Toscana 2020, l’intervento di Giorgio Del Ghingaro questa mattina al Principe di Piemonte:

Quando ho pensato di proporre questo incontro, il quadro politico nazionale era completamente diverso: c’era il primo governo Conte e un ministro sbruffone e volgarotto mandava bacioni e regalava slogan razzisti accompagnandosi con la grancassa; oggi, a distanza di un paio di mesi, c’è un governo diverso, con lo stesso Presidente del Consiglio, ma con maggioranze differenti, con il soggetto baciante e urlante trasferito sui banchi delle opposizioni e il PD che governa con il M5S e LEU. In questi ultimi giorni poi c’è stata un’altra novità politica di rilievo: la scissione di Renzi dal PD e la costituzione di Italia Viva.

Insomma, in poche settimane, il quadro politico è stato stravolto, velocizzato e tratteggiato da leader e leaderini più o meno credibili, alcuni alla ricerca di credibilità, altri di visibilità, altri ancora solo di un posto, altri invece, e meno male, a lavorare seriamente per costruire qualcosa di buono in un contesto davvero difficile.

C’è sì un diverso governo, però in una stessa Italia. C’è un Paese alle prese con una legge di stabilità da fare e con una situazione economica complicata che si riflette anche inevitabilmente sui trasferimenti di risorse agli Enti locali e su tutto quello che ne consegue a livello di servizi, di sostegni alle fasce più deboli, di creazione di infrastrutture, di ridisegnati margini di sviluppo e quindi di tenuta complessiva del sistema Paese. Ma c’è soprattutto un’Italia socialmente debole dove i giovani troppo spesso non hanno fiducia nel cambiamento e dove la paura del diverso domina il dibattito culturale.

Ecco, in questo contesto modificato da un punto di vista politico ma inalterato dal punto di vista sociale e culturale, è necessario riflettere, ragionare, ascoltare, provare a comprendere le varie ragioni e le varie proposte, ma soprattutto penso sia indispensabile proporne delle nuove, in un quadro di cambiamento positivo che deve caratterizzare il nuovo governo della Toscana.

Partendo però da un assunto, che per me è imprescindibile e prioritario rispetto a qualsiasi altro tipo di ragionamento: il rispetto delle Istituzioni, tutte le Istituzioni, perché rispettandole, rispettiamo noi stessi e i cittadini che, dando fiducia ad un progetto, ci affidano una grande responsabilità.

Abbiamo di fronte a noi molte sfide, alcune sono le priorità che vogliamo darci partendo da uno stile nuovo, composto e sobrio, assolutamente diverso da quello in voga in questi tempi, di frizzi lazzi e cotillons massmediatici e di peripezie vocianti sui social network.

Governare è una cosa seria: non può essere ridotta a schiamazzi in cortile e balletti sulla spiaggia.

Governare richiede competenza, passione, trasparenza e capacità di dialogo.

Noi sindaci, noi amministratori, ma anche e soprattutto noi cittadini, da sempre in prima linea di fronte alle richieste e alle criticità dei territori pretendiamo e chiediamo rispetto a chi ci rappresenta in Parlamento. Perché il Parlamento è la massima espressione della nostra democrazia, non un porto protetto dove approdare.

Da questa convinzione parte il ragionamento sulla nostra Regione.

In Toscana si sono consolidate una cultura amministrativa e un progetto politico che meritano di compiere un ulteriore passo in avanti, per trasformarsi in vera e propria filosofia di approccio alla vita amministrativa, sociale e di comunità. La Toscana deve diventare, se possibile, ancora più forte, dinamica, solidale. Perché il modello Toscana è uno dei pochi in grado di combattere, nei fatti, il qualunquismo e il pressappochismo che soprattutto negli ultimi anni si sono insinuati in molte esperienze politiche e amministrative.

I temi sui quali costruire una nuova stagione di crescita si poggiano su basi solide già sperimentate sui territori e in Regione: la coesione sociale, il rispetto per la cosa pubblica, la partecipazione consapevole, un forte tessuto industriale artigianale commerciale e turistico ricettivo, le mille strade della cultura e dell’arte, in due parole: l’identità toscana.

