“Per ammazzarti meglio” (Ilaria Bonuccelli, Lucia Pugliese editore Il pozzo di Micene, 2019

G. condivide la casa con l’uomo che da oltre 15 anni minaccia di ammazzarla. Non è una scelta. Glielo impone la legge. Per difenderla, un magistrato garantisce una distanza di sicurezza dal suo stalker: 3 metri.

 

Stalking, maltrattamenti, femminicidi: dodici storie narrate dalla giornalista Ilaria Bonuccelli (caposervizio regione de “Il Tirreno”) in cui il filo conduttore è rappresentato dalla mancanza tragica e reale delle istituzioni. Sono storie vere quelle che Ilaria racconta con uno stile preciso, minuzioso, mantenendosi sempre sull’equilibrio precario e difficile della “giusta” distanza: quello della giornalista determinata e meticolosa e quello della donna indignata e appassionata. Nel suo lavoro questi aspetti si coniugano a tal punto da realizzare un libro efficace, sotto ogni punto di vista. Le storie che Ilaria consegna al lettore sono storie accomunate da una responsabilità forte, chiara e netta: la responsabilità istituzionale. Sono storie in cui le falle legali, burocratiche ma anche nelle scelte dei singoli rappresentanti delle istituzioni contribuiscono a rendere più rapido il tortuoso cammino verso la tragedia. Quanti di questi episodi  di violenza di genere si sarebbero potuti evitare? Quanti di quelli che ogni giorno ormai sentiamo e leggiamo potrebbero avere un finale diverso? L’autrice ci stimola tante riflessioni su un tema così importante e che rappresenta indubbiamente un’emergenza sociale a tutti i livelli.  Ilaria, con il suo rigore investigativo e una forma narrativa empatica col contenuto e con il pubblico, rende la materia per quanto “difficile” molto scorrevole e accessibile, stimola in chi legge un ascolto attivo. Un ascolto profondo verso le difficoltà, gli iter burocratici, le persone coinvolte nei casi di stalking e femminicidio.  Lo stile narrativo di Ilaria è avvincente: con un ritmo serrato e la scelta di un linguaggio essenziale e diretto, calandosi ogni volta, in modo rapido e esaustivo, nei contesti e nelle personalità a cui dà voce, è capace di rivolgersi a un pubblico vasto stimolando una riflessione critica e, al contempo, “smuovendo” gli animi. Storia dopo storia, il lettore è condotto ad andare oltre le apparenze e i luoghi comuni a partire dal “se l’è cercata”: le protagoniste delle storie drammatiche che compongono “Per ammazzarti meglio” sono donne vere, che chiedono di essere ascoltate, comprese a un livello profondo e che spesso sono state vittime di violenza molteplice, non solo del partner ma anche da parte dello Stato, spesso negligente, superficiale, incapace di valutazioni oggettivamente determinanti.

Ho trovato inoltre pregevoli gli inserti che Ilaria ha introdotto, come il capitolo “Il listino della vergogna” relativo alla comparazione dei dati sugli omicidi talmente eclatanti da mettere in discussione l’uguaglianza di tutti dinanzi alla legge. Il volume è completato da un’ appendice guida al “Codice rosso” redatto coi contributi della dott.ssa Valentina Bonini (Università di Pisa).

Con questo libro emerge che in questa criticità che caratterizza i nostri tempi e il vissuto delle donne, tutti quanti possiamo e dobbiamo fare la nostra parte: il libro di Ilaria è un forte invito a non voltare lo sguardo altrove, a non restare indifferenti alla violenza sulle donne che ogni giorno ci passano accanto, ma, prima di tutto, a guardarle a “sentirle” con rinnovata consapevolezza.

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