semplice età non possano più correre l’ambita corsa, e sempre in Siena vi è una delle più importanti cliniche veterinarie italiane per equidi. Il cavallo è seguito e venerato in maniera assoluta, nel completo rispetto delle normative del benessere animale e sanitarie”.

Ma veniamo al “quando”, cioè questa criminalizzata corsa del Palio di Siena

“Questo evento ha una sua secolare storia, ed ha visto correre cavalli di tutte le razze. Dal 1793, proprio per motivi di sicurezza, venne proibito di far correre cavalli purosangue inglesi, berberi ed arabi. Nelle corse moderne partecipano invece cavalli mezzo sangue incrociati almeno tre quarti con purosangue inglese e spesso un quarto di sangue arabo, o sardo. Logicamente per la pista dove devono correre, questi sono veloci e con arti più fragili e delicati rispetto ad altre razze. L’utilizzo sempre più spinto di cavalli veloci ed insanguati, troppo simili come prestazioni al purosangue inglese, ed il business che vi è nato, ha portato all’incremento di infortuni di cavalli. Incremento, che però è pur sempre moderato se consideriamo il volume di palii che vengono corsi”.

Solo che la morte di un cavallo al Palio di Siena fa sempre da enorme cassa di risonanza, ed usato come stendardo per aprire la guerra che gli Animalisti  fermamente sferrano per farlo chiudere

“Da notare che la maggior parte degli animalisti danno “fiato alle trombe” per avviare l’assalto senza aver conoscenza ed aver vissuto coi cavalli. Solo chi vive col cavallo, e lo lavora tutti i giorni,  può essere in grado di comprendere (non di giudicare) i fatti che avvengono a Siena. La cultura equestre è ampissima, la tradizione senese e la dedizione equestre lo è altrettanto. Di solito in questo settore chi fa danni ai cavalli spesse volte sono proprio gli animalisti. Sul territorio è pieno di persone volontarie che solo per loro frustazione ed ego personale giudicano e puntano il dito solo per creare danno e malessere agli altri. La guerra non fa bene agli animali e soprattutto al cavallo che ha bisogno di un’infinità di attenzioni. Invece di far guerra vi fosse collaborazione nell’interesse del benessere dell’animale, sarebbe maggiormente opportuno e migliorerebbe l’obiettivo che tutte le parti hanno in comune, cioè la salute e serenità dell’amico equino. Il cavallo è un atleta, e come tutti gli atleti si fanno male, o magari muore a seguito dello sforzo. Tante morti sportive non vengono mai prese in considerazione, perché non avvengono mai durante eventi importanti. Eppure avvengono. A questo Palio si sono fatti male anche dei fantini, ma nessuno chiede di loro. Questo è buon senso?”

Perché a volte avviene una morte di un cavallo nel Palio?

“Tanti danno colpa alle curve, altri alla tipologia delle razze insanguate utilizzate, ma nessuno analizza la probabilità di questi incidenti, che rispetto al numero delle corse è bassa. Gli Italiani sono bravi per perdere tradizioni e ciò che di buono hanno della loro storia. Il Palio fa parte dell’Italia e del suo sapere. Chiudere per dei baluardi appesi in occasioni specifiche sarebbe una banalità. La collaborazione ed il buon senso sarebbe auspicabile, invece di dare pane alla magistratura che sarebbe opportuno che impiegasse meglio il suo tempo per problematiche più importanti che il sistema Italia ha”.

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