La Toscana è di fatto un patrimonio comune e come tale va trattata, per questo è necessario investire per la formazione e la tutela di tutti i beni comuni in essa contenuti.

Puntare ancora di più, per esempio, su uno spread civile, che non è la differenza tra i rendimenti dei titoli di Stato Italiani a 10 anni ed i Bond tedeschi, ma è il divario, lo spread appunto, tra la civiltà (mettere qualità della vita invece che civiltà?) della Toscana e quello delle altre regioni e dell’Italia.

Noi partiamo da un livello confortante. In Toscana mediamente si vive bene, c’è la ricerca di una sostenibilità nelle scelte urbanistiche e ambientali, c’è un reddito medio pro capite buono rispetto ad altre regioni, c’è un rinnovato sviluppo dell’industria e del manifatturiero, ci sono aziende che costituiscono vere e proprie eccellenze mondiali in innovazione, ci sono dei sistemi di lotta alle disuguaglianze che si traducono in servizi e agevolazioni efficaci, c’è un sistema di welfare e sanitario assolutamente riconoscibile al paragone con altre realtà territoriali. C’è una cultura dell’accoglienza e dell’integrazione ormai consolidata e una tendenza alla creatività, intesa come valorizzazione dei talenti, che ha fatto scuola in Italia. La formazione ha assunto un ruolo di primo piano nella creazione di nuove professionalità e il mantenimento dei saperi e dei mestieri. Potrei andare avanti.

Ecco questi esempi mi servono per chiarire cos’è per me lo spread civile: è la misura del divario di civiltà che abbiamo noi in Toscana, già più alto rispetto alla media italiana, che va in ogni caso sviluppato, rafforzato e aumentato, con politiche sempre più appropriate, incisive e trasparenti, non avendo paura di osare anche nuovi punti di vista.

Vorrei, se possibile, uscire da questo meccanismo autodistruttivo che parte dai nomi per poi arrivare, magari in ritardo e senza i dovuti approfondimenti alle cose da fare. Rovesciamo il ragionamento: partiamo dai temi, dalle questioni che interessano i cittadini, elaboriamo una serie di punti che possano migliorare e sviluppare quello che buono è stato fatto, o integrare e modificare le cose che non hanno avuto le ripercussioni positive che avevamo sperato. Questo va fatto, perché altrimenti nessuno ci capirebbe, come in effetti in molti sostengono che stia succedendo.

L’iniziativa di oggi vuole essere proprio questo: un luogo dove promuovere i fatti, le cose da fare e non le persone che desiderano o che saranno chiamate a svolgere ruoli. Stiamo sui temi, il resto verrà dopo.

Vogliamo parlare di Sanità, Infrastrutture, Ambiente per esempio?

E non di Giani, Gelli, Fossi, Ceccarelli e Pinco Pallino? A proposito, li ho citati, li saluto e li ringrazio Giani e Fossi per essere presenti, Gelli e Ceccarelli perché con loro mi sono sentito e mi hanno scritto due messaggi che vi leggerò per correttezza, visto che gli altri avranno invece modo di dire la loro in diretta.

Parliamo dei temi allora:

Sanità: che la Toscana abbia una delle migliori sanità italiane è certo e certificato. Stiamo quindi parlando di un settore strategico politicamente, che dà lavoro a migliaia di persone e che eroga prestazioni all’intera popolazione. Stiamo parlando di tagli di risorse statali subiti in questi anni e che la nostra Regione ha opportunamente compensato, fino ad aver dovuto necessariamente provvedere ad una riorganizzazione. Qui sta il punto. Partendo da questi dati invidiabili, siamo sicuri che il nuovo modello della struttura sanitaria con la suddivisione in aree vaste, con una diversa governance e una ricerca sempre più strutturata di integrazione ospedale territorio, non sia migliorabile? Siamo sicuri che gli ospedali organizzati per intensità di cura siano davvero così funzionali come ci si aspettava? Siamo sicuri che l’inevitabile disorientamento che riscontriamo ogni giorno tra gli operatori e i cittadini non vada letto anche in chiave di stimolo per modificare qualche provvedimento, rileggerlo e riscriverlo dopo il lungo periodo di messa a regime del nuovo sistema?

