I  giorni del giudizio (G. Simi, Sellerio, 2019)

“Alle ore 20,17 del 13 luglio, tre mesi esatti prima di compiere quarantadue anni, Esher Bonarrigo pubblica su Instagram una foto in cui tiene tra le mani un libro”

Tutti possono trovarsi a far parte, casualmente, di una giuria popolare, magari in un processo importante e ambivalente, sotto la luce dei riflettori tra cronaca, sospetti e indagini. Questo succede ai sei personaggi che Simi porta nel suo ultimo libro “I giorni del giudizio” (Sellerio, 2019). Iris, una bibliotecaria femminista, Terenzio, neo pensionato apparentemente pedante e pieno di rabbia, Emma, proprietaria di un negozio di moda a Viareggio e un passato da miss, Malcom, esperto di videogames che recensisce con successo su YouTube, Serena, cameriera a tempo determinato, Ahamed, scaffalista di origine marocchina ispanica. I sei giurati della corte d’Assise si incontrano così per caso nell’assolvere il ruolo di giudice popolare, spiazzati e consapevoli delle difficoltà del compito. Pagina dopo pagina assistiamo al loro serrato confronto sul duplice omicidio di Esther Bonarrigo e Jacopo Corti, presunti amanti, avvenuto nella notte del 13 Luglio nella tenuta della donna “La Falconaia”. Il caso sollecita l’interesse famelico della stampa e dell’opinione pubblica: in ballo c’è la credibilità di una famiglia irreprensibile e i posti dei lavoratori ad essa collegata. La storia segue le tappe del processo ed è con questo percorso che il lettore si avvicina alla ricostruzione dei fatti accaduti alla Falconaia. In una trama che regge bene un ritmo continuamente impegnato tra eventi, punti di svolta e approfondimento dei personaggi, ci si muove tra la Versilia e la Garfagnana venendo a scoprire nelle esistenze dei sei giudici popolari, elementi comuni del nostro vivere quotidiano attuale. Le ambientazioni sono sempre perfettamente in linea con la tensione della storia: dai vicoli di Lucca all’atmosfera esilarante e surreale di Lucca Comics, dai bagliori di fine estate a  Halloween  presso il Ponte del Diavolo. Il territorio dialoga continuamente con gli stati d’animo, con l’atmosfera che le parole cesellano.

La bravura di Simi è confermata proprio nella gestione della complessa materia narrativa: i capitoli sono narrati in terza persona, riportando però lo sguardo e il vissuto di ogni personaggio. Con estrema sensibilità e lucidità, l’autore ci fa entrare nelle vite dei protagonisti che divengono gradualmente paradigmatici del nostro vivere, specchio di un Paese sempre più alla deriva. Come sempre Simi è ben attento ai temi attuali e sociali soprattutto riguardo al mondo del lavoro, della condizione femminile, dell’immigrazione. I personaggi sono reali proprio nei loro lati più spigolosi e scomodi, e ciò che avvolge il lettore oltre l’indagine, è il cambiamento che l’esperienza del processo genera in loro. Con altrettanta maestria, infatti, l’autore ci porta nell’intimità contradditoria di ogni personaggio, scavando nel presente e nel passato, nelle apparenze e nelle profondità, fino al cambiamento che necessariamente l’esperienza processuale comporta, spesso dolorosamente, in ognuno di loro.

C’è in questo romanzo una rinnovata forza narrativa di Simi, sia nell’uso delle parole (per esempio il ritmo, le voci, i modi dei dialoghi ) sia nell’approccio ai personaggi, uno stile più diretto che non perde mai di vista la sensibilità e la tensione narrativa. Cosa è che Simi mette in scena nel suo romanzo? Una tragedia che porta alla disumanità dei rapporti personali e sociali, alla questione della giustizia e dei  limiti del suo sistema, ma anche una commedia umana quasi grottesca, dove sulle piccole grandi atrocità un sorriso ironico e a volte crudele, può fare la differenza.

“Guarda è ottobre… È ancora tiepido. Chi vedi in giro? Nessuno. Sembra di essere in un quadro di De Chirico. Non la senti questa angoscia? È quasi metafisica.”

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ultimo aggiornamento: 14-10-2019


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