Disincontri (J. Cortazàr, Sur Edizioni, 2019)

Non avevo più alcuna ragione particolare per ricordarmi di tutte quelle cose, e anche se in certi periodi mi piaceva scrivere e c’erano amici che apprezzavano i miei versi e miei racconti, a volte mi veniva da domandarmi se quei ricordi d’infanzia meritassero di essere scritti, se non nascessero da un’ingenua tendenza a credere che le cose erano state più vere quando le mettevo in parole per fissarle a modo mio, per averle lì come la cravatta nell’armadio o il corpo di Felisa la notte, qualcosa che non si sarebbe potuto rivivere ma che diveniva più presente come se nel semplice ricordo si aprisse una terza dimensione. Non ho mai capito bene perchè, ma tornavo e ritornavo su cose che altri avevano imparato a dimenticare per trascinarsi nella vita con tutto quel tempo alle spalle”

“Disincontri” è una raccolta di racconti inediti di Cortazàr, indubbiamente uno degli autori che ho prediletto in questi ultimi anni. Leggendo la raccolta credo che possa essere un’occasione molto interessante per introdurre il lettore che non conosce Cortazàr nel suo complesso mondo. E’ anche vero che “Disincontri” rappresenta anche un viaggio coinvolgente per chi l’autore lo ha già conosciuto attraverso altre opere proprio perché ogni racconto racchiude in sé il senso della letteratura e della vita che si intrecciano vicendevolmente creando mondi sul confine tra la realtà e il sogno.

Anche il colore però era pieno di silenzi”

“Disincontri”, il titolo, è il filo conduttore che ci conducano nelle storie proposte dall’autore, un termine spagnolo meraviglioso che racchiude il (non) senso di incontri mancati, incontri sfiorati, incontri sfumati. Tuttavia è molto interessante la connotazione che Cortazàr dà a questa parola attraverso le storie incluse nel libro: il disincontro, a partire dalla lettera a Glenda Jackson, non è mai una mancanza, un anelito, un traguardo irraggiungibile ma è sempre la possibilità altra che può accadere, sono stanze vuote che si riempiono, porte che si aprono, sentirti che si diramano nel territorio del ricordo, del sogno, del desiderio. E’ in questo intreccio che le parole di Cortazàr assumono la naturale potenza che hanno nella sua tipica narrazione: sono parole labirinto che giocano continuamente col lettore. Fra le pagine del libro emergono le dichiarazioni nette di Cortazàr sul senso esistenziale dello scrivere e della scrittura. Pagine dense che contengono il piacere di leggere, di interrogarsi, di porsi in posizioni e punti di vista diversi nel “gioco della vita”.

E’ che non è facile proseguire, sprofondo nei ricordi e al tempo stesso voglio sfuggirli, esorcizzarli scrivendoli.”

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