Noi abbiamo il compito di rispondere a queste domande, che poi sono le domande di chi lavora in sanità, di chi usufruisce di questi servizi e di chi, come noi, ogni santo giorno ha a che fare con queste sollecitazioni.

Infrastrutture

È un dato di fatto che lo sviluppo di una regione passa anche dalla creazione di infrastrutture materiali e immateriali, su questo credo non si possa che concordare. Ma c’è sviluppo e sviluppo e anche su questo dovremmo essere più o meno tutti d’accordo.

Noi dobbiamo ricercare uno sviluppo etico del territorio, che permetta alla Toscana di concorrere con le altre grandi realtà regionali italiane da pari a pari, contando su una rete viaria e ferroviaria moderna e trovando soluzioni logiche di sostenibilità, indispensabili per collocarle in un territorio fragile com’è quello presente in diverse zone della Toscana.

E’ comunque impensabile, nel 2020, impiegare quasi due ore di treno per andare da Viareggio a Firenze aspettando da vent’anni il raddoppio della linea ferroviaria, o, sempre per rimanere qui in lucchesia, avere il traffico pesante sotto le mura di Lucca e nelle zone più abitate della piana, in attesa di una strada che è sui tavoli pubblici da trent’anni. Per non parlare del corridoio tirrenico, che è diventato indispensabile e sul percorso del quale mi sembra che si possano trovare convergenze sempre più convincenti. Magari riusciremo a percorrere quei territori in bicicletta, perché a brevissimo sarà presentato il progetto della ciclovia tirrenica, un’ottima prospettiva di mobilità alternativa, idee che auspichiamo si allarghino ad altri territori.

Permettetemi di non dilungarmi invece sull’aeroporto di Firenze, se n’è parlato per anni, è stato elemento di divisioni dilanianti, lo è tuttora e obbligatoriamente va data fine a questa discussione infinita con una decisione che consenta di deporre le armi: ne va della tenuta stessa della comunità toscana. So che dirlo è semplice e farlo terribilmente complicato, permettetemi di nutrire la speranza di un ricomponimento delle posizioni.

Parlavo di sviluppo etico del territorio non a caso, perché volevo inserire l’argomento Ambiente ed arrivare alla gestione dei rifiuti.

E’ in corso la predisposizione del piano dei rifiuti regionale: tutti si riempiono la bocca di economia circolare ma per applicarla c’è bisogno di coraggio: da anni dibatto perché si valorizzi la raccolta differenziata, il riciclo, il riuso, unitamente a una forte critica al sistema dell’inceneritore. C’è bisogno di prendere posizione netta rispetto a quella che viene chiamata economia circolare ma che molti di noi sindaci chiama rifiuti zero: tendere alla diminuzione del rifiuto e all’abbandono dell’inceneritore. Dobbiamo avere il coraggio di dirlo e di scriverlo.

Altri progetti sono stati fatti in tema ambientali, penso ad esempio al plastic free: abbiamo territori all’avanguardia sul tema gestione e trattamento dei rifiuti.

Ho detto la mia brevemente su tre temi, potremmo discutere ore su altri cento argomenti ed è anche questo l’intento dell’incontro di oggi: allargare i luoghi della discussione politica sulle questioni che ci riguardano, ma delle quali solo parzialmente e solo nelle sedi dei partiti si può parlare e approfondire. Questo è anche quello che intendiamo offrire: uno spazio di partecipazione e di contributo concreto alla elaborazione e alla stesura di un’idea di nuova Toscana.

Ne approfitto per salutare e ringraziare i rappresentanti dei partiti e dei movimenti che oggi sono qui con noi: la segreteria regionale del PD, il M5S, Più Europa, Italia in Comune, i socialisti, i rappresentanti civici e tutti i sindaci, gli assessori, i consiglieri e gli amministratori ed ex amministratori presenti.

