2 giugno 2020, festa della Repubblica. A Viareggio è stato il sindaco Giorgio Del Ghingaro a rendere omaggio al monumento a Largo Risorgimento, dove è stata deposta una corona. “Dal 1946 gli italiani non sono più sudditi ma cittadini”, le parole del primo cittadino.

Questa mattina, martedì 2 giugno Festa della Repubblica, alle 11, il sindaco Giorgio Del Ghingaro, insieme a Luca Coccoli, presidente dell’Anpi Viareggio, ha deposto una corona di alloro al Monumento di Largo Risorgimento. Una cerimonia svolta in forma ristrettissima come da direttive della prefettura.

Qui gli interventi del sindaco e dell’Anpi:

Il 2 giugno 1946 il popolo italiano ha compiuto una rivoluzione epocale: ha cancellato il vecchio regime basato sulle differenze di nascita e ha scelto di costruire una Repubblica «fondata sul lavoro» e impegnata a «rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese».

Per la prima volta venivano indette votazioni a suffragio universale: anche le donne parteciparono al voto. Dall’anno successivo, il 1947, si celebra l’atto fondativo della moderna Nazione italiana: la festa delle Repubblica.

Un 2 giugno dedicato alle madri costituenti, questo: alle donne che hanno contribuito a scrivere la nostra costituzione, a tutte le donne che 74 anni fa, per la prima volta, parteciparono al voto.

«Questa Repubblica si può salvare. Ma, per questo, deve diventare la Repubblica della Costituzione», la frase è di Nilde Jotti, prima presidente donna della Camera.

Una Costituzione spesso citata in questi mesi di emergenza sanitaria, ponendo tuttavia l’accento sulla libertà limitata e poco sul valore primario della salute, che pure essa tutela.

E’ scritto che la vita di ogni essere umano ha la medesima dignità e non può essere pesata, che le spese relative alla salute devono stare in cima alla lista, che lo stato sociale non può essere sacrificato su nessun altare, tantomeno su quello del profitto. Una protezione sanitaria universale che da un lato ha salvato l’Italia dagli effetti peggiori della pandemia, dall’altro ha messo il sistema di fronte all’evidenza di punti deboli, mentre si contavano i contagi nelle Rsa, là dove gli anni sono più fragili.

Una Costituzione anche un po’ maltrattata, con il Governo che è andato avanti a colpi di ordinanze e di decreti. E in prima linea i sindaci, come sempre, ma stavolta con poteri dimezzati.

Abbiamo navigato a vista, in questi mesi di aggiornamenti quindicinali: abbiamo detto ai nostri cittadini, abbiate pazienza, state in casa. Cittadini impauriti, come noi, da una malattia sconosciuta, aggrappati nelle speranze ai disinfettanti o alle mascherine. Cittadini che però ci hanno ascoltato: anche mentre la pandemia mostrava il volto bifronte della crisi economica e del dramma sociale. Abbiamo organizzato, rassicurato, trovato rimedi e soluzioni alle cose grandi come alle piccole. Con un occhio ai bisogni e l’altro ai bilanci, abbiamo ritagliato ulteriori risorse, in attesa di protocolli e provvedimenti.

Abbiamo di fronte una situazione critica, lo sappiamo, e proprio per questo ci stiamo attrezzando. Il Premier Conte ha definito i sindaci “sentinelle del territorio”. E’ vero. Abbiamo ben chiari le ansie, le preoccupazioni, le speranze e i sogni delle nostre città. La chiave per ripartire è qui: nelle strade del lavoro, nelle piazze dei grandi eventi, sulle spiagge del turismo e dell’accoglienza.

L’apertura totale è ormai questione di ore. Adesso le misure di sicurezza sono chiare: la Comunità intera è consapevole che molto è cambiato, che solo insieme va avanti, che solo uniti ce la facciamo. Il Paese è cresciuto, è diverso, è migliore.

Non servono gilet più o meno colorati o fasce nere sulle mascherine, ombre di un passato che soprattutto oggi non vogliamo vedere riproposto.

Abbiamo le parole della Costituzione, baluardo della Repubblica che oggi si festeggia, pietre angolari sulle quali fondare due volte l’Italia: la prima ieri, nel dopo guerra, la seconda oggi, dopo la pandemia.

Buona festa della Repubblica. 

Con senso di responsabilità anche la sezione Anpi di Viareggio come in tutta Italia ha partecipato in forma statica senza assembramenti ai festeggiamenti per la festa della Repubblica, portando nel nostro caso insieme al primo cittadino, che ringraziamo, un omaggio al Monumento alla Resistenza e alla Pace.
Perché la Repubblica e la Costituzione sono figlie della Resistenza.
Perché la Repubblica e la Costituzione non sono a-fasciste, ma anti-fasciste.

Questo l’intervento dell’Anpi di Viareggio:

2 giugno 1946 l’Italia è una Repubblica!

Il 2 giugno 1946 il popolo italiano scelse la Repubblica ed elesse le donne e gli uomini che avrebbero scritto la carta fondamentale del nostro vivere, la Costituzione.
Era la prima volta che le donne votavano e potevano essere elette in un ambito nazionale (nel marzo avevano votato ed erano eleggibili alle amministrative).

La lotta partigiana non voleva solo liberare l’Italia dal nazifascismo, voleva creare un mondo nuovo.
Voleva pace, libertà, giustizia sociale, democrazia, lavoro, dignità, uguaglianza e appunto emancipazione femminile. Potevano forse le ragazze che avevano lottato fianco a fianco con i ragazzi non prendersi il diritto al voto e alla parità?

E il contributo delle donne costituenti fu determinante nel rendere la nostra la più bella e umana delle Costituzioni. Soprattutto l’articolo 3, forse il più bello e alto, fu frutto dell’intelligenza femminile. L’articolo dell’Uguaglianza effettiva, con l’impegno dello stato, scritto nero su bianco, per rimuovere gli ostacoli sociali ed economici che limitano “di fatto la libertà e l’eguaglianza”.

Nella stagione eroica della Resistenza ogni donna e ogni uomo dovette essere responsabile delle proprie scelte, non si poteva più delegare ad altri di scegliere il proprio destino. E la scelta della forma dello stato e l’elezione dell’assemblea costituente erano il continuo ed il compimento di questa assunzione di responsabilità.

Non c’erano più sudditi, ma cittadini liberi e responsabili.

Fatte le debite proporzioni, durante questo periodo terribile della pandemia ancora una volta ogni donna ed ogni uomo ha dovuto prendere decisioni responsabili nel suo stesso modo di vivere e di essere, ed insieme infatti ne stiamo uscendo.
La fase di lenta ripresa della vita quotidiana che stiamo attraversando è probabilmente solo il preludio alla più grave crisi economica e sociale della storia Repubblicana.
Serve e servirà sempre di più la responsabilità collettiva e personale di ognuno di noi per superare queste difficoltà e per contribuire a creare finalmente quel mondo nuovo che le nostre madri e i nostri padri partigiani e costituenti volevano, applicando davvero la Costituzione. Senza lasciare indietro nessuno, tutti insieme.

Oggi l’ANPI nazionale invita tutte e tutti a portare simbolicamente una rosa alle 21 madri Costituenti, e questi fiori che insieme al primo cittadino della nostra città portiamo a questo Monumento, vogliono essere anche questo. Un pensiero alle nostre partigiane e alle nostre donne che in quegli anni decisero di non essere indifferenti, decisero di prendersi la responsabilità di scegliere e scelsero la parte giusta.

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