“Fedeltà” (M. Missiroli, Einaudi, 2019)

Che parola sbagliata amante. Che parola sbagliata tradimento.”

“Fedeltà” è l’ultimo romanzo di Missiroli in cui, sulla scia del fortunato “Atti osceni in luogo privato”, l’autore prosegue con l’analisi dei meccanismi più segreti e inconfessabili nelle relazioni umane. In questo universo di introspezione, analisi e avvenimenti si muovono Margherita e Carlo, protagonisti della storia, carpiti in una fase complicata della loro storia: le aspettative lavorative tradite, il desiderio sopito di fare e essere famiglia, la possibilità del tradimento, i sospetti, i problemi economici sono solo alcuni degli aspetti in cui la coppia si fronteggia e cerca di restare salda.

Al centro della vicenda c’è l’idea di tradimento, scardinata dagli stereotipate credenze comune. Al tradimento viene conferito infatti un ruolo importante e ribaltato in quanto considerato come possibile atto di fedeltà a se stessi e, paradossalmente, estremo tentativo di salvare la coppia e l’amore per l’altro.

Missiroli si conferma un grande maestro nel portare il lettore nei meandri più inconfessabili dei rapporti amorosi. Per esempio, l’ossessione di Carlo, docente di scrittura, per Sofia Casadei, sua alunna, è trasmessa al lettore nella duplice ambivalenza tra l’uomo che cerca un’occasione per tradire e la giovane ragazza risoluta, che vive con imbarazzo il più classico dei clichè.

Con lui aveva intuito che l’infedeltà poteva significare fedeltà verso se stessa”

Le donne del libro sono tutte tratteggiate con grande amore e autenticità: Margherita, la cognata, Sofia e su tutte Anna, madre della protagonista, sono donne innamorate e segnate dalla vita e che combattono per salvaguardare soprattutto la fedeltà a se stesse.

Anna è il personaggio che tiene le fila della narrazione e della famiglia, è una donna, madre, nonna, suocera che resta impressa per la portata della sua personalità: viene voglia di incontrarla per farci raccontare quel segreto sui matrimoni come scelta di libertà della sua generazione.

Adattarsi era una libertà”

Il romanzo, come gli altri lavori di Missiroli, è capace di scavare nell’anima del lettore portando a galla spunti di riflessione sulla complessità quotidiana dei nostri rapporti mantenendo un ritmo narrativo e una delicatezza compositiva ben strutturata.

Il fine e palpitante erotismo, così come le suggestioni cinematografiche e bibliografiche, fanno da collante ai frammenti degli eventi e dei sentimenti dei personaggi: sono, in qualche modo, i binari con cui i protagonisti riescono a vedere meglio la propria realtà, gli amplificatori per ascoltarsi, l’ancoraggio alla parte più autentica di sé.

Fanno da sfondo alla storia una Milano vivace e effervescente, mentre la Romagna evocata nei cognomi, nelle località collinari e marittime ha la poesia propria degli aspetti meno conosciuti, come il calore del Borgo San Giuliano.

Il flusso narrativo è molto cinematografico: continui spostamenti di punti di vista, pause, piani sequenza introspettivi potremmo dire che conferiscono al testo uno stacco rispetto ai precedenti lavori di Missiroli.

Un romanzo capace di conquistare il pubblico solo apparentemente sul lato emozionale: il gioco di riferimenti bibliografici e cinematografici (sublime il parallelismo tra una sequenza del libro e “Una giornata particolare”, la pluralità dei punti di vista lo rendono un romanzo che soddisfa e al tempo stesso invita a una nuova lettura.

L’autore

Marco Missiroli (Rimini) ha vinto il Campiello Opera Prima con “Senza coda” (2005). “Atti osceni in luogo privato” lo ha consacrato come scrittore tradotto in numerosi paesi.

 

(In collaborazione con libreria “La Vela”)

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