Vorrei anche portare un altro elemento alla nostra discussione: la nostra regione è un territorio ricco di storia e cultura; Firenze è una città che costituisce un patrimonio unico in Italia e nel mondo. Accanto a questa straordinaria città ci sono tante realtà che rendono viva e forte la Toscana. Magari luoghi piccoli e solo apparentemente lontani, ma che portano con loro l’arte, la storia, la cultura della Toscana più profonda e fiera. Ecco, questi luoghi, questi 273 comuni, queste altre città, questi altri paesi riconoscibili dalle varie cadenze dialettali, dentro il più grande dialetto toscano, vanno resi riconoscibili e vanno valorizzati nella discussione politica, perché le cosiddette periferie (e tutti noi invece sappiamo che periferie non siamo) costituiscono in realtà i tanti centri dello sviluppo delle innovazioni della nostra regione, al pari, proporzionalmente, della vasta Città Metropolitana.

Le buone pratiche che ogni sindaco, ogni amministratore possono raccontare costituiscono quelle sì, già di per sé un programma, l’applicazione pratica di un’elaborazione teorica della nuova Toscana.

Per qualcuno il civismo è una forma velleitaria di azione senza struttura, di testimonianza destinata all’inefficacia, di mera intenzione senza alcuna visione strategica. La nostra esperienza di amministratori ci dice esattamente il contrario: il civismo è l’espressione dei cittadini che riscoprono il valore della partecipazione democratica alla cosa pubblica. E’ il contatto diretto con le categorie economiche, le professioni, la Comunità.

Le Amministrazioni civiche si lasciano innervare dall’attivismo militante e dall’associazionismo e del volontariato. Hanno sperimentato nuovi processi di elaborazione e deliberazione politica: danno un nuovo significato al concetto di bene comune. Un tesoro di consensi trasversale che, come hanno dimostrato le recenti elezioni amministrative, paese dopo paese, unisce e fonda una Regione nuova. La nostra.

Ecco perché parlarsi, ecco perché confrontarsi col mondo dei partiti, votato per missione e ruolo alla mediazione sociale ed alla proposta politica, ecco perché quindi l’occasione di oggi, che è un filo per cucire, una colla per incollare.

Qui fra noi non c’è nessun Teseo che trova da solo l’uscita dal labirinto, come non c’è nessuna Arianna che gli può dare il filo miracoloso che indica la via, ma ci sono donne e uomini concreti che per anni e qualcuno per una vita, hanno cercato una strada amministrativa seria ed efficace, che spesso è stata ed è piena di curve e di tornanti, a volte addirittura senza uscita, ma non hanno smesso, né smettono tanto meno ora di percorrerla. Chi è o è stato sindaco o amministratore, quella strada l’ha camminata a testa alta, assumendosi sempre la responsabilità delle scelte compiute e delle decisioni assunte.

Nelle valutazioni, nelle elaborazioni e nelle discussioni delle cose da fare per la nostra Toscana i sindaci e gli amministratori ci devono essere, devono poter dire la loro. Chi ha casa in un partito lo può fare lì, sempre ammesso che il partito elabori e progetti e non si dilani solo sui nomi e nelle varie correnti, ma i civici, quegli amministratori che ne sono ai margini, devono avere ruoli e spazi uguali agli altri, perché al pari loro sono responsabili dei bisogni, delle richieste, delle speranze dei cittadini, insomma rappresentano la grande e bella comunità della Toscana.

Ringraziandovi per l’attenzione e lasciando subito lo spazio a chi ha desiderio di portare un contributo alla discussione, vorrei precisare che tutti quelli che si definiscono di centro sinistra e di sinistra sono terribilmente bravi nell’arte della divisione, siamo dei veri e propri specialisti, direi imbattibili, ecco spero che invece in questa e nelle prossime occasioni riusciamo ad essere un po’ meno bravi e più cinici, più pragmatici, più accomodanti con noi stessi e con gli altri, per trovarci e ritrovarci, per dare un senso unitario al gran lavoro fatto in Toscana e a quello entusiasmante che c’è ancora da fare.

 

 

 

 

(Visitato 315 volte, 1 visite oggi)
TAG:
giorgio del ghingaro toscana 2020 viareggio

ultimo aggiornamento: 21-09-2019


Piscina, genitori contro Aquatica: “Ci negano gli spazi”

Eu-Voice, progetti di volontariato a Viareggio